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Profitto del riciclaggio: cosa si può confiscare?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10218/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di confisca per riciclaggio. In un caso riguardante un sequestro di oltre 465.000 euro a carico di un indagato, la Corte ha annullato la decisione del Tribunale del Riesame che limitava il sequestro al solo vantaggio economico percepito dal riciclatore. La Cassazione ha invece affermato che il profitto del riciclaggio, confiscabile anche per equivalente, è costituito dall’intero ammontare delle somme oggetto delle operazioni illecite, in quanto rappresenta il ‘prodotto’ stesso del reato.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Profitto del riciclaggio: la Cassazione stabilisce che si confisca l’intera somma

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 10218 del 2024, ha messo un punto fermo su una questione dibattuta: cosa si intende per profitto del riciclaggio ai fini della confisca? La risposta dei giudici è netta e ha importanti implicazioni pratiche: l’oggetto della confisca non è solo il guadagno del riciclatore, ma l’intero capitale illecito movimentato. Analizziamo insieme la vicenda e la portata di questa decisione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’indagine a carico del gestore di una tabaccheria, accusato del reato di riciclaggio. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) aveva disposto un sequestro preventivo, diretto o per equivalente, per un importo complessivo di 465.123,00 euro, corrispondente alle somme che si riteneva fossero state ‘ripulite’.

In sede di riesame, il Tribunale di Bari aveva annullato il provvedimento. Secondo il tribunale cautelare, la confisca nel riciclaggio dovrebbe colpire solo il vantaggio patrimoniale effettivamente conseguito dal riciclatore (ad esempio, la sua ‘commissione’ per l’operazione) e non l’intera somma proveniente dal reato presupposto. Il Pubblico Ministero, non condividendo questa interpretazione restrittiva, ha proposto ricorso in Cassazione.

Il contrasto interpretativo sul profitto del riciclaggio

La questione giuridica al centro del dibattito verte sulla corretta definizione di profitto del riciclaggio. Esistono due orientamenti principali:

1. Orientamento restrittivo: Sostenuto dal Tribunale del Riesame, ritiene che il profitto confiscabile sia solo il lucro personale del riciclatore. L’intera somma ‘lavata’ costituirebbe il profitto del reato presupposto, non del riciclaggio. Questa tesi si basa sull’impossibilità di un concorso tra l’autore del reato originario e il riciclatore.

2. Orientamento estensivo: Sostenuto dal Pubblico Ministero e avallato da altre pronunce della Cassazione, afferma che il profitto del riciclaggio è rappresentato dal valore totale delle somme di denaro oggetto delle operazioni di ‘pulizia’. L’attività del riciclatore, infatti, è finalizzata proprio a ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa di quel capitale, rendendolo di fatto disponibile.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Pubblico Ministero, sposando l’orientamento estensivo. La Corte ha annullato l’ordinanza del Tribunale di Bari e ha rinviato il caso per un nuovo giudizio, che dovrà attenersi al principio di diritto enunciato.

Le motivazioni

I giudici di legittimità hanno chiarito che, nel contesto del riciclaggio, il concetto di ‘profitto’ deve essere interpretato in modo ampio per garantire l’effettività della norma, anche in coerenza con gli obblighi derivanti dalle fonti europee e internazionali.

La Corte distingue le nozioni di profitto, prodotto e prezzo del reato. Mentre il profitto è il vantaggio economico e il prezzo è il compenso per il reato, il prodotto è il risultato empirico dell’attività illecita. Nel riciclaggio, il denaro, i beni o le altre utilità che vengono sostituite, trasferite o manipolate per occultarne l’origine costituiscono il ‘prodotto’ stesso del reato. L’intera operazione criminosa ha come oggetto e risultato la ‘ripulitura’ di quel capitale.

Di conseguenza, tale ‘prodotto’ è interamente assoggettabile a confisca ai sensi dell’art. 648-quater del codice penale, sia in forma diretta che per equivalente. Limitare la misura ablativa al solo compenso del riciclatore snaturerebbe la funzione della norma, che è quella di sottrarre dal circuito economico tutte le risorse di provenienza criminale.

Conclusioni

Questa sentenza consolida un principio di fondamentale importanza nella lotta alla criminalità economica. Stabilendo che il profitto del riciclaggio coincide con l’intero valore dei beni ‘ripuliti’, la Cassazione fornisce agli inquirenti uno strumento più efficace per aggredire i patrimoni illeciti. Per chi compie tali operazioni, il rischio non è più limitato alla perdita del proprio guadagno, ma si estende all’intero capitale movimentato, con un effetto deterrente notevolmente superiore.

Cosa si intende per profitto del reato di riciclaggio ai fini della confisca?
Secondo la sentenza, il profitto confiscabile nel reato di riciclaggio non è solo il vantaggio economico personale del riciclatore, ma l’intero ammontare delle somme o il valore dei beni che sono stati oggetto delle operazioni di ‘ripulitura’.

È possibile confiscare al riciclatore l’intera somma di denaro proveniente da un altro reato?
Sì. La Corte di Cassazione ha specificato che il denaro ‘ripulito’ rappresenta il ‘prodotto’ del reato di riciclaggio e, come tale, è interamente soggetto a confisca, anche per equivalente, a carico di chi ha commesso il riciclaggio.

Perché la Cassazione ha respinto l’interpretazione più restrittiva?
La Corte ha ritenuto che limitare la confisca al solo compenso del riciclatore sarebbe un’interpretazione riduttiva e poco efficace. La finalità delle norme anti-riciclaggio, anche di matrice europea, è quella di privare i circuiti criminali di tutte le risorse illecite, e l’interpretazione estensiva del concetto di profitto/prodotto è quella che meglio persegue questo obiettivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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