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Progressione criminosa: quando il reato minore è assorbito

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15960/2025, ha chiarito i contorni della cosiddetta progressione criminosa. Nel caso di specie, un reato di minaccia, commesso brandendo una bottiglia, è stato ritenuto assorbito nel più grave reato di tentate lesioni, realizzato rompendo la stessa bottiglia e scagliandola contro la vittima. La Corte ha ravvisato un’unica azione che si è intensificata, giustificando l’applicazione della sola sanzione per il reato più grave e annullando la condanna per la minaccia.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Progressione criminosa: quando la minaccia è assorbita nelle lesioni

In diritto penale, non sempre a ogni azione corrisponde un reato autonomo. A volte, più condotte si fondono in un unico evento delittuoso. È il caso della progressione criminosa, un concetto chiave affrontato dalla Corte di Cassazione nella recente sentenza n. 15960 del 2025. La Corte ha stabilito che se un’azione inizia come minaccia e si evolve in un tentativo di lesione, senza interruzioni, si configura un unico reato, quello più grave, che assorbe il precedente. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale e confermata in appello nei confronti di un individuo per i reati di tentate lesioni, minaccia e danneggiamento. La sequenza dei fatti, così come ricostruita dai giudici di merito, era chiara: l’imputato aveva prima brandito una bottiglia di vetro all’indirizzo della persona offesa (configurando il reato di minaccia) e, subito dopo, aveva rotto la stessa bottiglia per scagliarla contro la vittima (integrando il reato di tentate lesioni).

L’imputato, attraverso il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando un errore di diritto: a suo avviso, le due condotte non avrebbero dovuto essere punite separatamente. La minaccia iniziale, infatti, era un passo necessario e direttamente collegato al successivo tentativo di lesione, dovendo quindi essere assorbita in quest’ultimo.

La Decisione della Corte e la progressione criminosa

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici hanno riconosciuto che l’intera sequenza aggressiva si è svolta in un’unica azione, senza soluzioni di continuità. La condotta dell’imputato, dal brandire la bottiglia al romperla e scagliarla, rappresenta un’unica azione che si è intensificata nel tempo.

Questo fenomeno è noto come progressione criminosa. Si verifica quando l’intensificazione di una medesima attività criminale porta a una modificazione del titolo del reato. In altre parole, l’agente inizia a commettere un reato meno grave, ma nel corso della stessa azione, la sua condotta si aggrava fino a integrare un reato diverso e più severo.

L’Unicità dell’Azione Aggressiva

Il punto centrale della decisione è l’assenza di una frattura temporale o logica tra i due atti. La minaccia non era un episodio a sé stante, ma l’antecedente causale e la prima fase del tentativo di lesione. In un contesto simile, punire entrambe le condotte separatamente violerebbe il principio del ne bis in idem sostanziale, che vieta di punire due volte una persona per lo stesso fatto.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione basandosi sul principio di specialità, sancito dall’art. 15 del codice penale. Sebbene qui si tratti più propriamente di assorbimento (o consunzione), il concetto di fondo è lo stesso: evitare un’ingiusta duplicazione di pena. Il delitto di tentate lesioni, essendo più grave, contiene in sé l’intero disvalore della minaccia che lo ha preceduto. La minaccia, in questo specifico contesto, perde la sua autonomia e diventa parte integrante del reato più grave.

La Corte ha inoltre precisato che la questione sulla qualificazione giuridica del fatto può essere sollevata per la prima volta in Cassazione, a condizione che non richieda nuovi accertamenti di fatto, come nel caso di specie, dove l’unicità della sequenza era già chiaramente emersa dalle sentenze di merito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce che, per determinare se si sia in presenza di più reati o di un’unica fattispecie progressiva, è necessario valutare il contesto e la continuità dell’azione. Se un reato meno grave è solo un passaggio verso la commissione di uno più grave, all’interno dello stesso contesto fattuale, si applicherà solo la pena per quest’ultimo.

Di conseguenza, la Corte ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente al reato di minaccia, dichiarandolo assorbito in quello di tentate lesioni, ed ha eliminato il relativo aumento di pena. Questa decisione riafferma un principio di razionalità e proporzionalità del sistema sanzionatorio, evitando che un’unica escalation di violenza venga artificiosamente frammentata in più reati.

Che cosa si intende per ‘progressione criminosa’?
Secondo la sentenza, si ha ‘progressione criminosa’ quando l’intensificazione di una medesima attività illecita determina un cambiamento del titolo di reato. In pratica, un’unica azione si aggrava progressivamente, passando da un reato meno grave a uno più grave.

Perché il reato di minaccia è stato considerato assorbito in quello di tentate lesioni?
Il reato di minaccia (brandire la bottiglia) è stato assorbito perché si è risolto in un’unica azione con il tentato ferimento (rompere e scagliare la bottiglia), senza alcuna interruzione. La minaccia è stata considerata un necessario antecedente causale e parte integrante del fatto più grave, non un reato autonomo.

È possibile sollevare per la prima volta in Cassazione una questione sulla qualificazione giuridica di un fatto?
Sì, la sentenza conferma che la Corte di Cassazione può decidere su questioni di qualificazione giuridica del fatto, anche se sollevate per la prima volta in quella sede, a patto che l’impugnazione sia ammissibile e che la soluzione non richieda nuovi accertamenti di fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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