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Produzione materiale pornografico: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione conferma la condanna per produzione di materiale pornografico a carico di un imputato che, tramite un falso profilo social, aveva indotto dei minori a produrre e inviargli contenuti espliciti. La Corte chiarisce che il reato sussiste anche se il materiale è per uso personale e non vi è un pericolo concreto di diffusione, poiché l’inganno esclude il consenso valido del minore, rendendo inapplicabile l’eccezione della ‘pornografia domestica’. Viene inoltre respinta la tesi di un’applicazione retroattiva sfavorevole della legge (overruling).

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Produzione materiale pornografico: quando l’uso personale non scusa

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 39124/2024, affronta un caso delicato di adescamento online, offrendo chiarimenti cruciali sulla produzione materiale pornografico minorile. La pronuncia stabilisce principi fondamentali riguardo la configurabilità del reato anche quando il materiale è destinato a un uso puramente personale e il consenso del minore è viziato dall’inganno.

I Fatti del Caso: Adesescamento Online e Falso Profilo

Il caso ha origine dalle azioni di un individuo che, utilizzando un falso profilo su un noto social network con il nome di una donna, ha adescato diversi minori. L’imputato li ha indotti non solo a produrre e a inviargli immagini e video dal contenuto pedopornografico, ma anche a compiere atti di autoerotismo in videochiamata. Questa condotta ha integrato plurimi reati, tra cui violenza sessuale, produzione di materiale pornografico minorile e sostituzione di persona.

L’Iter Processuale: Dalla Condanna all’Appello

In primo grado, il Tribunale di L’Aquila aveva condannato l’imputato per tutti i reati contestati. Successivamente, la Corte di Appello ha parzialmente riformato la sentenza, assolvendo l’uomo dall’accusa di tentata prostituzione minorile e ricalcolando la pena per le imputazioni residue. Nonostante ciò, l’imputato ha deciso di ricorrere in Cassazione, sollevando diverse questioni di diritto.

I Motivi del Ricorso: Produzione materiale pornografico e altre contestazioni

La difesa dell’imputato ha articolato il ricorso su sette motivi. I punti centrali della contestazione riguardavano la configurabilità del reato di produzione materiale pornografico (art. 600-ter c.p.). In particolare, si sosteneva che:
1. Il materiale era stato prodotto per un uso esclusivamente personale, senza un concreto pericolo di diffusione a terzi.
2. La condanna si basava su un’interpretazione giurisprudenziale più severa e successiva ai fatti (c.d. overruling in malam partem), in violazione del principio di irretroattività della legge penale sfavorevole.

Altri motivi di ricorso vertevano sul mancato riconoscimento di alcune attenuanti, sul mancato assorbimento del reato di sostituzione di persona in quello di violenza sessuale e sull’eccessiva entità della pena.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso in toto, ritenendolo infondato. Le motivazioni della decisione sono di grande interesse e chiariscono aspetti fondamentali della materia.

Sulla configurabilità del reato di produzione materiale pornografico

La Corte ha ribadito l’orientamento consolidato delle Sezioni Unite (sent. n. 51815/2018), secondo cui per integrare il reato di produzione di materiale pedopornografico non è più necessario accertare un concreto pericolo di diffusione. L’eccezione della cosiddetta “pornografia domestica”, che esclude la punibilità, è applicabile solo a condotte che coinvolgono minori capaci di prestare un valido consenso e che realizzano volontariamente il materiale per un uso privato e senza diffusione.

Nel caso di specie, questa eccezione è stata esclusa in radice: i minori sono stati ingannati dalla sostituzione di persona attuata dall’imputato. Il loro consenso, pertanto, non era né valido né libero, essendo stato carpito con l’inganno attraverso la creazione del falso profilo.

Il rigetto della tesi dell’overruling

Anche la censura relativa all’applicazione di un orientamento giurisprudenziale più severo è stata respinta. La Cassazione ha affermato che non si può parlare di un overruling imprevedibile. Il cambiamento interpretativo era, infatti, ragionevolmente prevedibile alla luce della mutata sensibilità sociale, dell’evoluzione tecnologica e del quadro normativo nazionale e sovranazionale. L’applicazione retroattiva di un’interpretazione più sfavorevole è vietata solo quando il risultato interpretativo non sia ragionevolmente prevedibile al momento della commissione del fatto, condizione che qui non ricorreva.

Sulle altre contestazioni

La Corte ha ritenuto corrette anche le decisioni dei giudici di merito sugli altri punti. Il diniego dell’attenuante della minore gravità per le violenze sessuali è stato giustificato dalla gravità dei fatti (plurimi contatti, numero elevato di immagini e video). Infine, è stato chiarito che i reati di sostituzione di persona erano autonomi e non assorbibili in quelli di violenza sessuale, essendo stati commessi ai danni di vittime diverse e in momenti differenti.

Le Conclusioni: Le Implicazioni della Sentenza

La sentenza consolida un principio di massima tutela per i minori nell’era digitale. Stabilisce in modo inequivocabile che l’inganno online, tramite falsi profili, vizia alla base qualsiasi forma di consenso del minore, rendendo penalmente rilevante la produzione di materiale pornografico anche se destinato a rimanere nella sfera privata del reo. La decisione sottolinea come l’evoluzione tecnologica e sociale imponga un’interpretazione delle norme penali adeguata a contrastare efficacemente le nuove forme di criminalità online, senza che l’imputato possa invocare un’ignoranza ‘giurisprudenziale’ di fronte a cambiamenti interpretativi prevedibili.

La produzione di materiale pornografico minorile per solo uso personale è reato?
Sì, secondo la sentenza è reato. La Corte ha stabilito che, ai fini della configurabilità del reato di produzione di materiale pedopornografico (art. 600-ter c.p.), non è richiesto l’accertamento del concreto pericolo di diffusione del materiale stesso.

Quando non è applicabile l’eccezione della cosiddetta ‘pornografia domestica’?
L’eccezione non è applicabile quando manca un valido e libero consenso del minore. Nel caso esaminato, il consenso era viziato dall’inganno perpetrato dall’imputato tramite la creazione di un falso profilo social. La sostituzione di persona nega in radice la liceità della condotta.

Un cambiamento di interpretazione giurisprudenziale sfavorevole all’imputato (overruling) è sempre inapplicabile a fatti passati?
No. La Corte ha specificato che l’applicazione retroattiva di un’interpretazione giurisprudenziale più sfavorevole non è ammessa solo quando il risultato interpretativo non sia ragionevolmente prevedibile al momento della commissione del fatto. In questo caso, si è ritenuto che l’evoluzione del quadro sociale e normativo rendesse prevedibile il cambiamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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