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Profitto ingiusto truffa: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di due soggetti condannati per truffa. Avevano ottenuto ricevute di pagamento quietanzate senza versare il dovuto. La Corte conferma che la creazione di una prova documentale di un pagamento mai avvenuto costituisce un danno patrimoniale e configura il profitto ingiusto truffa.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Profitto ingiusto truffa: quando una ricevuta non pagata è reato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19083/2024, ha affrontato un interessante caso di profitto ingiusto truffa, chiarendo che ottenere ricevute di pagamento senza aver effettivamente saldato il debito costituisce pienamente il reato. Questa decisione ribadisce principi fondamentali sulla natura del danno patrimoniale e del profitto illecito nel contesto delle frodi documentali. Analizziamo insieme la vicenda e le motivazioni della Suprema Corte.

I fatti di causa

La vicenda giudiziaria trae origine dalla condanna, confermata in appello, di due individui per il reato di truffa. Il meccanismo fraudolento consisteva nell’ottenere dal creditore delle ricevute e delle bollette già quietanzate, ovvero contrassegnate come pagate, senza però corrispondere le somme dovute. In questo modo, i due soggetti si procuravano una prova documentale di un pagamento in realtà mai avvenuto. Ritenendo ingiusta la condanna, i due imputati hanno presentato ricorso per Cassazione.

I motivi del ricorso e la contestazione del profitto ingiusto truffa

I ricorrenti hanno basato la loro difesa su due motivi principali, contestando la configurabilità stessa del delitto di truffa. A loro avviso, mancavano gli elementi essenziali del reato, in particolare l’ingiusto profitto e il danno patrimoniale per la persona offesa. Essi sostenevano che la semplice emissione di una ricevuta non pagata non potesse, di per sé, integrare un danno concreto e un profitto illecito.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. I giudici hanno ritenuto i motivi di ricorso “reiterativi e manifestamente infondati”. La Corte ha infatti evidenziato come la Corte d’Appello avesse già analizzato correttamente e in modo esauriente la questione, fornendo una motivazione logica e coerente.

Le motivazioni

Il cuore della decisione risiede nella definizione di danno patrimoniale e di profitto ingiusto. La Cassazione ha spiegato che il meccanismo fraudolento, consistente nell’ottenere le quietanze senza versare il corrispettivo, integra pienamente un danno patrimoniale. Il danno, infatti, non è un concetto astratto, ma si concretizza nel momento in cui al creditore viene sottratta la possibilità di provare il suo credito, in quanto è stata creata una prova documentale falsa che attesta l’avvenuto pagamento.

L’ingiusto profitto per i truffatori consiste, specularmente, nell’ottenimento di questo documento liberatorio che li solleva, almeno apparentemente, dall’obbligo di pagare. La Corte ha specificato che concedere la prova documentale di un pagamento mai ricevuto è l’essenza stessa del danno patrimoniale nel caso di specie. Pertanto, le argomentazioni dei ricorrenti sono state respinte perché non tenevano conto della natura stessa del reato di truffa in un contesto documentale.

Conclusioni

Questa ordinanza è significativa perché riafferma un principio cruciale: il danno nel reato di truffa può essere anche di natura documentale e consistere nella creazione di una falsa apparenza giuridica. Non è necessario un immediato depauperamento monetario, essendo sufficiente compromettere la posizione giuridica e patrimoniale della vittima. La decisione sottolinea inoltre che i ricorsi in Cassazione devono basarsi su vizi concreti della sentenza impugnata e non possono limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio.

Cosa si intende per profitto ingiusto nel reato di truffa secondo questa ordinanza?
Il profitto ingiusto consiste nell’ottenere un vantaggio patrimoniale o di altra natura attraverso l’inganno. In questo caso, il profitto è rappresentato dall’acquisizione di ricevute quietanzate che liberano falsamente i debitori dal loro obbligo di pagamento.

Perché ottenere una ricevuta quietanzata senza pagare costituisce un danno patrimoniale?
Costituisce un danno patrimoniale perché il creditore viene privato della sua posizione giuridica, concedendo una prova scritta che attesta falsamente l’estinzione del debito. Questo documento può essere usato contro di lui, rendendo difficile o impossibile il recupero del credito.

Per quale motivo la Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili?
I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili perché i motivi presentati erano ritenuti “reiterativi e manifestamente infondati”. Gli imputati si sono limitati a riproporre le stesse tesi già correttamente respinte dalla Corte d’Appello, senza sollevare nuove e valide questioni di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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