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Prova del DNA nel furto: certezza per la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto in abitazione. La difesa contestava il valore della prova del DNA, ritenendola solo un’indicazione probabile. La Corte ha ribadito che la traccia ematica con DNA compatibile, in assenza di altre spiegazioni, costituisce ‘prova certa’ della presenza ingiustificata dell’imputato sul luogo del reato. Respinte anche le censure sulla genericità dei motivi di ricorso e sulla presunta prescrizione, non ancora maturata.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prova del DNA: Quando un Indizio Diventa Certezza Giuridica

Nel panorama della procedura penale, la prova del DNA ha assunto un ruolo sempre più centrale, spesso risolutivo per l’esito dei processi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce con forza il suo valore, non come semplice indizio, ma come vera e propria ‘prova certa’. Questo intervento chiarisce i dubbi sulla sua valenza probatoria e traccia una linea netta per i giudici di merito. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne la portata e le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna per furto in abitazione, aggravato dalla violenza sulle cose, confermata in secondo grado dalla Corte d’Appello di Venezia. L’imputato, ritenuto responsabile del reato, decideva di ricorrere per Cassazione, affidando la sua difesa a tre distinti motivi di doglianza, tutti incentrati, direttamente o indirettamente, sulla valutazione della prova scientifica che lo inchiodava e su un presunto errore di calcolo dei termini di prescrizione.

I Motivi del Ricorso

La difesa dell’imputato ha articolato il ricorso su tre punti principali:

1. Erronea valutazione della prova del DNA: Secondo il ricorrente, il test genetico fornirebbe soltanto ‘un’indicazione altamente probabile’ e non una ‘prova certa’ della sua colpevolezza.
2. Violazione dei protocolli internazionali: Un secondo motivo lamentava vizi nella motivazione riguardo alla valutazione della prova scientifica, sostenendo che fosse stata acquisita in violazione di non meglio specificati protocolli internazionali.
3. Mancata dichiarazione di prescrizione: Infine, si denunciava l’omessa motivazione in merito alla mancata estinzione del reato per intervenuta prescrizione.

Le Motivazioni della Cassazione sulla Prova del DNA

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, respingendo tutte le censure mosse dalla difesa. La motivazione della Corte è un vero e proprio vademecum sull’utilizzo e il valore della prova scientifica nel processo penale.

In primo luogo, i Giudici hanno smontato la tesi difensiva sul valore meramente indiziario del test genetico. Citando un consolidato orientamento giurisprudenziale (Sez. 2, n. 38184 del 2022), la Corte ha affermato che la prova del DNA non è una semplice indicazione, ma costituisce ‘prova certa’. In particolare, il rinvenimento di una traccia ematica appartenente all’imputato sul luogo del delitto, in assenza di spiegazioni alternative plausibili, è una dimostrazione inequivocabile della sua presenza ingiustificata e, quindi, del suo coinvolgimento nel furto.

Quanto al secondo motivo, è stato giudicato ‘estremamente generico’. La Corte ha sottolineato che un ricorso non può limitarsi a denunciare una presunta violazione in modo astratto, ma deve indicare specificamente gli elementi a sostegno della censura e confrontarsi con la motivazione della sentenza impugnata. In questo caso, la difesa non aveva fornito alcun dettaglio concreto sulle presunte violazioni dei protocolli, rendendo il motivo inammissibile.

Infine, anche la questione della prescrizione è stata ritenuta infondata. La Corte ha effettuato un calcolo preciso, chiarendo che il reato di furto in abitazione, aggravato ai sensi dell’art. 625, n. 2, cod. pen., prevede una pena massima di 10 anni. Considerando gli aumenti di legge per le interruzioni, il termine finale di prescrizione è stato fissato al 27 novembre 2027, data ben lontana dal momento della decisione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio fondamentale: la prova del DNA, se correttamente acquisita e analizzata, non lascia spazio a interpretazioni probabilistiche ma si eleva al rango di prova certa. Questa decisione rafforza la fiducia nella scienza applicata alla giustizia e offre uno strumento potente per l’accertamento della verità processuale. Al contempo, essa serve da monito per le difese: le contestazioni a prove scientifiche devono essere specifiche, dettagliate e tecnicamente fondate, non potendo basarsi su critiche generiche e astratte che non si confrontano con le risultanze processuali.

Qual è il valore della prova del DNA in un processo per furto secondo la Cassazione?
Secondo la Corte di Cassazione, il test del DNA non fornisce soltanto ‘un’indicazione altamente probabile’, ma costituisce ‘prova certa’ della circostanza che la traccia ematica rinvenuta sul luogo del reato dimostri l’ingiustificabile presenza dell’imputato, specialmente in assenza di spiegazioni alternative.

Un motivo di ricorso può basarsi su una generica violazione di protocolli internazionali nella raccolta di una prova scientifica?
No. La Corte ha ritenuto ‘estremamente generico’ e quindi inammissibile un motivo di ricorso che non indica gli elementi specifici su cui si basa la censura e non si confronta direttamente con le motivazioni della sentenza impugnata. Non è sufficiente lamentare una violazione in modo astratto.

Come si calcola la prescrizione per il reato di furto in abitazione aggravato?
Per il furto in abitazione aggravato ai sensi dell’art. 625, n. 2, c.p., l’art. 624-bis, terzo comma, c.p. prevede una pena massima di 10 anni di reclusione. A questa pena massima si applicano gli eventuali aumenti previsti dall’art. 161 c.p. in caso di interruzione, determinando così il termine finale di prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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