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Procedura di sicurezza: DVR generico non basta

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna del titolare di un’impresa di verniciatura per violazioni della normativa sulla sicurezza sul lavoro. La sentenza stabilisce che una procedura di sicurezza generica nel Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) è insufficiente. In particolare, la mancata specificazione delle modalità di imbracatura dei carichi, lasciando la scelta dei ganci all’esperienza dei lavoratori, costituisce una violazione penalmente rilevante, poiché il datore di lavoro ha l’obbligo di definire procedure operative dettagliate per eliminare o ridurre al minimo la discrezionalità del lavoratore nelle attività a rischio.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Procedura di Sicurezza sul Lavoro: Perché il DVR Generico Non Basta

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 2557/2024) ha ribadito un principio fondamentale in materia di sicurezza sul lavoro: non basta redigere un Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), ma è necessario che questo contenga una procedura di sicurezza specifica e dettagliata per ogni attività a rischio. Affidarsi esclusivamente all’esperienza dei lavoratori non è sufficiente a esonerare il datore di lavoro da responsabilità penale. Analizziamo insieme questo importante caso.

I Fatti del Caso: Una Procedura di Sicurezza Incompleta

Il titolare di un’azienda specializzata nella verniciatura di manufatti è stato condannato al pagamento di un’ammenda di 3.000 euro. La condanna è scaturita a seguito di un infortunio sul lavoro, che ha portato a un’ispezione da parte dell’autorità competente.

L’ispezione ha rivelato una grave lacuna nel DVR aziendale. In particolare, mancava una procedura operativa chiara che indicasse ai lavoratori come svolgere in sicurezza le attività di “imbracatura del carico”, ovvero la fase in cui i pezzi da verniciare vengono agganciati per essere sollevati e movimentati. L’azienda utilizzava numerosi tipi di ganci e sottoganci, ma la scelta di quale utilizzare era lasciata interamente alla discrezionalità ed esperienza del singolo operaio, senza criteri oggettivi basati su peso e forma del carico.

Il DVR, quindi, risultava generico e inadeguato a governare uno specifico rischio, quello di caduta del carico per errato aggancio.

I Motivi del Ricorso e la Tesi della Difesa

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo diversi punti:
1. Travisamento della prova: La difesa ha argomentato che una procedura, seppur non formalizzata nel dettaglio contestato, esisteva ed era contenuta in altre sezioni del DVR. Si contestava quindi l’inadeguatezza della procedura e non la sua totale inesistenza.
2. Violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza: Secondo il ricorrente, l’accusa iniziale era di aver omesso di individuare una procedura, mentre nel corso del giudizio si sarebbe contestata la sua inadeguatezza, modificando di fatto l’imputazione e ledendo il diritto di difesa.
3. Assenza dell’elemento soggettivo: La difesa lamentava che il giudice di merito non avesse motivato sulla colpevolezza (dolo o colpa) del datore di lavoro.

La Decisione della Cassazione e l’Importanza della Procedura di Sicurezza

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente il ricorso, confermando la condanna. La sentenza offre chiarimenti cruciali per ogni datore di lavoro sull’obbligo di redigere una procedura di sicurezza efficace.

Le Motivazioni: L’Obbligo di Dettaglio nel DVR

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni con cui i Giudici hanno smontato le tesi difensive.

In primo luogo, la Corte ha stabilito che il DVR non può essere un documento generico. Deve affrontare ogni singolo rischio con procedure operative specifiche, volte a ridurre al minimo la discrezionalità del lavoratore. Affermare che gli operai sono “adeguatamente formati” ed “esperti” non è una scusante. Anzi, la legge richiede che il datore di lavoro preveda a monte il rischio e disciplini ogni attività lavorativa per escludere, per quanto possibile, che una scelta errata del singolo possa causare un infortunio. L’obbligo di formazione è un di più, non un sostituto della procedura scritta.

In secondo luogo, non vi è stata alcuna violazione del diritto di difesa. L’oggetto del processo è sempre stato lo stesso: l’assenza di una procedura idonea a prevenire il rischio di caduta del carico. Che la si definisca “inesistente” o “inadeguata”, la sostanza della violazione non cambia e l’imputato ha avuto piena possibilità di difendersi su questo punto.

Infine, per quanto riguarda l’elemento psicologico, la Corte ricorda che nei reati contravvenzionali (come le violazioni in materia di sicurezza), la colpa si presume. Spetta all’imputato dimostrare di aver fatto tutto il possibile per rispettare la norma, una prova che in questo caso non è stata fornita.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Datori di Lavoro

Questa sentenza lancia un messaggio inequivocabile a tutti i datori di lavoro: un DVR compilato in modo superficiale o generico non protegge da responsabilità penali. È indispensabile un’analisi approfondita di ogni fase del processo lavorativo. Per ogni rischio individuato, specialmente per quelli elevati come la movimentazione dei carichi, deve essere elaborata una procedura di sicurezza dettagliata, scritta e facilmente comprensibile, che non lasci spazio a interpretazioni o alla discrezionalità individuale. Investire in una valutazione dei rischi puntuale e in procedure operative chiare non è solo un obbligo di legge, ma il modo più efficace per tutelare la salute dei lavoratori e la sicurezza dell’azienda stessa.

Un Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) generico è sufficiente per essere in regola?
No. La sentenza chiarisce che il DVR deve contenere procedure operative specifiche e dettagliate per ogni attività a rischio. Un documento generico che non disciplina nel dettaglio le modalità di lavoro sicure è considerato inadeguato e non esonera il datore di lavoro da responsabilità.

La formazione e l’esperienza dei lavoratori possono sostituire una procedura di sicurezza scritta?
No. Sebbene la formazione sia un obbligo fondamentale, non sostituisce la necessità di una procedura scritta e formalizzata. La legge impone al datore di lavoro di definire le regole per lavorare in sicurezza a monte, proprio per ridurre il rischio legato a possibili errori umani o alla discrezionalità del lavoratore.

Cosa si intende per violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza?
Si ha una violazione quando la sentenza di condanna riguarda un fatto storico radicalmente diverso da quello descritto nel capo d’imputazione, tale da pregiudicare la possibilità dell’imputato di difendersi adeguatamente. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto che contestare l’inadeguatezza di una procedura anziché la sua totale assenza non costituisse una modifica sostanziale del fatto, poiché il nucleo dell’addebito era rimasto invariato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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