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Procedibilità d’ufficio: quando non serve la querela

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un imputato per lesioni, minacce e danneggiamento aggravati. Nel rigettare il ricorso, la Corte ha chiarito che la presenza di specifiche aggravanti, come l’aver agito in più persone riunite o su beni esposti alla pubblica fede, rende i reati perseguibili tramite procedibilità d’ufficio. Di conseguenza, la querela della persona offesa non è necessaria, e le recenti riforme legislative in materia non si applicano a questi casi più gravi. Gli altri motivi di ricorso sono stati ritenuti inammissibili per genericità o vizi procedurali.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Procedibilità d’ufficio: La Cassazione chiarisce quando la querela non è necessaria

Con la sentenza n. 20107/2024, la Corte di Cassazione interviene su un tema di grande attualità: la procedibilità d’ufficio dei reati. A seguito delle recenti riforme che hanno ampliato il novero dei reati perseguibili solo a querela di parte, la pronuncia offre un importante chiarimento sui limiti di tale estensione, specialmente in presenza di circostanze aggravanti. Il caso analizzato riguarda una condanna per lesioni personali, minaccia e danneggiamento, reati per i quali la difesa aveva invocato l’improcedibilità per mancanza di querela, ma la Corte ha stabilito un principio diverso, fondato sulla gravità dei fatti.

I Fatti del Processo

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Bari, successivamente confermata dalla Corte d’Appello, nei confronti di un imputato ritenuto responsabile, in concorso con altri, dei reati di lesioni personali, minaccia e danneggiamento. I delitti erano stati commessi nell’ambito di un medesimo disegno criminoso e aggravati da diverse circostanze, tra cui la recidiva reiterata infraquinquennale.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basato su quattro motivi principali, lamentando vizi di motivazione della sentenza d’appello su vari punti, tra cui la responsabilità per il reato di danneggiamento e la valutazione delle testimonianze.

Tuttavia, il punto più rilevante sollevato dalla difesa in una memoria successiva è stata la richiesta di declaratoria di improcedibilità dei reati per mancanza di querela. Tale istanza si fondava sulle modifiche introdotte dal D.Lgs. n. 150/2022 (la cosiddetta “Riforma Cartabia”), che ha esteso il regime di procedibilità a querela a numerosi reati contro la persona e il patrimonio.

La Procedibilità d’Ufficio e la Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato con fermezza la tesi difensiva, definendola “manifestamente infondata”. Il cuore della decisione risiede nella corretta individuazione del regime di procedibilità, che non dipende solo dalla natura del reato-base, ma anche dalle circostanze aggravanti contestate e ritenute sussistenti.

La Suprema Corte ha chiarito che, nel caso di specie, tutti i delitti erano caratterizzati da aggravanti che ne determinavano la procedibilità d’ufficio, rendendo così irrilevante l’assenza di una querela. Nello specifico:

* Lesioni personali: Il reato era aggravato dalla commissione da parte di più persone riunite, con uso di armi e per futili motivi.
* Minaccia: L’aggravante derivava dalla perpetrazione da parte di più persone riunite, secondo le modalità indicate nell’art. 339 c.p.
* Danneggiamento: Il reato era aggravato dall’aver commesso il fatto su una cosa esposta per necessità o consuetudine alla pubblica fede.

Queste circostanze, secondo la Corte, sono sufficienti a innescare l’azione penale d’ufficio, poiché manifestano una maggiore pericolosità sociale e un allarme che travalica l’interesse della singola persona offesa.

L’Inammissibilità degli Altri Motivi di Ricorso

Oltre a risolvere la questione centrale sulla procedibilità, la Cassazione ha dichiarato inammissibili gli altri motivi di ricorso. In particolare, le censure sulla motivazione della sentenza d’appello sono state ritenute generiche o non consentite in sede di legittimità. La Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riesaminare le prove (come le testimonianze), ma solo di verificare la logicità e la coerenza del ragionamento del giudice di merito, che nel caso di specie non presentava vizi manifesti.

Le Motivazioni

La motivazione della sentenza è ancorata al principio secondo cui la presenza di determinate aggravanti qualifica la gravità del reato in modo tale da giustificare l’intervento dello Stato a prescindere dalla volontà della vittima. Le riforme legislative che hanno ampliato l’ambito della procedibilità a querela non hanno cancellato le eccezioni previste per i reati aggravati. La Corte sottolinea che la ratio della procedibilità d’ufficio in questi casi risiede nella necessità di tutelare l’ordine pubblico, messo in pericolo da condotte particolarmente allarmanti. Inoltre, la decisione ribadisce i consolidati limiti del giudizio di cassazione, che non può trasformarsi in un terzo grado di merito, ma deve limitarsi a un controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma un caposaldo del diritto penale: la gravità di un reato, desumibile anche dalle sue circostanze aggravanti, è il criterio fondamentale per stabilire se l’azione penale debba essere avviata d’ufficio o subordinata alla volontà della persona offesa. La pronuncia chiarisce che le tendenze legislative verso la depenalizzazione o la procedibilità a querela trovano un limite invalicabile quando i fatti commessi presentano un disvalore tale da ledere interessi che trascendono la sfera privata della vittima. Per gli operatori del diritto, si tratta di un’utile guida per orientarsi nel mutato quadro normativo, confermando che un’attenta analisi delle aggravanti contestate è essenziale per determinare il corretto regime di procedibilità.

Quando un reato come le lesioni personali diventa procedibile d’ufficio?
Un reato di lesioni personali, normalmente procedibile a querela, diventa procedibile d’ufficio se sussistono specifiche circostanze aggravanti. La sentenza in esame indica come tali l’aver commesso il fatto da più persone riunite, con armi e per futili motivi.

La recente riforma che ha esteso la necessità della querela si applica anche a reati aggravati?
No. Come chiarito dalla Corte di Cassazione, la riforma non si applica quando sono presenti circostanze aggravanti che, per espressa previsione di legge, rendono il reato procedibile d’ufficio. La gravità del fatto, accentuata dalle aggravanti, prevale sulla nuova regola generale.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta da un giudice di merito?
No, il ricorso per cassazione non può essere utilizzato per ottenere una nuova valutazione delle prove o per contestare l’attendibilità dei testimoni. La Corte può solo verificare se la motivazione della sentenza impugnata sia manifestamente illogica, contraddittoria o carente, ma non può sostituire il proprio apprezzamento dei fatti a quello del giudice di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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