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Profitto del reato: Cassazione sul doppio sequestro

Un imprenditore, accusato di aver sottratto beni societari per evadere il fisco e di averli poi reinvestiti (autoriciclaggio), si è visto ridurre un sequestro sui suoi beni. La Procura ha impugnato la decisione, ma la Cassazione ha rigettato il ricorso. La Corte ha stabilito che il profitto del reato di sottrazione fraudolenta è il valore dei beni sottratti, non l’intero debito fiscale. Soprattutto, ha affermato un principio fondamentale: non si può sequestrare due volte la stessa somma, prima come profitto del reato fiscale e poi come profitto dell’autoriciclaggio, evitando un’illegittima duplicazione del vincolo cautelare.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Profitto del reato: la Cassazione nega il doppio sequestro per sottrazione fraudolenta e autoriciclaggio

Con la sentenza n. 13793/2025, la Corte di Cassazione affronta una questione cruciale in materia di reati tributari e riciclaggio, definendo i confini del profitto del reato e stabilendo un importante principio sul divieto di duplicazione del sequestro. La decisione chiarisce che il valore dei beni sequestrati per il reato di sottrazione fraudolenta non può essere sommato a un ulteriore sequestro per il successivo reato di autoriciclaggio, quando l’oggetto delle due condotte è lo stesso.

I fatti del caso: Sottrazione di beni e autoriciclaggio

Il caso riguarda un imprenditore accusato di aver svuotato il patrimonio di una sua società per un debito tributario di circa 290.000 euro, rendendo così inefficace la riscossione coattiva da parte dell’Erario. In particolare, l’imprenditore aveva distratto un immobile e una somma di 245.000 euro.

Successivamente, la stessa somma di denaro veniva impiegata in altre attività imprenditoriali attraverso una seconda società, configurando così anche il delitto di autoriciclaggio. Il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, sia diretta che per equivalente, per un valore pari al debito tributario. In sede di riesame, il Tribunale aveva ridotto l’importo del sequestro, identificando il profitto del reato non nell’intero debito, ma nel valore dei soli beni materialmente sottratti (l’immobile e i 245.000 euro), ordinando la restituzione dell’eccedenza. Contro questa decisione, il Pubblico Ministero proponeva ricorso in Cassazione.

La decisione della Cassazione sulla definizione di profitto del reato

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del Pubblico Ministero, confermando la decisione del Tribunale e fornendo chiarimenti fondamentali. I giudici hanno ribadito che, nel reato di sottrazione fraudolenta, il profitto del reato confiscabile corrisponde al valore dei beni sottratti alla garanzia dei crediti erariali, e non all’ammontare complessivo del debito tributario non pagato.

Il punto più innovativo e rilevante della sentenza riguarda però il rapporto tra il sequestro per il reato presupposto (sottrazione fraudolenta) e quello per il reato derivato (autoriciclaggio). La Corte ha stabilito che, poiché la somma oggetto dell’autoriciclaggio era la stessa già distratta, non è possibile procedere a un doppio sequestro. I beni illeciti, se non fossero stati reinvestiti, sarebbero comunque stati confiscabili come provento del primo reato. L’operazione di autoriciclaggio non genera un nuovo e autonomo profitto pari al valore dei beni riciclati, ma rappresenta solo una diversa modalità di gestione del profitto già conseguito con il reato fiscale.

Le motivazioni

Il ragionamento della Corte si sviluppa su due pilastri principali.

### La corretta individuazione del profitto del reato di sottrazione fraudolenta

In primo luogo, la Cassazione riafferma un orientamento consolidato: il profitto del reato previsto dall’art. 11 del D.Lgs. 74/2000 è rappresentato dal valore dei beni che l’autore del reato sottrae fraudolentemente alla garanzia del Fisco. Questo valore è il vantaggio patrimoniale diretto che deriva dalla condotta illecita, non potendosi identificare con l’intero debito tributario, che rappresenta invece l’oggetto della tutela penale. Di conseguenza, il Tribunale aveva correttamente limitato il sequestro al valore dell’immobile e della somma di denaro distratti.

### Il divieto di “doppio vincolo”: un principio cardine

Il cuore della motivazione risiede nel divieto di duplicazione del vincolo cautelare. La Corte, pur dando atto di un’evoluzione giurisprudenziale che identifica il profitto dell’autoriciclaggio nell’intero valore delle somme movimentate, chiarisce che questo non può portare a una duplicazione della confisca. Il ragionamento è logico: i beni illeciti, oggetto del reato presupposto, sono già di per sé confiscabili. Se questi stessi beni vengono poi utilizzati per commettere autoriciclaggio, l’azione dissimulatoria non crea un valore aggiuntivo da sequestrare, ma si limita a manipolare un profitto già esistente. Permettere un doppio sequestro significherebbe colpire due volte lo stesso patrimonio illecito, in violazione dei principi di logica e proporzionalità. Si tratta, come afferma la Corte, di un ragionamento che presuppone “l’unicità del vincolo”.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un punto fermo di notevole importanza pratica. Essa stabilisce che, in caso di concorso tra sottrazione fraudolenta e autoriciclaggio aventi ad oggetto gli stessi beni, il sequestro preventivo deve essere unico e commisurato al valore dei beni illecitamente sottratti. Questa decisione offre una guida chiara per evitare richieste di sequestro sproporzionate e illegittime, garantendo che le misure cautelari reali restino ancorate al valore effettivo del profitto illecito, senza dar luogo a duplicazioni sanzionatorie. Per gli operatori del diritto, ciò significa dover attentamente valutare l’unicità del flusso finanziario illecito per calibrare correttamente la richiesta e l’applicazione delle misure ablatorie.

Qual è il profitto del reato di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte?
Secondo la sentenza, il profitto è rappresentato dal valore dei beni sottratti fraudolentemente alla garanzia dei crediti dell’Amministrazione finanziaria e non già dall’intero ammontare del debito tributario rimasto inadempiuto.

È possibile sequestrare due volte lo stesso bene, prima come profitto del reato di sottrazione fraudolenta e poi come profitto del reato di autoriciclaggio?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la stessa somma o bene non può essere oggetto di un doppio vincolo. La somma reimpiegata nell’autoriciclaggio corrisponde a quella distratta con il reato presupposto e può essere sequestrata legittimamente una sola volta.

Come si identifica il profitto del reato di autoriciclaggio secondo gli orientamenti più recenti citati nella sentenza?
Secondo gli orientamenti più recenti, il profitto dei reati di riciclaggio e reimpiego è costituito dal valore delle somme oggetto delle operazioni dirette a ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa. Tuttavia, questo non legittima una duplicazione del sequestro rispetto al reato presupposto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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