LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Progressione trattamentale: no a benefici senza prove

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un collaboratore di giustizia contro il diniego della detenzione domiciliare. Nonostante la collaborazione e la buona condotta in carcere, la Corte ha confermato la valutazione di pericolosità sociale basata su gravi comportamenti passati, come la commissione di nuovi reati e l’insofferenza alle regole. La decisione ribadisce l’importanza del principio di progressione trattamentale, secondo cui i benefici penitenziari richiedono un percorso di rieducazione consolidato e non solo un inizio di riflessione critica.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Progressione Trattamentale: Perché la Buona Condotta in Carcere Non Sempre Basta

L’ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Settima Penale, n. 27001 del 2024, offre un’importante lezione sul concetto di progressione trattamentale nel sistema penitenziario italiano. La Corte ha stabilito che, per la concessione di misure alternative come la detenzione domiciliare, non è sufficiente una buona condotta intramuraria o un mero inizio di revisione critica del proprio passato criminale. È necessario, invece, un percorso di risocializzazione consolidato e privo di ambiguità, soprattutto quando la pericolosità sociale del soggetto appare ancora concreta. Analizziamo insieme questa decisione.

Il Caso: La Richiesta di Detenzione Domiciliare Rigettata

Il ricorrente, un collaboratore di giustizia, si era visto respingere dal Tribunale di Sorveglianza la richiesta di detenzione domiciliare. La motivazione del rigetto si fondava su una serie di comportamenti negativi tenuti dal soggetto: una marcata insofferenza alle regole del programma di protezione, che lo aveva portato a cambiare località protetta per ben dodici volte, la commissione di nuovi reati (tra cui un furto aggravato) e la tendenza a presentarsi come un “boss” per ottenere prestiti mai restituiti. Sulla base di questi elementi, il Tribunale aveva ritenuto ancora sussistente la sua pericolosità sociale e un elevato rischio di recidiva.

Nel suo ricorso in Cassazione, il soggetto sosteneva che il Tribunale avesse dato eccessivo peso a fatti ormai risalenti nel tempo (2018-2021), senza considerare adeguatamente la successiva e positiva condotta carceraria, l’utile collaborazione fornita alla giustizia e l’avvio di un percorso di riflessione critica.

La Valutazione della Progressione Trattamentale

Il cuore della questione ruota attorno al principio di progressione trattamentale. Questo principio cardine dell’ordinamento penitenziario prevede che il percorso di un detenuto verso il reinserimento sociale debba essere graduale. I benefici, come i permessi premio o le misure alternative, non sono diritti acquisiti, ma opportunità che vengono concesse solo quando il magistrato di sorveglianza accerta che il soggetto ha compiuto progressi significativi e che non vi è più il pericolo che commetta nuovi reati.

Il caso in esame dimostra che la valutazione non può limitarsi al solo comportamento tenuto all’interno delle mura carcerarie. La condotta del detenuto durante eventuali periodi di libertà o durante l’esecuzione di precedenti misure è un indicatore fondamentale della sua reale attitudine a rispettare le regole della convivenza civile.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e quindi inammissibile. I giudici supremi hanno sottolineato che le argomentazioni del ricorrente erano semplici lamentele di fatto, che non scalfivano la logicità della motivazione del Tribunale di Sorveglianza. La valutazione sulla persistente pericolosità sociale era stata correttamente dedotta non solo dai numerosi trasferimenti, ma soprattutto dal comportamento tenuto dal soggetto in stato di libertà, culminato nella commissione di un furto aggravato. Questo episodio, secondo la Corte, legittimava una prognosi negativa sul suo reinserimento sociale.

La Cassazione ha ribadito un principio giurisprudenziale consolidato: anche in presenza di elementi positivi, il tribunale di sorveglianza può legittimamente ritenere necessario un ulteriore periodo di osservazione e lo svolgimento di altri esperimenti premiali prima di concedere una misura alternativa. Questo è particolarmente vero quando il reato originario è sintomo di una notevole capacità a delinquere e di legami con ambienti criminali di alto livello. La positiva condotta carceraria, pur essendo un presupposto, non può da sola escludere una valutazione negativa complessiva se altri elementi indicano che il percorso di rieducazione non è ancora completo.

Le Conclusioni

La decisione in commento rafforza l’idea che il percorso verso il recupero di un condannato deve essere concreto e verificabile. La progressione trattamentale non è un automatismo, ma un processo che richiede la dimostrazione fattuale di un cambiamento profondo. La commissione di nuovi reati durante un periodo di libertà o l’incapacità di aderire a un programma di protezione sono segnali inequivocabili che il percorso rieducativo è ancora agli inizi e che la concessione di benefici più ampi sarebbe prematura e rischiosa per la collettività. Per i detenuti, ciò significa che ogni passo, sia dentro che fuori dal carcere, è fondamentale per dimostrare un reale e stabile cambiamento.

Perché è stata negata la detenzione domiciliare a un collaboratore di giustizia?
La richiesta è stata negata perché, nonostante la collaborazione, il soggetto ha dimostrato una persistente pericolosità sociale attraverso comportamenti come la commissione di nuovi reati (furto aggravato) e una forte insofferenza alle regole del programma di protezione, elementi che indicavano un percorso di reinserimento non ancora completato.

La buona condotta in carcere è sufficiente per ottenere misure alternative?
No. Secondo questa ordinanza, la buona condotta intramuraria è un elemento positivo ma non decisivo. La valutazione del giudice deve tenere conto di tutti gli aspetti della personalità del condannato, inclusa la sua condotta durante precedenti periodi di libertà, per formulare un giudizio completo sulla sua affidabilità e sul rischio di recidiva.

Cosa si intende per principio di progressione trattamentale?
È il principio secondo cui la concessione di benefici penitenziari deve avvenire in modo graduale. Un tribunale può ritenere necessario un ulteriore periodo di osservazione o la partecipazione a programmi specifici prima di concedere misure alternative, al fine di verificare la solidità del cambiamento del condannato e la sua effettiva attitudine a rispettare le leggi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati