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Prova dell’usura: valutazione e credibilità vittima

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per usura. La sentenza sottolinea che la valutazione sulla credibilità della vittima, anche in presenza di contraddizioni marginali, spetta ai giudici di merito. Viene ribadito che la prova dell’usura può fondarsi anche sulla sola testimonianza della persona offesa, se ritenuta attendibile, e che il reato si perfeziona con la semplice promessa di interessi illeciti.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prova dell’usura: la Cassazione sulla credibilità della vittima

Fornire la prova dell’usura in un processo penale può essere complesso, specialmente quando l’accusa si basa principalmente sulla testimonianza della persona offesa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti su come valutare tali testimonianze, anche in presenza di apparenti contraddizioni. Il caso riguarda un imprenditore che, a fronte di un prestito di 10.000 euro, si è visto richiedere interessi mensili esorbitanti, calcolati in percentuali tra il 171% e il 173% annuo.

I Fatti del Processo

Un imprenditore in difficoltà economica, non potendo più accedere al credito bancario, si rivolgeva a un conoscente per ottenere liquidità. Quest’ultimo lo metteva in contatto con un suo collaboratore, il quale gli prestava la somma di 10.000 euro. In cambio, veniva pattuita la corresponsione di un interesse mensile di 1.500 euro, garantita dal rilascio di un assegno postdatato di 11.500 euro.

La vittima denunciava l’accaduto e l’imputato veniva condannato per il reato di usura aggravata sia in primo grado dal Tribunale sia in secondo grado dalla Corte di Appello. La difesa, tuttavia, decideva di ricorrere in Cassazione, sostenendo la debolezza della prova.

I Motivi del Ricorso: Contraddizioni e Mancanza di Certezza

La difesa dell’imputato ha basato il proprio ricorso su due argomenti principali:
1. Violazione del principio “oltre ogni ragionevole dubbio”: Secondo il ricorrente, la testimonianza della persona offesa era inficiata da numerose contraddizioni e incertezze. Ad esempio, la vittima avrebbe confuso i soggetti da cui aveva ricevuto il denaro e fornito versioni diverse riguardo al tasso di interesse mensile (indicato a volte nel 10%, altre nel 15%).
2. Mancanza di prova certa: Il ricorso lamentava che i giudici non avessero adeguatamente considerato la natura dei rapporti commerciali pregressi tra le parti, che avrebbero potuto giustificare le dazioni di denaro con una causale lecita.

In sostanza, la difesa sosteneva che il complesso di queste incertezze avrebbe dovuto portare all’assoluzione dell’imputato, non essendo stata raggiunta la piena prova dell’usura.

La Valutazione della Cassazione sulla prova dell’usura

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna. I giudici hanno chiarito che il ricorso in sede di legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul fatto. Il compito della Cassazione è verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della sentenza impugnata, non riesaminare le prove.

La Credibilità della Persona Offesa e le Contraddizioni “Marginali”

Un punto cruciale della decisione riguarda la valutazione della testimonianza della vittima. La Corte ha stabilito che le contraddizioni evidenziate dalla difesa erano state correttamente ritenute dai giudici di merito come “secondarie e marginali”. Queste lievi discrepanze, come la confusione su chi avesse materialmente consegnato il denaro, non erano tali da minare il nucleo centrale del racconto accusatorio. I giudici di merito avevano fornito una spiegazione logica e coerente delle incertezze, che non inficiava l’attendibilità complessiva della vittima. La Corte ha ribadito un principio consolidato: le dichiarazioni della persona offesa possono, da sole, costituire il fondamento di una condanna, purché la loro credibilità sia stata sottoposta a un vaglio particolarmente rigoroso.

La Perfezione del Reato di Usura

La Cassazione ha inoltre colto l’occasione per ricordare che il reato di usura ha una struttura a schema duplice. Esso si perfeziona con la sola accettazione della promessa di interessi o altri vantaggi usurari. Non è necessario, ai fini della configurazione del reato, che la vittima abbia effettivamente corrisposto le somme illecite. L’accordo stesso costituisce il reato.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità evidenziando che il ricorso mirava a una nuova valutazione dei fatti, preclusa in sede di legittimità. Le sentenze di primo e secondo grado, essendo “doppia conforme”, formavano un corpo decisionale unico e coerente. I giudici di merito avevano adeguatamente vagliato la credibilità della persona offesa, motivando in modo logico il perché le contraddizioni non fossero decisive. Hanno inoltre correttamente individuato nello “scatto” del tasso di interesse il momento chiave della pattuizione usuraria. Infine, la Corte ha sottolineato che l’inosservanza delle regole sulla valutazione della prova (art. 192 c.p.p.) può essere censurata in Cassazione solo come vizio di motivazione (mancanza, contraddittorietà o manifesta illogicità), e non come violazione di legge.

Le Conclusioni

La sentenza conferma che la prova dell’usura può reggersi validamente sulla sola testimonianza della vittima, a patto che questa sia stata attentamente e rigorosamente vagliata dal giudice di merito. Contraddizioni su aspetti secondari non sono sufficienti a far sorgere un “ragionevole dubbio” se il nucleo della narrazione rimane solido e coerente. La decisione ribadisce la netta separazione tra il giudizio di merito, incentrato sulla ricostruzione del fatto, e il giudizio di legittimità, volto a controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

Le semplici contraddizioni nel racconto della vittima di usura sono sufficienti a invalidare la prova?
No. Secondo la Corte, se le contraddizioni riguardano aspetti “secondari e marginali” e non intaccano il nucleo della narrazione, i giudici di merito possono comunque ritenere il racconto attendibile, fornendo una spiegazione logica per tali discrepanze.

La testimonianza della sola persona offesa può bastare per una condanna per usura?
Sì. La sentenza ribadisce che le dichiarazioni della persona offesa possono, da sole, costituire il fondamento per un’affermazione di responsabilità penale, a condizione che la loro credibilità soggettiva e attendibilità intrinseca siano state verificate in modo rigoroso e approfondito dal giudice.

Quando si considera perfezionato il reato di usura?
Il reato di usura si perfeziona già con la sola accettazione della promessa di interessi o altri vantaggi usurari. Non è necessario, ai fini della configurazione del reato, che la vittima abbia effettivamente versato le somme richieste, poiché l’accordo illecito è di per sé sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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