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Prova del DNA e vizi procedurali: la Cassazione

Un imputato, condannato per furto aggravato, ha presentato ricorso in Cassazione contestando la validità della prova del DNA a suo carico per presunti vizi procedurali nella raccolta. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Secondo i giudici, l’inosservanza dei protocolli scientifici non comporta automaticamente l’inutilizzabilità del dato probatorio, a meno che la difesa non dimostri che tale violazione abbia concretamente compromesso l’esito dell’esame genetico. La condanna è stata quindi confermata, con l’aggiunta delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prova del DNA: quando è valida nonostante i vizi procedurali?

L’analisi forense e, in particolare, la prova del DNA rappresentano strumenti potentissimi nel processo penale. Ma cosa succede se le procedure di raccolta e analisi non seguono alla lettera i protocolli scientifici internazionali? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: un vizio procedurale non rende automaticamente inutilizzabile il risultato dell’esame genetico. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna per furto aggravato, confermata sia in primo grado che in appello. L’imputato, ritenuto responsabile del reato, decideva di presentare ricorso per Cassazione, affidando la sua difesa a un unico, ma cruciale, motivo: la presunta erroneità della motivazione della sentenza d’appello in relazione alla valenza probatoria attribuita agli accertamenti tecnici, ovvero all’esame del DNA.

Secondo la difesa, le modalità di repertazione e prelievo del materiale genetico non avrebbero rispettato gli standard scientifici internazionali, minando così l’affidabilità e la validità della prova che lo incastrava.

L’inosservanza dei protocolli e la validità della prova del DNA

Il cuore della questione giuridica verteva sulla possibilità di utilizzare una prova del DNA ottenuta senza una scrupolosa aderenza ai protocolli. La difesa sosteneva che tale inosservanza dovesse portare all’inutilizzabilità del dato probatorio, invalidando di conseguenza la base su cui si fondava la condanna.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha respinto categoricamente questa tesi, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. I giudici supremi hanno sottolineato come il ricorrente non si fosse confrontato adeguatamente con la logica e coerente motivazione della Corte d’Appello, la quale aveva già spiegato le ragioni del suo convincimento.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte ha ribadito un principio giurisprudenziale consolidato, già espresso in precedenti sentenze. Vediamo nel dettaglio le motivazioni e le conclusioni di questa pronuncia.

Le Motivazioni

Il punto centrale della decisione è che l’eccepita inosservanza delle regole procedurali e dei protocolli scientifici nella raccolta del DNA non comporta, di per sé, l’inutilizzabilità della prova. Per ottenere una declaratoria di inutilizzabilità, non è sufficiente lamentare una generica violazione. È onere della difesa dimostrare in modo specifico e concreto che quella violazione ha effettivamente condizionato e alterato l’esito dell’esame genetico comparativo.

In altre parole, la difesa deve provare che, se il protocollo fosse stato seguito correttamente, il risultato dell’analisi sarebbe stato diverso o inattendibile. In assenza di tale dimostrazione, il dato probatorio resta pienamente valido e utilizzabile dal giudice per fondare il proprio giudizio di responsabilità.

Le Conclusioni

Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Questa decisione comporta due conseguenze per il ricorrente: la condanna definitiva per il reato contestato e l’obbligo di pagare sia le spese processuali del giudizio di cassazione, sia una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia rafforza il principio secondo cui la validità della prova del DNA non è legata a un formalismo assoluto, ma alla sua sostanziale attendibilità, che può essere messa in discussione solo con prove concrete di alterazione del risultato.

Un errore nella procedura di raccolta del DNA rende la prova automaticamente inutilizzabile?
No, secondo la Corte di Cassazione l’inosservanza delle regole procedurali o dei protocolli scientifici non comporta l’automatica inutilizzabilità della prova del DNA.

Cosa deve dimostrare la difesa per contestare efficacemente una prova genetica?
La difesa deve dimostrare che la violazione procedurale ha condizionato in modo concreto l’esito dell’esame genetico comparativo, alterando il risultato che ha fondato il giudizio di responsabilità.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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