Prova Inutilizzabile: la Cassazione fissa i paletti per l’annullamento della sentenza
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 4036 del 2024, offre un importante chiarimento sul tema della prova inutilizzabile nel processo penale e sui suoi effetti sulla validità di una sentenza. La Corte ha stabilito che la presenza di un elemento probatorio acquisito in violazione di legge non comporta automaticamente l’annullamento della decisione, specialmente se si tratta di un’assoluzione. Il principio cardine è quello della “prova di resistenza”: la sentenza viene annullata solo se quella prova è stata l’elemento decisivo che ha determinato la convinzione del giudice.
I Fatti del Processo
Il caso trae origine da un’imputazione per detenzione illecita di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. In primo grado, il Tribunale aveva condannato l’imputato. Successivamente, la Corte d’Appello, riformando la prima decisione, aveva assolto l’individuo con la formula “perché il fatto non costituisce reato”, disponendo anche la revoca della confisca di una somma di denaro e di una bilancia.
Contro questa sentenza di assoluzione, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando due vizi principali: l’inosservanza di norme processuali che avrebbero reso una prova inutilizzabile e una manifesta illogicità nella motivazione della sentenza assolutoria.
Il Principio della Decisività della Prova Inutilizzabile
Il cuore della decisione della Cassazione ruota attorno al primo motivo di ricorso. Il Procuratore sosteneva che la Corte d’Appello avesse fondato la sua decisione su un documento prodotto dalla difesa che, a suo dire, non avrebbe dovuto essere utilizzato.
La Suprema Corte, nel respingere il motivo come manifestamente infondato, ha richiamato un principio consolidato, espresso dalle Sezioni Unite (sentenza n. 16 del 2000). Secondo tale orientamento, una sentenza viziata dall’utilizzo di una prova inutilizzabile deve essere annullata solo se si accerta che quella prova ha avuto un’efficacia dimostrativa determinante. In altre parole, è necessario dimostrare che, senza quella prova, la decisione del giudice sarebbe stata diversa. Il suo “peso reale sul convincimento” deve essere stato cruciale.
Le Motivazioni
La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile su tutta la linea. Per quanto riguarda il primo punto, ha osservato che la struttura argomentativa della sentenza di assoluzione era “del tutto integra e impermeabile” rispetto all’eventuale vizio processuale. Ciò significa che il ragionamento dei giudici d’appello si basava su un complesso di elementi sufficienti a giustificare l’assoluzione, anche senza considerare il documento contestato. La presunta prova inutilizzabile, quindi, non era stata decisiva.
Anche il secondo motivo, relativo alla presunta illogicità della motivazione, è stato giudicato manifestamente infondato. La Cassazione ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione congrua e priva di difetti logico-giuridici, rendendo l’impugnazione del Procuratore Generale priva di fondamento.
Le Conclusioni
L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale di economia processuale e di garanzia. Non ogni vizio procedurale comporta la demolizione di una sentenza. L’annullamento è una misura estrema, riservata ai casi in cui la violazione di legge ha concretamente e in modo decisivo influenzato l’esito del giudizio. Nel caso di una sentenza di assoluzione, se questa si fonda su un ragionamento solido e indipendente dalla prova viziata, essa rimane valida. La decisione della Corte, dichiarando inammissibile il ricorso, conferma la stabilità della pronuncia assolutoria della Corte d’Appello.
 
Quando una prova acquisita irregolarmente comporta l’annullamento di una sentenza?
Una sentenza viene annullata a causa di una prova inutilizzabile solo quando si accerta che tale prova ha avuto una “determinante efficacia dimostrativa” nel ragionamento del giudice, ovvero che la decisione non sarebbe stata la stessa senza l’utilizzo di quella specifica prova.
Perché il ricorso del Procuratore Generale è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché entrambi i motivi erano manifestamente infondati. La presunta prova inutilizzabile non è stata considerata decisiva per l’assoluzione, e la motivazione della sentenza impugnata è stata ritenuta congrua e priva di vizi logico-giuridici.
Cosa significa che la struttura argomentativa di una sentenza è “integra e impermeabile” a un vizio?
Significa che il ragionamento del giudice si poggia su un substrato di prove e argomentazioni così solido e autosufficiente da restare valido e convincente anche escludendo l’elemento probatorio che si assume viziato. La decisione, in sostanza, si regge da sola.
 
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 4036 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7   Num. 4036  Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 14/12/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D’APPELLO DI TORINO nel procedimento a carico di: COGNOME NOME NOME a AVERSA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 16/12/2022 della CORTE APPELLO di TORINO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME,H;
MOTIVI DELLA DECISIONE
Con sentenza emessa in data 16 dicembre 2022 la Corte d’Appello di Torino ha riformato la sentenza emessa dal Tribunale di Torino, in data 6 maggio 2022, assolvendo COGNOME NOME dall’imputazione contestata (detenzione illecita, ai fini di spaccio, di sostanza stupefacente di tipo hashish) perché il fatto non costituisce reato, revocando la confisca della somma di denaro e della bilancia in sequestro e confermando nel resto la sentenza.
Avverso la sentenza ha proposto ricorso il Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Torino, eccependo: a) l’inosservanza delle norme processuali stabilite a pena di inutilizzabilità; b) manifesta illogicità della motivazione in relazio alla pronuncia di assoluzione.
Il primo motivo di ricorso è manifestamente infondato in quanto prospetta enunciati ermeneutici in palese contrasto con il dato normativo e con la consolidata giurisprudenza di legittimità. Infatti, la sentenza impugnata, qualora pure fosse viziata da inosservanza di norme processuali stabilite a pena di inutilizzabilità in relazione ad un documento prodotto dalla difesa, in tanto va annullata in quanto si accerti che la prova illegittimamente acquisita ha avuto una determinante efficacia dimostrativa nel ragionamento giudiziale, un peso reale sul convincimento e sul “dictum” del giudice di merito, nel senso che la scelta di una determinata soluzione, nella struttura argomentativa della motivazione, non sarebbe stata la stessa senza l’utilizzazione di quella prova, nonostante la presenza di altri elementi probatori di per sè ritenuti non sufficienti a giustificare identico convincimento (Fattispecie nella quale, tra gli altri elementi a carico, era stata valutata la falsità di un alibi, rive non determinante ai fini della dichiarazione di colpevolezza) (Sez. U., n. 16 del 21/06/2000, Rv. 216249 – 01). La struttura argonnentativa della sentenza impugnata si poggia su un substrato argomentativo del tutto integro e impermeabile all’eventuale vizio processuale dedotto dalla parte ricorrente.
Anche il secondo motivo di ricorso è manifestamente infondato in quanto la sentenza impugnata offre motivazione congrua e priva di difetti logico-giuridici (p. 23)
Il ricorso deve, pertanto, essere dichiarato inammissibile.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso.
Così deciso in Roma il 14 Dicembre 2023
GLYPH
1i