LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Programmazione unitaria reato: non è necessaria

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per plurime violazioni del Codice della Strada. La Corte ha stabilito che, per configurare il reato contestato (art. 116 C.d.S.), non è necessario dimostrare una programmazione unitaria delle diverse condotte, rigettando la tesi difensiva e confermando la condanna dei giudici di merito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Programmazione Unitaria Reato: Non Necessaria per le Plurime Violazioni al Codice della Strada

Con l’ordinanza n. 6943 del 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un interessante aspetto relativo ai reati previsti dal Codice della Strada, chiarendo quando più violazioni possono essere considerate un unico illecito. La questione centrale riguarda la necessità o meno di una programmazione unitaria del reato ai fini della configurabilità della fattispecie contestata. Questa decisione offre importanti spunti di riflessione sull’applicazione della legge penale a condotte reiterate nel tempo.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale di Termini Imerese e successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Palermo. Un soggetto veniva ritenuto responsabile per due distinte violazioni dell’articolo 116, commi 15 e 17, del Codice della Strada, commesse a distanza di alcuni mesi, precisamente il 17 ottobre 2017 e il 18 aprile 2018.

I giudici di merito, pur riconoscendo l’istituto della continuazione tra i reati e concedendo le circostanze attenuanti generiche, avevano condannato l’imputato alla pena di tre mesi di arresto. La difesa, non soddisfatta della decisione, proponeva ricorso per cassazione, basando le proprie argomentazioni su un unico, specifico motivo di diritto.

Il Ricorso in Cassazione e la questione della Programmazione Unitaria Reato

L’imputato, tramite il suo difensore, ha sostenuto davanti alla Suprema Corte l’erronea applicazione della legge penale. Secondo la tesi difensiva, la fattispecie di reato contestata richiederebbe, per la sua integrazione, un requisito ulteriore rispetto alla semplice commissione delle due condotte illecite. Questo elemento sarebbe la cosiddetta programmazione unitaria, ovvero la prova che le due violazioni fossero state concepite e realizzate nell’ambito di un unico piano preordinato.

In altre parole, la difesa mirava a dimostrare che, in assenza di un progetto unitario che legasse i due episodi, non si potesse configurare il reato nella forma continuata, ma si trattasse di episodi distinti e non collegati da un nesso psicologico comune.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo completamente la tesi difensiva. Gli Ermellini hanno osservato che la censura sollevata era una mera ripetizione di una doglianza già presentata e adeguatamente rigettata dalla Corte d’Appello.

Nel merito, la Corte ha confermato l’interpretazione dei giudici precedenti, ritenendo l’argomento difensivo destituito di ogni fondamento. I giudici hanno chiarito che, ai fini dell’integrazione del fatto tipico di reato previsto dall’art. 116 C.d.S., non è richiesto alcun ulteriore requisito costituito dalla programmazione unitaria delle due condotte. La semplice commissione delle violazioni, nelle circostanze previste dalla norma, è di per sé sufficiente a configurare l’illecito. L’assunto difensivo introduceva un elemento non previsto dalla legge per quella specifica fattispecie.

Data l’evidente infondatezza e il palese carattere dilatorio del ricorso, la Corte ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce un principio importante: gli elementi costitutivi di un reato sono solo quelli espressamente previsti dalla norma incriminatrice. Non è possibile per l’interprete o per la difesa aggiungere requisiti non contemplati dal legislatore. Nel caso specifico delle reiterate violazioni al Codice della Strada, la Corte di Cassazione ha escluso che la necessità di una programmazione unitaria del reato sia un elemento della fattispecie. La decisione serve da monito contro la presentazione di ricorsi meramente ripetitivi o dilatori, che non solo vengono dichiarati inammissibili, ma comportano anche sanzioni pecuniarie per il ricorrente.

Per il reato di cui all’art. 116 C.d.S., è necessario che le diverse violazioni siano frutto di una programmazione unitaria?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la programmazione unitaria delle condotte non è un requisito richiesto per l’integrazione di questa specifica fattispecie di reato.

Cosa succede se un ricorso per cassazione si limita a ripetere argomenti già respinti in appello?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile, poiché considerato meramente reiterativo di doglianze già esaminate e correttamente rigettate dalla corte di merito nel precedente grado di giudizio.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità di un ricorso con carattere dilatorio?
Oltre alla condanna al pagamento delle spese processuali, il ricorrente viene condannato a versare una somma di denaro alla Cassa delle ammende come sanzione per aver presentato un ricorso palesemente infondato e volto a ritardare la giustizia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati