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Profitto nella rapina: la gelosia è sufficiente?

Un uomo, condannato per atti persecutori e rapina ai danni dell’ex compagna, ricorre in Cassazione sostenendo che la sottrazione del cellulare per gelosia non costituisca reato di rapina per assenza di un profitto economico. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando che il “profitto nella rapina” può essere anche non patrimoniale, come il vantaggio derivante dall’impedire alla vittima di comunicare con terzi. La Corte ha inoltre escluso l’applicabilità della nuova attenuante della lieve entità, data la violenza e il contesto di stalking.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Profitto nella Rapina: La Gelosia è un Vantaggio Valido?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 47610 del 2024, torna su un tema cruciale nei reati contro il patrimonio: la nozione di profitto nella rapina. La decisione chiarisce che per integrare il reato non è necessario un vantaggio economico, essendo sufficiente anche un fine di natura diversa, come quello derivante dalla gelosia. Analizziamo una pronuncia che si inserisce nel solco della tutela rafforzata delle vittime di violenza di genere, riconoscendo la gravità di atti di controllo e prevaricazione.

I Fatti del Caso: Stalking e Sottrazione del Cellulare

Il caso trae origine da una relazione sentimentale tossica, sfociata in una serie di condotte persecutorie da parte di un uomo nei confronti della sua ex compagna. La vicenda, caratterizzata da continui insulti, minacce, pedinamenti e aggressioni fisiche, era culminata in due episodi specifici in cui l’uomo aveva sottratto con violenza il telefono cellulare alla donna. L’obiettivo non era l’arricchimento, ma impedirle di comunicare con altre persone e controllarne i contenuti per motivi di gelosia. In seguito, i telefoni erano stati danneggiati o dispersi. Per questi fatti, l’uomo veniva condannato in primo grado e in appello per atti persecutori, lesioni e rapina.

L’Appello e i Motivi del Ricorso

La difesa dell’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, basandosi principalmente su due argomentazioni:

1. Assenza del dolo di profitto: Secondo il ricorrente, la sottrazione dei cellulari non configurava il reato di rapina poiché mancava l’intenzione di trarre un profitto. L’azione era mossa esclusivamente dalla gelosia e finalizzata al controllo, tanto che i beni erano stati poi distrutti. La difesa sosteneva che tale condotta dovesse essere riqualificata in un reato meno grave.
2. Mancato riconoscimento dell’attenuante di lieve entità: In subordine, si chiedeva l’applicazione della diminuente per la lieve entità del fatto, recentemente introdotta per il reato di rapina dalla Corte Costituzionale.

L’Analisi della Cassazione sul Profitto nella Rapina

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, offrendo un’importante lezione sulla nozione di profitto nella rapina. Richiamando un precedente delle Sezioni Unite (sentenza n. 41570/2023), i giudici hanno ribadito che il profitto non deve essere necessariamente di natura patrimoniale. Può consistere in qualsiasi vantaggio, utilità o piacere, anche solo morale o sentimentale, che l’autore del reato si ripromette dalla sua azione.

Nel caso specifico, l’impossessamento violento del telefono della vittima, mosso dalla gelosia, era finalizzato a impedirle di comunicare con terzi. Questo atto di dominio sulla cosa ha garantito all’agente un vantaggio non patrimoniale: il soddisfacimento del suo impulso di controllo e la punizione della compagna. Il fatto che il telefono sia stato successivamente distrutto non elimina il reato di rapina già perfezionatosi al momento della sottrazione violenta.

L’Esclusione dell’Attenuante della Lieve Entità

Un altro punto significativo riguarda l’applicazione della nuova attenuante della lieve entità del fatto per la rapina (art. 628 c.p.), introdotta a seguito della sentenza n. 86/2024 della Corte Costituzionale. Sebbene la Cassazione abbia riconosciuto l’applicabilità in astratto della norma, ha concluso che nel caso di specie non sussistevano i presupposti. La Corte ha ritenuto di poter decidere direttamente sul punto senza rinviare il giudizio, per ragioni di economia processuale.

La valutazione della “lieve entità” deve considerare l’intera condotta. In questo caso, la violenza fisica esercitata sulla persona (che ha provocato lesioni con prognosi di dieci giorni) e l’inserimento degli episodi in un contesto prolungato di gravi condotte persecutorie escludevano categoricamente che il fatto potesse essere considerato di minima offensività.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda su una lettura del diritto penale attenta al contesto e alla protezione delle vittime. La Corte ha stabilito che la nozione di “profitto” nel delitto di rapina è ampia e onnicomprensiva, includendo qualsiasi forma di vantaggio soggettivo, anche non economico, che l’autore si prefigge. L’atto di sottrarre un telefono per gelosia integra pienamente questo requisito, poiché l’agente trae un’utilità dal controllo e dall’isolamento della vittima. Inoltre, la Corte ha sottolineato che la gravità di un’azione criminale non può essere valutata isolatamente, ma deve tenere conto del contesto relazionale in cui si inserisce. La violenza e la prevaricazione sistematiche, tipiche dello stalking, aggravano la portata offensiva di ogni singolo episodio, rendendo impossibile qualificarlo come di “lieve entità”.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio di fondamentale importanza: gli atti di controllo possessivo e violento all’interno di una relazione, come la sottrazione di un cellulare, non sono semplici litigi o gesti di gelosia, ma possono integrare reati gravi come la rapina. Questa interpretazione estensiva del profitto nella rapina rafforza la tutela delle vittime di violenza domestica e di genere, riconoscendo che il danno inflitto non è solo patrimoniale, ma consiste nella lesione della libertà e della dignità della persona.

Sottrarre un cellulare per gelosia può essere considerato rapina?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il reato di rapina si configura anche quando la sottrazione violenta del bene è motivata dalla gelosia e finalizzata a controllare la vittima. Il “profitto” richiesto dalla norma può essere anche di natura non patrimoniale, come il vantaggio di impedire le comunicazioni della persona offesa.

È possibile ottenere l’attenuante della lieve entità per una rapina commessa in un contesto di stalking?
No. La sentenza chiarisce che l’attenuante della lieve entità del fatto è incompatibile con una condotta caratterizzata da significativa violenza fisica e inserita in un contesto di atti persecutori protratti nel tempo. Tali circostanze denotano un’elevata portata offensiva che esclude la minima lesività del fatto.

Cosa si intende per “profitto” nel reato di rapina secondo la Cassazione?
Il profitto nel reato di rapina è inteso in senso ampio e non si limita a un vantaggio economico. Comprende qualsiasi utilità, piacere o soddisfazione, anche di natura puramente morale, sentimentale o psicologica, che l’autore del reato intende conseguire attraverso l’impossessamento della cosa altrui.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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