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Procura Speciale: inammissibile ricorso del terzo

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un terzo, coniuge del principale indagato, avverso un sequestro finalizzato alla confisca. La ragione principale risiede nella mancanza di una procura speciale conferita al difensore. La Corte, inoltre, ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato nel merito, non essendo stata provata la legittima provenienza dei beni e contestando la ricostruzione dei fatti già operata dai giudici di merito.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Procura Speciale: la Cassazione ribadisce un requisito fondamentale per il ricorso del terzo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di misure cautelari reali: il ricorso presentato dal terzo interessato al dissequestro dei beni è inammissibile se il difensore non è munito di una procura speciale. Questa pronuncia sottolinea l’importanza dei requisiti formali nel processo penale, la cui assenza può precludere l’esame nel merito delle ragioni difensive.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un provvedimento di sequestro, finalizzato alla confisca ai sensi dell’art. 240-bis del codice penale, emesso dal Tribunale di Bologna a carico di un soggetto indagato per gravi reati. Il sequestro colpiva anche beni e società formalmente intestati alla moglie, la quale, in qualità di ‘terza interessata’, si opponeva alla misura, sostenendo la liceità della provenienza di tali beni e la sua totale estraneità ai fatti contestati al coniuge.
Dopo il rigetto della sua istanza di dissequestro da parte del GIP e la successiva conferma da parte del Tribunale in sede di appello, la donna proponeva ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa della ricorrente si basava principalmente su due motivi:
1. Violazione di legge e vizio di motivazione: si lamentava che il Tribunale avesse motivato in modo superficiale e apparente, omettendo di chiarire il ruolo effettivo della ricorrente e il suo presunto contributo causale ai reati contestati al marito. Secondo la difesa, il semplice rapporto di coniugio non era sufficiente a dimostrare un suo coinvolgimento.
2. Violazione del principio di proporzionalità: si sosteneva che il Tribunale non avesse considerato l’adozione di misure meno afflittive, violando così il principio di proporzionalità della misura cautelare.

La Decisione della Corte sulla Procura Speciale

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, concentrandosi in primo luogo su un vizio di natura procedurale. Gli Ermellini hanno stabilito che il difensore della ricorrente, qualificata come ‘terza interessata’ con un interesse di natura civilistica alla restituzione dei beni, non era munito della necessaria procura speciale richiesta dall’art. 100 del codice di procedura penale.
La nomina a difensore di fiducia conferita dalla ricorrente era stata ritenuta un mero mandato difensivo generico, inidoneo a conferire il potere specifico di impugnare in Cassazione per la tutela dei suoi diritti patrimoniali. Questo requisito, secondo la Corte, è inderogabile per i soggetti che, pur non essendo imputati, intervengono nel processo penale per far valere un interesse civilistico.

Le Motivazioni

Pur avendo già risolto la questione sotto il profilo procedurale, la Cassazione ha voluto aggiungere che, anche a voler trascurare la mancanza della procura speciale, il ricorso sarebbe stato comunque rigettato per manifesta infondatezza. La Corte ha ricordato che il sindacato di legittimità sui provvedimenti reali è limitato alla sola violazione di legge e non consente una nuova valutazione dei fatti. Nel caso specifico, le censure della ricorrente si risolvevano in una contestazione di merito delle conclusioni del Tribunale. Quest’ultimo, con motivazione ampia e non illogica, aveva già evidenziato elementi concreti (come la mancanza di capacità imprenditoriale della donna e la sua assenza dal luogo di lavoro) per concludere che il suo ruolo di amministratrice fosse puramente formale e che il vero dominus delle attività fosse il marito. Inoltre, la successiva iscrizione della stessa ricorrente nel registro degli indagati per reati connessi indeboliva ulteriormente la sua posizione di terza estranea.

Le Conclusioni

La sentenza in esame offre un importante monito pratico: la difesa del terzo i cui beni sono coinvolti in un procedimento penale deve prestare la massima attenzione agli aspetti formali. La procura speciale non è una mera formalità, ma un atto essenziale che legittima il difensore a rappresentare gli interessi specifici del terzo nel giudizio di Cassazione. In sua assenza, anche le migliori argomentazioni di merito rischiano di non essere mai esaminate, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Qual è il requisito fondamentale per il difensore di un terzo che ricorre in Cassazione contro un sequestro?
È indispensabile che il difensore sia munito di una procura speciale, come previsto dall’art. 100 c.p.p. Una semplice nomina a difensore di fiducia non è sufficiente, poiché l’interesse del terzo è di natura prevalentemente civilistica.

Perché il ricorso è stato considerato anche manifestamente infondato nel merito?
Perché le censure sollevate dalla ricorrente erano generiche e miravano a una rivalutazione dei fatti già compiuta dal Tribunale. La ricorrente non ha fornito elementi di novità idonei a dimostrare la sua effettiva titolarità e la provenienza lecita dei beni, a fronte di una motivazione del Tribunale ritenuta logica e approfondita.

Cosa deve dimostrare un terzo per ottenere il dissequestro dei propri beni?
Il terzo deve dimostrare in modo concreto e obiettivo l’effettiva titolarità dei beni oggetto di sequestro e, soprattutto, la loro provenienza lecita, evidenziando la propria totale estraneità rispetto ai reati per i quali si procede.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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