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Procura speciale: quando serve all’ente indagato?

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società contro un sequestro, confermando la necessità della procura speciale. Se l’ente non prova di essere indagato ai sensi del D.Lgs. 231/2001, viene considerato come un terzo e il suo difensore deve avere una procura speciale per presentare l’istanza di riesame. L’affermazione generica di essere ‘indagata’ non è sufficiente.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Procura speciale: quando è obbligatoria per la società che impugna un sequestro?

La recente sentenza n. 1881/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui requisiti formali per l’impugnazione dei provvedimenti di sequestro da parte delle società. Il caso esaminato riguarda la necessità di una procura speciale per il difensore, soprattutto quando l’ente si afferma indagato ai sensi del D.Lgs. 231/2001. La decisione sottolinea come la semplice asserzione del proprio status di ‘indagato’ non sia sufficiente a superare l’obbligo di conferire tale mandato specifico.

I Fatti di Causa

Una società a responsabilità limitata si vedeva destinataria di un decreto di perquisizione e sequestro per un valore complessivo di oltre 270.000 euro. Il sequestro era finalizzato alla confisca, sia in forma diretta nei confronti della società, sia per equivalente nei confronti del suo legale rappresentante, per reati di natura fiscale.

La società proponeva un’istanza di riesame avverso il provvedimento, ma il Tribunale del Riesame la dichiarava inammissibile per un vizio formale: il difensore non era munito di procura speciale. Contro questa decisione, la società ricorreva in Cassazione, sostenendo principalmente due motivi:
1. In quanto ente indagato ai sensi del D.Lgs. 231/2001, non sarebbe stata necessaria la procura speciale, almeno fino alla notifica di una formale informazione di garanzia.
2. Il Tribunale del Riesame aveva omesso di motivare sui cinque motivi di merito sollevati nell’istanza.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile e confermando la decisione del Tribunale del Riesame. La sentenza si articola su due punti fondamentali che chiariscono la disciplina applicabile.

L’obbligo di procura speciale per l’ente

La Corte ribadisce un principio consolidato: quando un soggetto ‘terzo interessato’ (cioè non formalmente imputato o indagato nel procedimento penale) intende impugnare un provvedimento che lede i suoi interessi, deve farlo tramite un difensore munito di procura speciale. La sua posizione è infatti equiparata a quella di una parte civile, che non può stare in giudizio personalmente.

Il cuore della controversia risiedeva nel capire se la società ricorrente potesse essere considerata un ‘terzo’ o un ‘indagato’. La società sosteneva di essere indagata ai sensi del D.Lgs. 231/2001 e che, in assenza della notifica di un’informazione di garanzia (ex art. 57 D.Lgs. 231/2001), l’obbligo di conferire la procura speciale non fosse ancora sorto. Questo si basa su un orientamento delle Sezioni Unite (sent. n. 33041/2015), che ammette il riesame presentato dal difensore di fiducia dell’ente senza procura speciale, a condizione che l’informazione di garanzia non sia stata ancora comunicata.

Genericità del ricorso e le sue conseguenze

Tuttavia, la Cassazione ha ritenuto il ricorso della società ‘generico’. La società si era limitata ad affermare di essere indagata, senza fornire alcun elemento di fatto a supporto di tale affermazione. Non aveva specificato per quale illecito amministrativo previsto dal D.Lgs. 231/2001 fosse indagata, né su quali atti si basasse tale status. In assenza di una prova concreta della sua posizione di ‘ente indagato’, la Corte l’ha considerata alla stregua di un qualsiasi terzo interessato, per il quale la procura speciale è un requisito imprescindibile.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla necessità di evitare abusi e garantire la certezza processuale. Permettere a un ente di eludere l’obbligo della procura speciale sulla base di una mera e indimostrata affermazione del proprio status di ‘indagato’ creerebbe una falla nel sistema. La Corte ha sottolineato che, in mancanza di elementi fattuali che dimostrino l’effettiva sottoposizione dell’ente a indagini per responsabilità da reato, esso rimane un soggetto ‘terzo’ rispetto al procedimento penale principale. Di conseguenza, il difensore che agisce per suo conto deve essere legittimato da un mandato specifico che lo autorizzi a contestare il sequestro. La sentenza evidenzia inoltre una discrasia fattuale: il legale rappresentante che aveva conferito la procura per il ricorso in Cassazione non era la stessa persona indagata nel procedimento penale, un ulteriore elemento che ha indebolito la posizione della società. Poiché l’istanza di riesame originaria era priva di questo requisito essenziale, la sua dichiarazione di inammissibilità è stata ritenuta corretta.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio chiaro: una società che intende opporsi a un sequestro deve fornire prova del suo status di ‘ente indagato’ ai sensi del D.Lgs. 231/2001 se vuole beneficiare dell’eccezione che consente di agire tramite difensore senza procura speciale prima della ricezione dell’informazione di garanzia. Una semplice asserzione non basta. In caso contrario, è considerata un terzo interessato e l’impugnazione priva di procura speciale sarà dichiarata inammissibile. Questa decisione rafforza i requisiti formali a tutela della corretta instaurazione del contraddittorio e impone agli enti un onere di allegazione preciso per poter far valere le garanzie difensive previste dalla normativa sulla responsabilità delle persone giuridiche.

Una società che subisce un sequestro ha sempre bisogno di una procura speciale per fare ricorso?
No, non sempre. Secondo la giurisprudenza, se la società è formalmente indagata ai sensi del D.Lgs. 231/2001 e non ha ancora ricevuto l’informazione di garanzia, il suo difensore di fiducia può presentare istanza di riesame anche senza procura speciale. Tuttavia, se non è in grado di dimostrare questo status, viene considerata come un terzo e la procura speciale diventa un requisito indispensabile.

Cosa succede se una società afferma di essere indagata ai sensi del D.Lgs. 231/2001 ma non lo dimostra?
Se l’affermazione rimane generica e non è supportata da elementi fattuali (come l’indicazione dell’illecito contestato o degli atti di indagine), la società viene trattata come un ‘terzo interessato’ e non come un ‘indagato’. Di conseguenza, il suo ricorso contro un sequestro, se presentato da un avvocato senza procura speciale, verrà dichiarato inammissibile.

L’assenza di notifica dell’informazione di garanzia esonera sempre l’ente dall’obbligo di conferire la procura speciale?
L’assenza di notifica dell’informazione di garanzia è la condizione che permette all’ente già indagato di agire senza procura speciale. Tuttavia, come chiarito dalla sentenza, l’ente deve prima dimostrare di essere effettivamente sottoposto a indagini per la responsabilità amministrativa ex D.Lgs. 231/2001. Se non riesce a fornire questa prova, l’assenza dell’informazione di garanzia è irrilevante e la procura speciale resta necessaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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