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Prova etilometro: onere della prova a carico dell’imputato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 37051/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. Si è ribadito che la prova etilometro è pienamente valida e costituisce prova legale dello stato di ebbrezza. L’onere di dimostrare un eventuale malfunzionamento dello strumento ricade esclusivamente sulla difesa, che in questo caso non ha fornito elementi concreti a supporto delle proprie tesi.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prova Etilometro: la Cassazione Conferma la Piena Validità e l’Onere della Prova a Carico della Difesa

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi sulla validità della prova etilometro nel contesto del reato di guida in stato di ebbrezza. La decisione ribadisce un principio fondamentale: l’esito del test alcolemico è una prova pienamente affidabile e spetta all’imputato dimostrare, con elementi concreti, un eventuale malfunzionamento dell’apparecchio. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I fatti del caso: dalla condanna al ricorso in Cassazione

Un automobilista veniva condannato in primo grado e successivamente in appello per il reato di guida in stato di ebbrezza, previsto dall’articolo 186 del Codice della Strada. La Corte d’Appello aveva rideterminato la pena in un mese di arresto e 1200 euro di ammenda, sostituendo la parte detentiva con un’ulteriore ammenda, per un totale di 8700 euro.

Contro questa decisione, l’imputato proponeva ricorso per cassazione, basando la sua difesa su diversi punti, tra cui:
* L’inutilizzabilità dell’accertamento strumentale effettuato con l’etilometro.
* La mancanza di prova certa riguardo al corretto e tempestivo avvertimento di farsi assistere da un difensore prima del test.
* Una generale carenza di motivazione da parte dei giudici di merito sulla validità dell’esito dell’accertamento.

La decisione della Cassazione sulla prova etilometro

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi presentati come una mera riproposizione di censure già esaminate e correttamente respinte nei precedenti gradi di giudizio. Secondo gli Ermellini, i motivi del ricorso erano, inoltre, manifestamente infondati.

La prova etilometro è affidabile fino a prova contraria

Il punto centrale della decisione riguarda l’affidabilità della prova etilometro. La Corte ha ricordato che l’esito positivo dell’alcoltest costituisce prova dello stato di ebbrezza. L’affidabilità dello strumento è garantita dai controlli periodici di omologazione, taratura e revisione a cui è sottoposto.

Di conseguenza, vige una presunzione di corretto funzionamento. Questa presunzione non è assoluta, ma per superarla non bastano semplici contestazioni generiche. La Corte ha sottolineato che, nel caso specifico, la Corte territoriale aveva già accertato che lo strumento utilizzato era stato revisionato e aveva una verifica successiva programmata, confermando così la sua piena operatività al momento del controllo.

L’onere di dimostrare il malfunzionamento

La Cassazione ha chiarito in modo inequivocabile che è onere della difesa dell’imputato fornire la prova contraria. Chi contesta l’esito del test deve dimostrare l’assenza o l’inattualità dei controlli prescritti. Ciò può essere fatto, ad esempio, tramite la produzione in giudizio di una copia del libretto metrologico dell’etilometro o attraverso la testimonianza del dirigente del reparto addetto ai controlli.
Nel caso di specie, la difesa si era limitata a screditare genericamente lo strumento, senza portare alcun elemento oggettivo e comprovato.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha ritenuto le deduzioni difensive non idonee a invalidare l’esito dell’alcoltest. Il ricorrente si era limitato a reiterare le proprie doglianze senza un confronto critico con le argomentazioni della sentenza impugnata. Oltre alla prova etilometro, la condanna si basava anche sulla testimonianza di un agente che aveva notato chiari segni di alterazione nell’automobilista (occhi lucidi, forte odore di alcol) e sull’esito positivo di un pre-test. Inoltre, i giudici di merito avevano già ritenuto inverosimile la giustificazione fornita dall’imputato (assunzione di mezza birra e uso di collutorio). Essendo il ricorso inammissibile e non essendovi assenza di colpa, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Conclusioni: implicazioni pratiche per gli automobilisti

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale ormai stabile. Per chi si trova ad affrontare un’accusa di guida in stato di ebbrezza, è fondamentale comprendere che contestare la prova etilometro richiede una strategia difensiva precisa e supportata da prove tecniche. Le semplici affermazioni di non aver bevuto o le critiche generiche sull’apparecchio non sono sufficienti a scalfire il valore probatorio del test. La strada per una difesa efficace passa attraverso la dimostrazione concreta e documentale di vizi specifici nella procedura di controllo o nella manutenzione dello strumento.

L’esito positivo dell’etilometro è una prova sufficiente per una condanna per guida in stato di ebbrezza?
Sì. La Corte di Cassazione conferma che l’esito positivo dell’alcoltest costituisce di per sé prova dello stato di ebbrezza, data l’affidabilità dello strumento garantita dai controlli periodici.

A chi spetta dimostrare che l’etilometro non funzionava correttamente?
L’onere della prova contraria ricade interamente sulla difesa dell’imputato. È l’accusato che deve fornire elementi concreti, come il libretto metrologico dello strumento, per dimostrare l’assenza o l’inattualità dei controlli prescritti.

È sufficiente contestare genericamente l’affidabilità dell’etilometro per annullare la prova?
No. Le deduzioni difensive generiche, che si limitano a screditare lo strumento senza portare prove oggettive di un suo malfunzionamento, non sono considerate idonee a invalidare l’esito del test.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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