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Proscioglimento nel merito e prescrizione: l’evidenza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13156/2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia di prescrizione e proscioglimento nel merito. Due imputati, il cui reato era stato dichiarato prescritto in appello, hanno fatto ricorso chiedendo un’assoluzione piena. La Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, sottolineando che, a fronte di una declaratoria di prescrizione, il proscioglimento nel merito è possibile solo se la prova dell’innocenza è talmente chiara ed evidente da poter essere apprezzata “ictu oculi”, ovvero a prima vista, senza necessità di approfondite analisi. In mancanza di tale palese innocenza, la declaratoria di prescrizione prevale.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione vs Assoluzione: quando prevale il proscioglimento nel merito?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, torna a fare chiarezza su un tema cruciale del diritto processuale penale: il rapporto tra la declaratoria di estinzione del reato per prescrizione e la possibilità per l’imputato di ottenere un proscioglimento nel merito. La pronuncia sottolinea come l’assoluzione piena, in questi casi, sia un’eccezione legata a un requisito probatorio molto stringente: l’evidenza dell’innocenza.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da due imputati avverso una sentenza della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva confermato la declaratoria di estinzione per intervenuta prescrizione di un reato di natura fraudolenta loro contestato. Gli imputati, non soddisfatti della mera estinzione del reato, che non cancella il potenziale sospetto sulla loro condotta, si sono rivolti alla Suprema Corte. La loro richiesta era chiara: ottenere un’assoluzione con formula piena, ovvero un proscioglimento nel merito, sostenendo la carenza di motivazione riguardo al loro effettivo concorso nell’attività illecita.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili. I giudici hanno stabilito che le argomentazioni degli imputati non erano sufficienti a superare lo sbarramento processuale previsto dall’articolo 129, comma 2, del codice di procedura penale. Di conseguenza, ha confermato la decisione impugnata e ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: la prova evidente per il proscioglimento nel merito

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione del rapporto tra prescrizione e assoluzione. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: quando un giudice si trova a dover dichiarare l’estinzione di un reato per prescrizione, può pronunciare una sentenza di assoluzione nel merito solo ed esclusivamente se la prova dell’innocenza dell’imputato è palese, incontestabile e immediatamente percepibile.

La Corte utilizza l’espressione latina ictu oculi (a colpo d’occhio) per descrivere la qualità che deve possedere la prova di innocenza. Non è sufficiente che vi siano dubbi sulla colpevolezza o che la ricostruzione accusatoria appaia debole. L’innocenza deve emergere dagli atti del processo in modo così evidente da non richiedere alcuna attività di approfondimento o di complessa valutazione del materiale probatorio. Deve trattarsi di una mera ‘constatazione’ dell’assenza di responsabilità.

Nel caso specifico, secondo la Suprema Corte, il ricorso non presentava elementi di tale evidenza. Le doglianze formulate richiedevano una rivalutazione del merito della vicenda, attività preclusa in sede di legittimità, soprattutto quando l’obiettivo è superare una causa estintiva come la prescrizione. L’esclusione della responsabilità, in questo contesto, non poteva essere pronunciata perché non emergeva con pacifica e incontestabile evidenza.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione pratica. Un imputato il cui reato è stato dichiarato prescritto non può automaticamente aspirare a una ‘riabilitazione’ completa attraverso un’assoluzione nel merito in Cassazione. La via del proscioglimento nel merito è percorribile solo in casi eccezionali, dove l’estraneità ai fatti, l’insussistenza del fatto stesso o la sua irrilevanza penale siano di una chiarezza abbagliante. In assenza di questa ‘evidenza’, la declaratoria di prescrizione, pur non essendo una dichiarazione di innocenza, rappresenta l’esito processuale definitivo. Questa pronuncia rafforza la funzione della prescrizione come meccanismo di chiusura del processo in tempi ragionevoli, limitando la possibilità di un riesame del merito ai soli casi in cui l’ingiustizia di una mancata assoluzione sarebbe palese.

È possibile ottenere un’assoluzione piena (proscioglimento nel merito) anche se il reato è già stato dichiarato prescritto?
Sì, è possibile, ma solo a condizioni molto rigorose. L’articolo 129, comma 2, del codice di procedura penale prevede questa possibilità, ma la giurisprudenza, come confermato da questa ordinanza, richiede che la prova dell’innocenza sia evidente, pacifica e incontestabile.

Qual è il requisito fondamentale per ottenere il proscioglimento nel merito dopo la declaratoria di prescrizione?
Il requisito fondamentale è che la prova dell’innocenza emerga ‘ictu oculi’, cioè a colpo d’occhio, dagli atti processuali. Non deve essere necessario un approfondimento o una nuova valutazione delle prove, ma deve trattarsi di una mera constatazione dell’innocenza dell’imputato (perché il fatto non sussiste, l’imputato non lo ha commesso, ecc.).

Cosa succede se il ricorso per cassazione che chiede il proscioglimento nel merito non dimostra l’evidenza dell’innocenza?
Se il ricorso non riesce a dimostrare questa palese innocenza e si limita a contestare la valutazione delle prove in modo non consentito, la Corte di Cassazione lo dichiara inammissibile. Di conseguenza, la precedente declaratoria di prescrizione rimane valida e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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