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Prova etilometro: onere della prova a carico dell’imputato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9564/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. La Corte ha ribadito che la prova etilometro costituisce piena prova della violazione e che spetta all’imputato l’onere di dimostrare, con prove specifiche, eventuali vizi o malfunzionamenti dello strumento. È stato inoltre confermato il diniego della pena sostitutiva del lavoro di pubblica utilità, a causa di una prognosi negativa basata sul comportamento passato dell’imputato.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prova Etilometro: Quando è Valida e Chi Deve Dimostrare il Malfunzionamento?

La questione della validità della prova etilometro è centrale in moltissimi procedimenti per guida in stato di ebbrezza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 9564 del 2024, torna sul tema, chiarendo in modo inequivocabile a chi spetti l’onere di dimostrare un eventuale difetto dell’apparecchio. La Suprema Corte ha confermato un orientamento consolidato, rigettando il ricorso di un imputato e fornendo importanti indicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un automobilista condannato in primo e secondo grado per il reato di guida in stato di ebbrezza, con un tasso alcolemico significativamente superiore ai limiti di legge (2,00 g/l alla prima prova e 1,81 g/l alla seconda). L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi principali:

1. Inattendibilità della prova etilometro: La difesa sosteneva una violazione di legge e una motivazione illogica della sentenza d’appello, contestando la validità della prova raccolta tramite l’etilometro.
2. Diniego del lavoro di pubblica utilità: Veniva contestata la decisione della Corte d’Appello di respingere la richiesta di sostituire la pena detentiva con il lavoro di pubblica utilità.

La Decisione della Corte sulla Prova Etilometro

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le doglianze. Sul primo punto, quello cruciale relativo alla prova etilometro, i giudici hanno ribadito un principio fondamentale: l’esito positivo dell’alcoltest costituisce piena prova dello stato di ebbrezza.

Di conseguenza, è onere della difesa dell’imputato fornire la prova contraria. Tale prova non può consistere in una generica contestazione, ma deve dimostrare in modo specifico e concreto la sussistenza di vizi dello strumento, errori di omologazione, o la mancanza dei controlli periodici previsti dalla legge. Nel caso di specie, la difesa non aveva fornito alcuna allegazione specifica su un cattivo funzionamento dell’apparecchiatura, limitandosi a una contestazione generica.

La Corte ha inoltre sottolineato come, nel caso esaminato, la prova strumentale fosse corroborata da elementi sintomatici evidenti, quali alito vinoso, occhi lucidi e linguaggio sconnesso, tutti riportati nel verbale di accertamento.

Il Diniego della Pena Sostitutiva

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Corte ha ritenuto congrua e logica la motivazione della Corte d’Appello nel negare la sostituzione della pena con il lavoro di pubblica utilità. La decisione si basava sul comportamento passato dell’imputato e sul fatto che avesse già beneficiato in precedenza di tale istituto. Questi elementi hanno portato i giudici di merito a formulare una prognosi negativa sulla possibilità che l’imputato rispettasse le prescrizioni e gli obblighi connessi al corretto svolgimento del lavoro di pubblica utilità.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Cassazione si fonda su un orientamento giurisprudenziale consolidato. L’affidabilità dell’etilometro, garantita da un preciso apparato normativo che ne regola caratteristiche e controlli periodici, è presunta. Si verifica quindi un’inversione dell’onere della prova: non è l’accusa a dover dimostrare, oltre all’esito positivo, il perfetto funzionamento dello strumento, ma è la difesa a dover provare, con elementi specifici, l’esistenza di un vizio. La Corte distingue nettamente questa situazione da quella degli autovelox, per i quali la Corte Costituzionale ha imposto verifiche periodiche di funzionalità e taratura a pena di illegittimità dell’accertamento. Per gli etilometri, la normativa esistente è ritenuta sufficiente a garantirne l’affidabilità. Per quanto riguarda le pene sostitutive, la decisione riafferma la discrezionalità del giudice nel valutarne la concessione, basandosi su una prognosi complessiva della personalità e del comportamento del condannato.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame conferma la linea dura della giurisprudenza in materia di guida in stato di ebbrezza. Le implicazioni pratiche sono chiare: chi intende contestare l’esito della prova etilometro deve preparare una difesa tecnica molto solida, basata non su semplici supposizioni, ma su prove concrete di un malfunzionamento, ad esempio attraverso una consulenza tecnica. Inoltre, la decisione ribadisce che l’accesso a benefici come il lavoro di pubblica utilità non è un diritto automatico, ma è subordinato a una valutazione positiva del giudice sulla futura affidabilità del condannato, valutazione in cui i precedenti comportamenti giocano un ruolo determinante.

L’esito positivo dell’alcoltest è sufficiente per provare lo stato di ebbrezza?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, l’esito positivo dell’etilometro costituisce piena prova dello stato di ebbrezza del conducente.

A chi spetta dimostrare che l’etilometro non funzionava correttamente?
Spetta alla difesa dell’imputato l’onere di fornire la prova contraria, dimostrando con elementi specifici e concreti la sussistenza di vizi, errori di strumentazione o la mancata verifica periodica dell’apparecchio.

Avere già usufruito in passato del lavoro di pubblica utilità può impedirne una nuova concessione?
Sì, il giudice può negare la concessione del lavoro di pubblica utilità se, sulla base del comportamento passato dell’imputato e del fatto che ne abbia già beneficiato, formula una prognosi negativa circa il futuro rispetto delle prescrizioni e degli obblighi previsti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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