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Profitto del reato e bonus edilizi: la Cassazione

Un amministratore di società impugna un sequestro, ritenendolo eccessivo rispetto al valore dei crediti d’imposta fittizi (circa 3,4 milioni di euro) legati a bonus edilizi. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, chiarendo la distinzione tra sequestro impeditivo sui crediti (prodotto del reato) e sequestro per confisca del profitto del reato. La Corte stabilisce che l’intero valore del credito illecitamente ottenuto costituisce il profitto, senza che vi siano duplicazioni illegittime.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Profitto del Reato nei Bonus Edilizi: Chiarimenti dalla Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nelle frodi sui bonus edilizi: la corretta identificazione del profitto del reato e la legittimità delle misure di sequestro. La decisione chiarisce che l’intero valore dei crediti d’imposta fittizi costituisce il profitto confiscabile e che non vi è alcuna duplicazione illegittima nel disporre contemporaneamente un sequestro preventivo sui crediti e un sequestro per equivalente sui beni dell’indagato. Analizziamo i dettagli di questa importante pronuncia.

Il Caso: Sequestro Eccessivo e Duplicazione del Valore

Il caso ha origine dal ricorso di un amministratore di una società costruttrice, indagato per il reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche (art. 316-ter c.p.). La società aveva ricevuto crediti d’imposta inesistenti, per un valore di circa 3,4 milioni di euro, tramite il meccanismo dello sconto in fattura per lavori di riqualificazione sismica mai eseguiti.

L’autorità giudiziaria aveva disposto un doppio sequestro: uno di tipo impeditivo sui crediti d’imposta, per bloccarne la circolazione, e uno finalizzato alla confisca, anche per equivalente, per un importo pari al valore dei crediti stessi, sui beni della società e dell’amministratore. Il ricorrente sosteneva che tale operazione costituisse una duplicazione illegittima del sequestro, eccedendo il reale profitto del reato, che a suo dire doveva limitarsi alle sole somme effettivamente monetizzate.

La Nozione di Profitto del Reato secondo la Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per definire con precisione i contorni del profitto del reato in materia di crediti d’imposta fittizi. I giudici hanno stabilito un principio fondamentale: il profitto coincide con l’intero valore del credito indebitamente acquisito, sin dal momento della sua generazione.

Distinzione tra Prodotto e Profitto del Reato

La Corte opera una netta distinzione tra “prodotto” e “profitto” del reato.

– Il prodotto è il risultato materiale dell’azione criminosa, ovvero i crediti d’imposta fittizi stessi. Questi possono essere oggetto di sequestro impeditivo (art. 321, comma 1, c.p.p.) per evitare che la loro circolazione aggravi le conseguenze del reato, anche se si trovano in possesso di terzi cessionari in buona fede.

– Il profitto è il vantaggio economico che deriva dal reato. In questo contesto, l’acquisizione stessa del diritto di credito, seppur fittizio, rappresenta un’entrata nel patrimonio dell’autore del reato. La sua successiva cessione o monetizzazione non è un nuovo profitto, ma una mera trasformazione di quello già conseguito.

Sequestro Impeditivo e Sequestro per Confisca: Finalità Diverse

Sulla base di questa distinzione, la Cassazione ha concluso che i due sequestri non si sovrappongono illegittimamente, ma perseguono finalità diverse e complementari. Il sequestro impeditivo sui crediti ha una funzione cautelare e preventiva, volta a bloccare la circolazione di titoli dannosi per l’Erario. Il sequestro finalizzato alla confisca, invece, ha una funzione sanzionatoria, mirando a sottrarre all’autore del reato il vantaggio economico illecito.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando che la tesi difensiva era manifestamente infondata. Secondo i giudici, il profitto derivante dall’indebita percezione di erogazioni pubbliche si realizza con la stessa acquisizione del diritto di credito. Questo rappresenta un vantaggio economico immediato, suscettibile di confisca diretta o per equivalente, ai sensi dell’art. 322-ter c.p.

La successiva negoziazione del credito, come la sua cessione a terzi, non genera un nuovo profitto, ma costituisce semplicemente la monetizzazione di un vantaggio già acquisito. Di conseguenza, non vi è alcuna duplicazione nel colpire con il sequestro sia il credito (prodotto), per impedirne l’uso, sia un valore corrispondente nel patrimonio del reo (profitto), per ripristinare l’ordine economico violato.

La Corte ha ribadito che la giurisprudenza è costante nell’affermare la legittimità di questo approccio, che distingue la natura e lo scopo dei diversi tipi di sequestro, garantendo sia la prevenzione di ulteriori danni sia l’effettiva ablazione dei guadagni illeciti.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Le conclusioni della Corte di Cassazione hanno importanti implicazioni pratiche. Innanzitutto, rafforzano gli strumenti di contrasto alle frodi sui bonus edilizi, legittimando un approccio aggressivo nel recupero delle somme illecitamente percepite. In secondo luogo, forniscono un’interpretazione chiara e univoca della nozione di profitto del reato, stabilendo che esso coincide con l’intero ammontare del credito fittizio ottenuto.

Questa pronuncia serve da monito per chiunque intenda sfruttare illecitamente le agevolazioni fiscali: non solo i crediti verranno bloccati, ma un valore equivalente sarà aggredito nel patrimonio personale, a prescindere dal fatto che i crediti siano stati o meno già monetizzati. Si tratta di un principio essenziale per garantire l’effettività della sanzione penale e il ripristino della legalità economica.

Nei reati sui bonus edilizi, cosa si intende per “profitto del reato”?
Il profitto del reato è l’intero vantaggio economico derivante dall’illecito, che in questo caso corrisponde al valore nominale completo del credito d’imposta ottenuto indebitamente, e non solo alla somma eventualmente incassata dalla sua cessione.

È legale disporre sia il sequestro dei crediti d’imposta fittizi sia un sequestro per un valore equivalente sui beni dell’indagato?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che è pienamente legittimo. Si tratta di due misure distinte e con finalità diverse: il sequestro dei crediti (prodotto del reato) ha una funzione preventiva per bloccarne la circolazione, mentre il sequestro per equivalente (sul profitto del reato) ha una funzione sanzionatoria per sottrarre il guadagno illecito.

L’utilizzo o la cessione del credito d’imposta illecito aumenta il valore del profitto da confiscare?
No. Secondo la sentenza, l’utilizzo o la cessione del credito non aumentano il profitto, ma ne rappresentano una mera trasformazione o monetizzazione. Il profitto è già interamente costituito e acquisito nel momento in cui il credito fittizio entra nella disponibilità del soggetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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