Guida in Stato di Ebbrezza: Come si Prova chi era al Volante?
La prova guida stato di ebbrezza è un tema centrale e spesso controverso nel diritto penale della circolazione stradale. Cosa succede se, dopo un incidente, il presunto responsabile viene trovato fuori dall’abitacolo? È possibile condannarlo ugualmente? A queste domande ha risposto la Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8536 del 2024, delineando i criteri per accertare la responsabilità del conducente attraverso prove indiziarie.
I Fatti del Caso: L’Incidente e il Dubbio sul Conducente
Il caso trae origine da un incidente stradale avvenuto a Roma. Un automobilista veniva condannato sia in primo grado che in appello per il reato di guida in stato di ebbrezza, aggravato dall’aver provocato un sinistro. L’imputato decideva di ricorrere alla Corte di Cassazione, basando la sua difesa su un punto cruciale: la presunta assenza di prove certe che fosse lui alla guida del veicolo al momento dell’impatto. A suo dire, il fatto di essere stato trovato fuori dall’auto avrebbe dovuto generare un ragionevole dubbio sulla sua effettiva conduzione del mezzo.
La Decisione della Cassazione sulla Prova Guida in Stato di Ebbrezza
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna. I giudici hanno ritenuto che i motivi di ricorso fossero una semplice ripetizione di argomentazioni già esaminate e respinte, in modo logico e coerente, dalla Corte d’Appello. La Cassazione ha quindi validato il ragionamento del giudice di secondo grado, basato su una serie di circostanze univoche che, nel loro insieme, costituivano una prova solida della responsabilità dell’imputato.
Gli Indizi Univoci che Inchiodano il Conducente
Il percorso argomentativo seguito dai giudici si è fondato sulla valorizzazione di più elementi indiziari, ritenuti sufficienti a superare la contestazione dell’imputato. Nello specifico, la Corte ha evidenziato quattro punti determinanti:
1.  La Testimonianza: Un testimone presente sul luogo dell’incidente aveva dichiarato di aver trovato sul posto unicamente i conducenti dei veicoli coinvolti.
2.  Il Verbale Firmato: Nel verbale di accertamenti urgenti, sottoscritto dallo stesso imputato, egli era stato identificato come il conducente del veicolo.
3.  La Mancata Memoria del Passeggero: La persona che viaggiava con l’imputato, e che era stata trasportata in ospedale, aveva dichiarato di non ricordare chi fosse alla guida, una dichiarazione ritenuta poco credibile o comunque non in grado di scagionare l’imputato.
4.  L’Assenza di un Guidatore Alternativo: L’imputato non aveva mai fornito il nominativo di un’altra persona che avrebbe potuto essere al volante della sua automobile in quel momento.
Le Motivazioni della Decisione
Le motivazioni della Corte si concentrano sul principio secondo cui la prova di un fatto può essere raggiunta non solo tramite prove dirette, ma anche attraverso un quadro indiziario solido, preciso e concordante. In questo caso, la Corte d’Appello aveva correttamente costruito un puzzle probatorio in cui ogni tassello rafforzava l’altro. La firma del verbale, la testimonianza esterna e, soprattutto, il comportamento processuale dell’imputato (che non ha mai offerto una versione alternativa credibile) sono stati considerati elementi sufficienti a formare il convincimento del giudice al di là di ogni ragionevole dubbio. La Cassazione, nel dichiarare l’inammissibilità, ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti, ma di verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della sentenza impugnata, che in questo caso è stata giudicata ineccepibile.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza
Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: l’assenza di una prova diretta e inconfutabile, come essere colti in flagrante alla guida, non garantisce l’assoluzione dal reato di guida in stato di ebbrezza. Le corti possono e devono valutare l’intero contesto e tutti gli indizi a disposizione. La condotta dell’imputato, compresa la sua incapacità di fornire spiegazioni alternative plausibili, può diventare un elemento a suo sfavore. Per la difesa, ciò significa che non basta negare genericamente i fatti, ma è necessario costruire una contro-narrazione supportata da elementi concreti per poter minare efficacemente l’impianto accusatorio.
 
Se dopo un incidente vengo trovato fuori dall’auto, possono comunque condannarmi per guida in stato di ebbrezza?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la prova di chi fosse alla guida può essere raggiunta attraverso una serie di indizi gravi, precisi e concordanti (come testimonianze o verbali firmati), anche se la persona viene trovata fuori dal veicolo.
Quali elementi sono stati considerati sufficienti in questo caso per provare chi fosse il conducente?
Sono stati decisivi quattro elementi: la testimonianza di una persona che ha visto sul posto solo i conducenti; la firma da parte dell’imputato di un verbale in cui era indicato come conducente; la dichiarazione evasiva del passeggero; e il fatto che l’imputato non abbia mai indicato il nome di un’altra persona che avrebbe potuto guidare la sua auto.
Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché si limitava a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte d’Appello, senza sollevare nuove questioni sulla corretta applicazione della legge. La Cassazione non può riesaminare i fatti, ma solo la logicità e la correttezza giuridica della decisione precedente.
 
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 8536 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7   Num. 8536  Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 14/02/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a ROMA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 20/02/2023 COGNOMEa CORTE APPELLO di ROMA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
MOTIVI DELLA DECISIONE
NOME COGNOME ha presentato ricorso avverso la sentenza COGNOMEa Corte di Appello di Roma del 20 febbraio 2023 di conferma COGNOMEa sentenza di condanna del Tribunale di Roma in ordine al reato di cui all’art. 186, comma 2, lett. B) e 2-bis D.Igs. 285/1992 commesso in Roma il 19 aprile 2018.
Rilevato che i primi tre motivi, con cui ha dedotto la violazione di legge e vizio di motivazione in relazione alla affermazione di responsabilità, sono inammissibili in quanti meramente reiterativi di doglianze già vagliate e disattese dalla Corte con percorso argomentativo coerente e non illogico. Alla doglianza per cui non vi era prova che COGNOME fosse COGNOME alla guida COGNOME‘autovettura, essendo COGNOME trovato a seguito di incidente fuori dal mezzo, la Corte ha opposto alcune ‘circostanze univoche, quali il fatto che il teste COGNOME COGNOME riferito di aver trovato sul luog COGNOME‘incidente solo i conducenti dei veicoli coinvolti, il fatto che nel verbale accertamenti urgenti da lui sottoscritto COGNOME COGNOME COGNOME indicato come conducente, il fatto che la teste COGNOME COGNOMEpasseggera COGNOME‘auto condotta in ospedale) COGNOME dichiarato di non ricordare chi fosse alla guida e da ultimo il fatto che COGNOME COGNOME COGNOME COGNOME indicato il nominativo COGNOMEa persona che avrebbe condotto la sua auto.
Considerato che il quarto motivo, con cui ha dedotto la mancata sostituzione COGNOMEa pena con il lavoro di pubblica utilità, è manifestamente infondato, avendo la Corte motivato il diniego anche in relazione alla gravità COGNOMEa condotta di reato ascritta.
Ritenuto, pertanto, che il ricorso debba essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento COGNOMEe spese processuali e COGNOMEa somma di euro tremila in favore COGNOMEa RAGIONE_SOCIALE.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento COGNOMEe spese processuali e COGNOMEa somma di tremila euro in favore COGNOMEa RAGIONE_SOCIALE COGNOMEe ammende.
Il P  COGNOME
Così deciso il 14 febbraio 2024 Il Consig re estensore COGNOME
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