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Procedimento de plano: quando è nullo per la Cassazione?

Un condannato ha richiesto la rideterminazione della pena alla luce di una sentenza della Corte Costituzionale. Il Tribunale ha rigettato l’istanza con un procedimento de plano, cioè senza udienza. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che il procedimento de plano è illegittimo quando la questione legale è controversa, come in questo caso, dove esistevano due orientamenti giurisprudenziali contrastanti. La causa è stata rinviata al Tribunale per un nuovo esame nel contraddittorio tra le parti.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Procedimento de plano: quando è nullo per la Cassazione?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10116 del 2024, è tornata a pronunciarsi sui limiti del procedimento de plano, una procedura semplificata che consente al giudice di decidere senza udienza. Questa decisione sottolinea un principio fondamentale del diritto processuale: il diritto al contraddittorio non può essere sacrificato quando la questione legale da affrontare è complessa e dibattuta. La Corte ha stabilito che, in presenza di un contrasto giurisprudenziale, la richiesta non può essere liquidata come ‘manifestamente infondata’ e richiede necessariamente un’udienza in camera di consiglio.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla richiesta di un condannato, che stava scontando una pena di quattordici anni e otto mesi per un reato in materia di stupefacenti commesso nel 1993. L’interessato, tramite il suo difensore, aveva presentato un’istanza al Tribunale di Genova, in qualità di giudice dell’esecuzione, per ottenere una rideterminazione della pena. La richiesta si fondava sulla sentenza n. 40/2019 della Corte Costituzionale, che aveva dichiarato illegittimo il minimo edittale di otto anni di reclusione previsto dall’art. 73, comma 1, del d.P.R. 309/1990, riducendolo a sei anni.

Il Tribunale di Genova, tuttavia, ha dichiarato l’istanza inammissibile con un decreto emesso de plano, ovvero senza fissare un’udienza e senza sentire le parti. Secondo il Tribunale, la sentenza della Corte Costituzionale non era applicabile al caso specifico, poiché il reato era stato commesso sotto la vigenza di una normativa precedente a quella dichiarata incostituzionale, la quale presentava profili di irragionevolezza differenti.

Il Ricorso in Cassazione

Contro la decisione del Tribunale, il condannato ha proposto ricorso per Cassazione, articolando due motivi principali.

1. Violazione di legge processuale: Il ricorrente ha sostenuto che il Tribunale avesse errato nell’utilizzare il procedimento de plano. Tale procedura, infatti, è consentita solo per istanze manifestamente infondate o meramente ripropositive. Nel caso di specie, la questione era tutt’altro che pacifica, essendo oggetto di un acceso dibattito giurisprudenziale. Di conseguenza, il giudice avrebbe dovuto fissare un’udienza in camera di consiglio, garantendo il contraddittorio tra le parti, come previsto dall’art. 666 del codice di procedura penale.
2. Erronea applicazione della legge penale: Nel merito, il ricorrente ha contestato la tesi del Tribunale, affermando che la declaratoria di incostituzionalità dovesse avere un’applicazione retroattiva, in virtù del principio del favor rei (applicazione della norma più favorevole al reo), sancito dagli artt. 2 del codice penale e 3 della Costituzione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sulla nullità del procedimento de plano

La Suprema Corte ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo assorbente rispetto al secondo. Il cuore della decisione risiede nella corretta interpretazione dell’art. 666, comma 2, c.p.p., che disciplina il procedimento de plano.

La Corte ha ribadito che questa procedura rappresenta un’eccezione alla regola del contraddittorio e, come tale, deve essere interpretata in modo restrittivo. Può essere utilizzata solo quando la richiesta del condannato sia palesemente priva di fondamento (ictu oculi), perché meramente ripetitiva di una precedente istanza già rigettata o perché carente dei requisiti di legge basilari. Non può, invece, essere impiegata per risolvere questioni che implicano una valutazione di merito o che sono oggetto di dibattito.

Nel caso specifico, la Cassazione ha evidenziato l’esistenza di un netto contrasto giurisprudenziale sull’applicabilità della sentenza n. 40/2019 ai fatti commessi prima delle modifiche legislative del 2005. Esistono infatti due orientamenti opposti:

* Un primo orientamento esclude l’applicabilità retroattiva, in linea con quanto deciso dal Tribunale di Genova.
* Un secondo orientamento, invece, la ritiene applicabile, sostenendo che la dichiarata illegittimità del minimo edittale di otto anni debba valere per tutte le condanne basate su tale cornice sanzionatoria, a prescindere dal momento in cui il reato è stato commesso.

La presenza di questi due indirizzi giurisprudenziali difformi dimostra in modo inequivocabile che l’istanza del ricorrente non era ‘manifestamente infondata’, ma sollevava una ‘questione controversa’. Di conseguenza, il giudice dell’esecuzione non avrebbe potuto decidere de plano, ma avrebbe dovuto garantire un’udienza per consentire un confronto dialettico tra accusa e difesa.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha concluso che il provvedimento assunto dal giudice dell’esecuzione de plano, al di fuori dei casi espressamente previsti dalla legge, è affetto da nullità di ordine generale e a carattere assoluto. Pertanto, ha annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata e ha disposto la trasmissione degli atti al Tribunale di Genova per un nuovo esame dell’istanza. Questa volta, il Tribunale dovrà procedere nelle forme ordinarie, fissando un’udienza in camera di consiglio nel rispetto del contraddittorio. La sentenza riafferma con forza il valore del contraddittorio come principio cardine del giusto processo, specialmente quando si affrontano questioni giuridiche complesse e non ancora consolidate.

Quando può essere utilizzato il procedimento de plano dal giudice dell’esecuzione?
Il procedimento de plano, secondo l’art. 666, comma 2, c.p.p., può essere utilizzato solo in casi eccezionali: quando una richiesta è una mera ripetizione di un’istanza già respinta, oppure quando è manifestamente infondata per un evidente difetto delle condizioni di legge, senza che sia necessaria alcuna valutazione di merito o discrezionale.

Perché in questo caso l’uso del procedimento de plano è stato ritenuto illegittimo?
L’uso del procedimento de plano è stato ritenuto illegittimo perché la questione sollevata dal ricorrente non era manifestamente infondata, ma controversa. Esistevano, infatti, due orientamenti giurisprudenziali contrastanti all’interno della stessa Corte di Cassazione sull’applicabilità della sentenza della Corte Costituzionale n. 40/2019 ai fatti di reato commessi prima del 2005.

Qual è la conseguenza di una decisione presa de plano al di fuori dei casi consentiti?
Una decisione assunta de plano al di fuori dei casi espressamente previsti dalla legge è affetta da nullità di ordine generale e a carattere assoluto. Se tale nullità viene accertata in sede di legittimità, come in questo caso, la Corte di Cassazione annulla il provvedimento e rinvia gli atti al giudice precedente affinché proceda con un nuovo esame, questa volta garantendo il contraddittorio tra le parti tramite un’udienza in camera di consiglio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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