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Prodotti contraffatti: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per la vendita di prodotti contraffatti. I motivi, ritenuti mere ripetizioni dell’appello, la contestazione sul diniego delle attenuanti e la condanna al risarcimento civile sono stati respinti, confermando la decisione della Corte d’Appello.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prodotti contraffatti: i limiti all’impugnazione in Cassazione

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui limiti dell’impugnazione per chi viene condannato per la vendita di prodotti contraffatti. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile un ricorso, ribadendo principi consolidati in materia di specificità dei motivi di ricorso, valutazione delle attenuanti generiche e impugnabilità delle statuizioni civili in sede penale.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Firenze nei confronti di una persona per il reato di cui all’art. 474 del codice penale, ovvero l’introduzione nello Stato e il commercio di prodotti contraffatti. L’imputata, ritenendo ingiusta la sentenza, ha presentato ricorso per Cassazione, basandolo su tre distinti motivi: un’errata valutazione della sua responsabilità penale, il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche e l’illegittimità della condanna al risarcimento dei danni in favore della parte civile.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11416/2024, ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. La Corte non è entrata nel merito delle questioni sollevate, ma ha riscontrato vizi procedurali e di impostazione nei motivi presentati, tali da impedirne l’esame. Di conseguenza, l’imputata è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha analizzato separatamente ciascuno dei tre motivi di ricorso, spiegando nel dettaglio le ragioni della loro inammissibilità.

La Reiterazione dei Motivi d’Appello sui prodotti contraffatti

Il primo motivo, con cui si contestava la correttezza della motivazione sulla responsabilità penale, è stato giudicato inammissibile perché non specifico. La Cassazione ha evidenziato come le argomentazioni non costituissero una critica argomentata alla sentenza d’appello, ma si limitassero a riproporre le stesse doglianze già esaminate e respinte dai giudici di secondo grado. Un ricorso per cassazione, per essere valido, deve individuare un vizio specifico della sentenza impugnata, non può essere una semplice ripetizione di argomenti precedenti. Inoltre, la Corte ha ribadito che il reato contestato era quello di commercio di prodotti contraffatti (art. 474 c.p.) e non di contraffazione diretta (art. 473 c.p.), e che la falsificazione non era ‘grossolana’, cioè così evidente da non poter ingannare nessuno.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo, relativo alla mancata concessione delle attenuanti generiche, è stato ritenuto infondato. La Suprema Corte ha ricordato che la valutazione sulla concessione di tali attenuanti è un giudizio di merito, ampiamente discrezionale, che non può essere sindacato in sede di legittimità se la motivazione del giudice è logica e non palesemente contraddittoria. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione adeguata per negare le attenuanti. Non è necessario, ha specificato la Cassazione, che il giudice analizzi ogni singolo elemento a favore o sfavore dell’imputato; è sufficiente che motivi la sua scelta basandosi sugli elementi ritenuti decisivi.

L’Inammissibilità della Censura sulla Condanna Civile

Infine, il terzo motivo, che contestava il risarcimento del danno, è stato dichiarato inammissibile per due ragioni. In primo luogo, la richiesta si basava sulla speranza di un annullamento della condanna penale, che però è stata confermata. In secondo luogo, per quanto riguarda la ‘provvisionale’ (l’anticipo sul risarcimento), la Cassazione ha richiamato il proprio orientamento consolidato (citando la sentenza n. 44859/2019) secondo cui tale statuizione ha natura discrezionale e delibativa, non passa in giudicato e non è impugnabile in sede di legittimità, poiché la sua quantificazione definitiva è demandata al separato giudizio civile.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce tre principi fondamentali del processo penale. Primo: un ricorso per cassazione deve essere specifico e criticare puntualmente la sentenza impugnata, non limitarsi a ripetere argomenti già respinti. Secondo: la concessione delle attenuanti generiche rientra nell’ampia discrezionalità del giudice di merito, e la sua decisione è difficilmente censurabile se motivata in modo logico. Terzo: le decisioni sulla provvisionale in sede penale non sono appellabili davanti alla Corte di Cassazione. Per chi opera nel settore commerciale, questa decisione è un monito sulla serietà del reato legato ai prodotti contraffatti e sulla necessità di articolare difese tecniche precise in ogni grado di giudizio.

Perché il motivo di ricorso sulla responsabilità per la vendita di prodotti contraffatti è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché si limitava a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte in appello, senza formulare una critica specifica e argomentata contro la motivazione della sentenza di secondo grado, risultando così un motivo non specifico ma solo apparente.

È possibile contestare in Cassazione la decisione di un giudice di non concedere le attenuanti generiche?
No, non è possibile se la motivazione del giudice di merito è esente da evidenti illogicità. La valutazione sulla concessione delle attenuanti è un potere discrezionale del giudice e la Cassazione non può riesaminare i fatti, ma solo controllare la logicità della motivazione.

Si può impugnare davanti alla Corte di Cassazione la condanna al pagamento di una provvisionale alla parte civile?
No, la statuizione sulla concessione e quantificazione di una provvisionale non è impugnabile con ricorso per cassazione. Si tratta di una decisione di natura discrezionale e provvisoria, destinata a essere superata dalla liquidazione definitiva del danno in un successivo giudizio civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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