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Proscioglimento in appello: illegittimo senza udienza

Un automobilista, condannato per guida in stato di ebbrezza, si vede dichiarare il reato prescritto dalla Corte d’Appello senza un’udienza. La Cassazione annulla questa decisione, stabilendo che il proscioglimento in appello non può avvenire de plano (senza contraddittorio), violando il diritto dell’imputato a cercare un’assoluzione nel merito. La sentenza ribadisce un principio fondamentale del giusto processo.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Proscioglimento in Appello: No alla Decisione senza Udienza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8368 del 2024, ha riaffermato un principio cardine del giusto processo: il proscioglimento in appello non può essere dichiarato de plano, ovvero senza la celebrazione di un’udienza e senza garantire il contraddittorio tra le parti. Questa decisione tutela il diritto dell’imputato a difendersi e a cercare un’assoluzione piena, anche quando il reato è ormai estinto per prescrizione.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla condanna in primo grado di un automobilista per guida in stato di ebbrezza, aggravata dall’aver causato un incidente stradale in orario notturno. L’imputato presentava appello contro la sentenza di condanna.

La Corte d’Appello di Milano, tuttavia, senza fissare alcuna udienza e senza avvisare le parti, emetteva una sentenza con cui dichiarava di non doversi procedere per intervenuta prescrizione del reato. Sebbene la prescrizione fosse effettivamente maturata, questa modalità decisionale precludeva all’imputato la possibilità di discutere il merito della causa e di puntare a un’assoluzione con una formula più favorevole (ad esempio, per insussistenza del fatto).

L’imputato, ritenendo leso il proprio diritto di difesa, proponeva quindi ricorso per cassazione, lamentando proprio la violazione delle norme procedurali che impongono il contraddittorio anche nel giudizio di secondo grado.

La Decisione della Corte di Cassazione sul proscioglimento in appello

La Suprema Corte ha accolto pienamente il ricorso dell’imputato, annullando la sentenza della Corte d’Appello e disponendo la trasmissione degli atti per un nuovo giudizio.

Il fulcro della decisione risiede nel richiamo a un autorevole principio di diritto stabilito dalle Sezioni Unite della stessa Corte di Cassazione (sentenza Iannelli, n. 28954/2017). Secondo tale principio, nel giudizio d’appello non è consentito pronunciare una sentenza di proscioglimento predibattimentale ai sensi dell’art. 469 c.p.p. La possibilità di dichiarare immediatamente una causa di non punibilità, come la prescrizione, presuppone sempre “un esercizio della giurisdizione con effettiva pienezza del contraddittorio”.

In altre parole, la Corte d’Appello ha errato nel prendere una scorciatoia procedurale, anche se mossa dall’evidenza della prescrizione. La celebrazione dell’udienza è un passaggio ineludibile per garantire che tutte le parti possano esporre le proprie ragioni.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando che la procedura seguita dalla Corte d’Appello ha violato il diritto di difesa. L’imputato, infatti, aveva un interesse concreto a ottenere un’assoluzione nel merito, che avrebbe cancellato ogni ombra sulla sua condotta, a differenza della prescrizione che estingue il reato ma non accerta l’innocenza.

Il ricorrente aveva persino depositato una rinuncia alla prescrizione, manifestando chiaramente la volontà di proseguire nel giudizio per dimostrare la sua estraneità ai fatti. La decisione de plano ha vanificato questa scelta e ha impedito alla difesa di contestare, ad esempio, l’attendibilità degli accertamenti alcolemici, uno dei motivi originari di appello.

Le Sezioni Unite, citate nella sentenza, sono chiare: il combinato disposto degli artt. 598, 599 e 601 del codice di procedura penale non ammette un rinvio alla procedura eccezionale di proscioglimento predibattimentale prevista per il primo grado. Il giudizio d’appello ha una sua disciplina autonoma che impone il confronto dialettico tra le parti in udienza.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La sentenza in commento è di fondamentale importanza perché ribadisce la centralità del contraddittorio in ogni fase del processo penale. Anche di fronte a una palese causa di estinzione del reato come la prescrizione, il giudice d’appello non può decidere senza prima sentire le parti.

Le implicazioni pratiche sono rilevanti:

1. Garanzia del Diritto di Difesa: Viene tutelato il diritto dell’imputato a perseguire l’obiettivo più favorevole, cioè l’assoluzione nel merito, che ha effetti diversi e più ampi rispetto alla prescrizione.
2. Limiti ai Poteri del Giudice d’Appello: Si traccia un confine netto ai poteri decisionali del giudice di secondo grado, impedendogli di adottare procedure semplificate che sacrifichino le garanzie processuali.
3. Certezza del Diritto: Si consolida un orientamento giurisprudenziale che promuove la uniformità delle procedure su tutto il territorio nazionale, evitando prassi anomale da parte delle Corti territoriali.

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato una decisione formalmente corretta nella sostanza (la prescrizione era maturata), ma radicalmente sbagliata nella forma, ripristinando così la corretta sequenza procedurale e le garanzie per l’imputato.

Una Corte d’Appello può dichiarare un reato prescritto senza fissare un’udienza?
No. Secondo la Cassazione, il proscioglimento in appello, anche per prescrizione, non può essere pronunciato de plano (cioè in camera di consiglio senza preavviso e senza udienza), perché viola il principio del contraddittorio e il diritto di difesa.

Perché l’imputato ha fatto ricorso contro una sentenza che dichiarava il suo reato estinto?
L’imputato aveva interesse a ottenere un’assoluzione piena “nel merito” (ad esempio, per non aver commesso il fatto), che ha effetti più favorevoli rispetto a una semplice declaratoria di prescrizione. La decisione senza udienza gli ha impedito di sostenere le sue ragioni per ottenere tale risultato.

Cosa succede ora nel processo?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello e ha rinviato il caso alla stessa Corte d’Appello di Milano, che dovrà celebrare un nuovo giudizio rispettando il contraddittorio, quindi fissando un’udienza e permettendo alle parti di discutere la causa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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