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Procedibilità furto: Cassazione annulla condanna

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per furto di energia elettrica a causa di un difetto di procedibilità. A seguito della Riforma Cartabia, la procedibilità per il furto è subordinata alla querela della persona offesa, salvo specifiche aggravanti. Nel caso di specie, la Corte ha rilevato che l’aggravante non era stata correttamente contestata e che la querela sporta dai tecnici della società energetica non era valida, in quanto privi di legittimazione. Di conseguenza, mancando la condizione di procedibilità del furto, l’azione penale non poteva essere proseguita.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto e Procedibilità: La Cassazione Sottolinea l’Importanza della Querela

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha annullato una condanna per furto di energia elettrica, ponendo l’accento su un aspetto procedurale fondamentale modificato dalla Riforma Cartabia: la procedibilità furto. Questa decisione evidenzia come il rispetto delle condizioni di procedibilità sia un presupposto imprescindibile per la validità di un processo penale, anche in presenza di prove del fatto.

I Fatti: Un’Accusa di Furto di Energia Elettrica

Due individui venivano condannati nei primi due gradi di giudizio per il reato di furto aggravato di energia elettrica ai danni di una nota società fornitrice. Convinti della loro innocenza o, quantomeno, dell’illegittimità della condanna, proponevano ricorso per Cassazione. Tra i motivi di impugnazione, spiccava quello relativo al difetto della condizione di procedibilità dell’azione penale.

Il Ricorso in Cassazione e la Procedibilità del Furto

Il punto centrale del ricorso riguardava le modifiche introdotte dal D.Lgs. n. 150/2022 (la c.d. Riforma Cartabia) al regime della procedibilità furto. La nuova formulazione dell’art. 624 del codice penale stabilisce che, di regola, il delitto di furto è punibile solo a querela della persona offesa. Si procede d’ufficio soltanto in presenza di specifiche circostanze aggravanti, come quelle previste dall’art. 625, n. 7, del codice penale (fatto commesso su cose esposte alla pubblica fede o destinate a pubblico servizio).

L’Aggravante Contestata e la Querela Invalida

La difesa sosteneva che, nel caso specifico, non sussistessero le condizioni per procedere d’ufficio. Il capo di imputazione si limitava a menzionare l’aggravante del n. 7 dell’art. 625 c.p. senza specificare quale delle diverse ipotesi in esso contemplate fosse stata effettivamente contestata. La descrizione del fatto, inoltre, non faceva riferimento a elementi concreti che potessero ricondurre la condotta a una di quelle ipotesi (ad esempio, la destinazione a pubblico servizio).
Inoltre, sebbene i tecnici della società energetica avessero sporto una denuncia, questa non poteva essere considerata una querela rituale, poiché i tecnici stessi non risultavano legittimati a presentarla in nome e per conto dell’ente.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici hanno confermato che la Riforma Cartabia ha mutato il regime di procedibilità per il reato di furto, rendendo necessaria, come regola generale, la querela della persona offesa. Per poter procedere d’ufficio, è necessario che sia stata contestata e ritenuta sussistente una delle aggravanti che lo consentono.
Nel caso in esame, la Corte ha riscontrato una duplice lacuna:
1. Mancata contestazione specifica dell’aggravante: Il capo di imputazione era generico e non permetteva di identificare con certezza quale specifica circostanza aggravante, tra quelle previste dall’art. 625 n. 7 c.p., fosse addebitata agli imputati. Di conseguenza, non si poteva affermare con certezza la sussistenza della condizione per la procedibilità d’ufficio.
2. Invalidità della querela: La denuncia presentata dai tecnici verificatori della società non poteva essere considerata una querela valida, poiché non era provato che questi avessero il potere di rappresentanza legale necessario per manifestare la volontà punitiva dell’ente.

Le Conclusioni

In assenza di una valida condizione di procedibilità – sia essa la procedibilità d’ufficio per un’aggravante correttamente contestata, sia essa una querela ritualmente sporta – l’azione penale non può essere proseguita. Per questo motivo, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna senza rinvio. La decisione ribadisce un principio cardine del diritto processuale penale: il processo non può avere luogo se mancano i suoi presupposti fondamentali. Questo caso serve da monito sull’importanza della corretta formulazione delle imputazioni e sulla verifica della legittimazione a compiere atti processuali fondamentali come la presentazione di una querela, specialmente alla luce delle recenti riforme sulla procedibilità furto.

Dopo la Riforma Cartabia, il furto di energia elettrica è sempre perseguibile d’ufficio?
No. Secondo la sentenza, a seguito delle modifiche legislative, il delitto di furto è punibile a querela della persona offesa. Si procede d’ufficio solo se ricorre una delle circostanze aggravanti previste dalla legge, come quella del fatto commesso su cose destinate a pubblico servizio.

Chi può sporgere una querela valida per conto di una società?
La sentenza chiarisce che la querela deve essere sporta da soggetti legittimati a rappresentare l’ente. Nel caso analizzato, i tecnici verificatori della società energetica non sono stati ritenuti legittimati a sporgere una querela valida per conto dell’azienda.

Cosa succede se un’aggravante non è descritta chiaramente nel capo di imputazione?
Se un’aggravante che determina la procedibilità d’ufficio non è chiaramente contestata e descritta nel capo di imputazione, non può essere considerata valida per giustificare l’azione penale d’ufficio. Come stabilito dalla Corte, la sua contestazione deve essere specifica e non generica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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