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Profitto del reato di riciclaggio: l’intero importo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 38785/2024, ha stabilito che il profitto del reato di riciclaggio corrisponde all’intero valore delle somme oggetto delle operazioni illecite. Nel caso esaminato, un titolare di tabaccheria aveva facilitato il riciclaggio di fondi provenienti da indebite percezioni del reddito di cittadinanza attraverso finte transazioni POS. La Corte ha rigettato il ricorso dell’indagato, il quale sosteneva che il profitto sequestrabile dovesse limitarsi alla sua ‘commissione’, confermando invece il sequestro per l’intero ammontare delle somme movimentate, pari a oltre 465.000 euro.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Profitto del Reato di Riciclaggio: L’Intero Valore delle Somme è Sequestrabile

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 38785/2024) ha consolidato un principio fondamentale in materia di contrasto al crimine economico: la definizione del profitto del reato di riciclaggio. La Corte ha chiarito che il profitto, e quindi l’importo sequestrabile, non è limitato al solo guadagno del riciclatore, ma si estende all’intero valore delle somme oggetto delle operazioni illecite. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche per tutti coloro che, a vario titolo, si trovano a gestire operazioni finanziarie e a prevenire infiltrazioni criminali.

I Fatti: Il Riciclaggio Tramite Finti Acquisti in Tabaccheria

Il caso trae origine da un’indagine nei confronti del titolare di una tabaccheria, accusato di riciclaggio. L’attività illecita consisteva nel facilitare la ‘pulizia’ di denaro proveniente da indebite percezioni del reddito di cittadinanza da parte di soggetti terzi.

Concretamente, questi soggetti effettuavano presso la tabaccheria una serie di acquisti fittizi tramite POS. Le transazioni, spesso per importi rilevanti e ‘tondi’ (ad esempio, 500 euro) e ripetute a brevissima distanza di tempo, non corrispondevano a una reale vendita di beni. Il denaro, accreditato elettronicamente sul conto dell’esercente, veniva poi presumibilmente restituito in contanti ai percettori del reddito, trattenendo una quota per il ‘servizio’ offerto. In questo modo, si ostacolava l’identificazione della provenienza delittuosa delle somme.

Il Contesto Processuale e il Profitto del Reato di Riciclaggio

L’iter giudiziario è stato complesso. Inizialmente, era stato disposto un sequestro per un valore di oltre 465.000 euro, corrispondente alla totalità delle transazioni sospette. Il Tribunale del Riesame, in un primo momento, aveva annullato il provvedimento, ritenendo che il profitto del riciclatore dovesse essere identificato solo nella sua ‘commissione’, ovvero il vantaggio economico diretto conseguito.

Tuttavia, la Procura aveva impugnato tale decisione e una precedente sentenza della Cassazione aveva annullato l’ordinanza, stabilendo un principio di diritto vincolante: il profitto del reato di riciclaggio è rappresentato dal valore totale delle somme la cui provenienza viene occultata. Di conseguenza, il Tribunale del Riesame, in sede di rinvio, aveva confermato il sequestro originario sull’intero importo.

L’indagato ha quindi presentato un nuovo ricorso in Cassazione, contestando nuovamente tale interpretazione e sostenendo che il profitto dovesse essere calcolato come differenza tra gli incassi totali e il valore delle vendite reali.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con la sentenza in esame, ha rigettato il ricorso, definendolo infondato. Ha confermato in via definitiva che l’interpretazione corretta è quella che identifica il profitto del riciclaggio con l’intero ammontare delle somme movimentate.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si fonda su una logica stringente. Il reato di riciclaggio ha come scopo principale quello di ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa di denaro o altri beni. Senza le operazioni di ‘pulizia’, tali somme, in quanto provento di un reato presupposto (in questo caso, l’indebita percezione di erogazioni pubbliche), sarebbero destinate a essere sottratte definitivamente al loro possessore tramite confisca.

Pertanto, l’intera somma oggetto dell’operazione di riciclaggio costituisce il prodotto del reato, poiché è proprio quell’importo che viene ‘salvato’ dalla confisca e reimmesso nel circuito economico legale. Il vantaggio economico per chi commette il riciclaggio non è solo la commissione, ma il valore capitale complessivo che viene sottratto alla pretesa dello Stato. La Corte ha ribadito che l’impostazione del ricorrente si poneva in ‘insanabile contrasto’ con il principio di diritto già affermato e vincolante per il giudice del rinvio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale di massima severità nei confronti dei reati di riciclaggio. Le implicazioni pratiche sono notevoli:

1. Aumento del Rischio per i Riciclatori: Chiunque si presti a operazioni di riciclaggio rischia non solo una condanna penale, ma anche la confisca, diretta o per equivalente, di un importo pari all’intera somma movimentata, a prescindere dal proprio guadagno personale.
2. Efficacia delle Misure Cautelari: L’interpretazione estensiva del concetto di profitto rende gli strumenti cautelari, come il sequestro, molto più incisivi, permettendo di aggredire l’intero capitale illecito e non solo la ‘parcella’ del professionista del crimine.
3. Monito per gli Esercenti: Il caso evidenzia i rischi connessi alla gestione di attività commerciali che possono essere sfruttate per finalità illecite. L’accettazione di pagamenti anomali (importi elevati, ripetuti, per cifre tonde) deve essere un campanello d’allarme e impone la massima diligenza.

Che cosa si intende per profitto nel reato di riciclaggio secondo questa sentenza?
Il profitto è rappresentato dal valore totale delle somme oggetto delle operazioni dirette a ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa, non solo dalla commissione percepita dal riciclatore.

Perché il profitto del riciclaggio non è solo il guadagno di chi lo compie?
Perché, secondo la Corte, in assenza delle operazioni di riciclaggio, l’intero importo di provenienza illecita sarebbe destinato a essere sottratto definitivamente tramite confisca. L’operazione illecita ha quindi per oggetto l’intero capitale.

Il principio stabilito da una sentenza di Cassazione con rinvio è vincolante per il giudice del riesame?
Sì, la sentenza afferma che il principio di diritto indicato nella precedente sentenza della Cassazione (la ‘sentenza rescindente’) era vincolante per il Tribunale del Riesame, il quale doveva attenervisi nella sua nuova decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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