Prova Decisiva e Discrezionalità del Giudice: Il Caso della Perizia Negata
L’esito di un processo penale dipende strettamente dalle prove raccolte e ammesse. Ma cosa succede quando una parte richiede una prova tecnica, come una perizia, e il giudice la nega? Può questa decisione essere contestata fino in Cassazione come mancata assunzione di una prova decisiva? Una recente ordinanza della Suprema Corte fa luce su questo importante aspetto procedurale, ribadendo la natura discrezionale della perizia.
I Fatti del Processo
La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un soggetto a un anno e otto mesi di reclusione per reati tributari commessi tra il 2015 e il 2017. La sentenza di primo grado, emessa dal Tribunale, veniva confermata integralmente dalla Corte d’Appello. L’imputato, non rassegnandosi alla condanna, decideva di presentare ricorso per cassazione, affidando le sue speranze a un unico motivo di doglianza.
Il Ricorso in Cassazione e la Questione della Prova Decisiva
Il ricorrente lamentava la mancata assunzione di una prova decisiva, individuata in una perizia grafica che aveva richiesto durante il giudizio di appello. Secondo la difesa, questo accertamento tecnico sarebbe stato cruciale per dimostrare la propria innocenza e il suo mancato espletamento avrebbe viziato la sentenza impugnata. L’argomento centrale era che negare tale perizia equivaleva a negare un diritto fondamentale di difesa, basato sulla possibilità di introdurre nel processo un elemento potenzialmente risolutivo.
Le Motivazioni della Suprema Corte sulla Natura della Perizia
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo chiarimenti fondamentali sulla distinzione tra perizia e prova decisiva. Gli Ermellini hanno richiamato un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità, secondo cui la mancata effettuazione di un accertamento peritale non può costituire, di per sé, un valido motivo di ricorso. 
La ragione di fondo risiede nella natura stessa della perizia: essa è qualificata come un mezzo di prova ‘neutro’. A differenza di una testimonianza o di un documento, il cui contenuto è già definito, l’esito di una perizia non è prevedibile a priori. Pertanto, non è nella disponibilità delle parti, ma è rimessa alla discrezionalità del giudice, che la ammette solo se la ritiene necessaria ai fini della decisione. Non rientra, quindi, nel concetto di prova decisiva, ovvero una prova il cui accoglimento avrebbe certamente portato a un esito diverso del processo. 
Inoltre, la Corte ha sottolineato la genericità del ricorso. La Corte d’Appello aveva spiegato dettagliatamente perché la perizia, peraltro non richiesta in primo grado, non fosse necessaria. Il ricorrente, nel suo atto di impugnazione, si era limitato a lamentare la mancata ammissione, senza però criticare o smontare le argomentazioni specifiche fornite dai giudici di secondo grado. Questa omissione ha reso il motivo di ricorso generico e, di conseguenza, inammissibile.
Le Conclusioni
La decisione riafferma un principio cardine del nostro sistema processuale: non tutte le prove richieste dalle parti devono essere ammesse. La perizia, in particolare, è uno strumento a disposizione del giudice, che ne valuta la necessità e la rilevanza in totale autonomia. Per contestare efficacemente in Cassazione il diniego di una perizia, non è sufficiente invocarla come prova decisiva, ma è indispensabile confrontarsi analiticamente con le motivazioni del giudice di merito, dimostrando l’illogicità o la contraddittorietà del suo ragionamento. In assenza di tale confronto critico, il ricorso è destinato all’inammissibilità.
 
La mancata ammissione di una perizia in appello costituisce sempre motivo di ricorso per cassazione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la perizia è un mezzo di prova ‘neutro’ la cui ammissione è rimessa alla discrezionalità del giudice. La sua mancata effettuazione non integra automaticamente il vizio di mancata assunzione di una prova decisiva.
Cosa si intende per ‘prova decisiva’ ai fini di un ricorso?
Una prova decisiva è quella che, se fosse stata ammessa, avrebbe avuto il potenziale di cambiare da sola l’esito del giudizio in senso favorevole a chi la richiede. La perizia non rientra in questa categoria, in quanto il suo esito non è predeterminabile e serve principalmente a fornire al giudice una valutazione tecnica.
Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile per ‘genericità’?
Il ricorso è stato ritenuto generico perché l’imputato si è limitato a lamentare la mancata ammissione della perizia, senza contestare le ragioni specifiche per cui la Corte d’Appello aveva ritenuto tale accertamento non necessario per la decisione.
 
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 8235 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7   Num. 8235  Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 15/12/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a CERCOLA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 10/07/2023 della CORTE APPELLO di MILANO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E IN DIRITTO
Con sentenza del 10/07/2023 la Corte d’appello di Milano confermava la sentenza del 05/07/2022 del Tribunale di Milano, che aveva condannato NOME COGNOME alla pena di anni 1 mesi 8 di reclusione in ordine ai reati di cui agli articoli 91 cpv.- c.p., 5 d. Igs. 74/2000 (dall’anno 2015 all’anno 2017).
 Avverso tale sentenza l’imputato ha presentato ricorso per cassazione, lamentando, con un unico motivo, la mancata assunzione di prova decisiva e segnatamente di perizia grafica richiesta in sede di appello.
Il ricorso è inammissibile.
È pacifico nella giurisprudenza di legittimità il principio secondo il quale la mancata effettuazione di un accertamento peritale non può costituire motivo di ricorso per cassazione, in quanto la perizia non può farsi rientrare nel concetto di prova decisiva, trattandosi di un mezzo di prova «neutro», sottratto alla disponibilità delle parti e rimesso alla discrezionalità del giudice (così Sez. U, n. 39746 del 23/03/2017, A., Rv. 270936; Sez. 6, n. 9207 dell’01/03/2022, COGNOME, n.m.).
Nel caso di specie la Corte di appello ha spiegato in maniera dettagliata le ragioni per le quali l’espletamento di una perizia, peraltro neppure richiesta in primo grado, non fosse necessaria per la decisione: argomenti che non sono stati considerati nel ricorso per cassazione.
Il ricorso è quindi inammissibile per genericità.
 Alla declaratoria dell’inammissibilità consegue, a norma dell’art. 616 cod. proc. pen., l’onere delle spese del procedimento nonché quello del versamento della somma, in favore della Cassa delle ammende, equitativamente fissata in tremila euro.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 15 dicembre 2023.