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Procedibilità d’ufficio: gregge in discarica è reato

Un allevatore introduceva il proprio gregge in una discarica. Il Giudice di Pace aveva archiviato il caso per remissione di querela, ma la Corte di Cassazione ha annullato la decisione. La Suprema Corte ha stabilito che una discarica è un bene destinato a ‘uso pubblico’, data la sua funzione essenziale per la collettività. Di conseguenza, il reato di introduzione di animali su tale fondo è soggetto a procedibilità d’ufficio, rendendo irrilevante la volontà della parte lesa.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Procedibilità d’ufficio: Pascolare in una Discarica è Reato Perseguibile dallo Stato

L’introduzione di un gregge in una discarica può sembrare un fatto di lieve entità, ma una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito importanti principi sulla natura dei beni destinati a servizi collettivi e sulla procedibilità d’ufficio dei reati commessi contro di essi. La decisione sottolinea come la funzione pubblica di un’area possa trasformare un illecito, altrimenti procedibile solo su querela della parte offesa, in un reato che lo Stato ha il dovere di perseguire autonomamente.

I Fatti di Causa

Il caso nasceva dalla condotta di un allevatore che aveva introdotto il proprio gregge all’interno di un impianto di smaltimento rifiuti, di proprietà di una società di servizi comunali. Il Giudice di Pace, in prima istanza, aveva dichiarato il non doversi procedere nei confronti dell’imputato. La motivazione si basava sul fatto che il reato contestato, previsto dall’art. 636 del codice penale (Introduzione o abbandono di animali nel fondo altrui), fosse procedibile a querela e che la società proprietaria dell’area avesse rimesso tale querela, estinguendo di fatto il reato.

L’Appello e la Questione della Procedibilità d’Ufficio

Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello ha impugnato la decisione del Giudice di Pace, sostenendo un’errata interpretazione della legge. Secondo l’accusa, il caso rientrava nell’ipotesi prevista dall’art. 639-bis del codice penale. Questa norma stabilisce che, per specifici reati contro il patrimonio, si procede d’ufficio se il fatto è commesso su “acque, terreni, fondi o edifici pubblici o destinati a uso pubblico”.

Il punto cruciale della controversia era quindi stabilire se una discarica, sebbene gestita da una società, potesse essere considerata un “fondo destinato a uso pubblico”. Secondo il Procuratore, la risposta era affermativa, poiché la discarica è destinata a soddisfare un’esigenza fondamentale della collettività: la gestione e lo smaltimento dei rifiuti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente la tesi del Procuratore Generale, annullando la sentenza impugnata. I giudici hanno chiarito in modo definitivo la nozione di “bene destinato a uso pubblico” ai fini della procedibilità d’ufficio.

Richiamando precedenti pronunce e la normativa civilistica (art. 822 e ss. c.c.), la Corte ha spiegato che la nozione di “bene pubblico” non si limita ai soli beni di proprietà dello Stato o di un ente pubblico. Include anche i beni di proprietà privata che abbiano ricevuto una concreta destinazione al servizio della collettività.

In particolare, la Corte ha affermato che la gestione dei rifiuti è un’attività di palese interesse pubblico, minuziosamente regolamentata dalla legge per i suoi rilevanti impatti sull’ambiente, sulla salute pubblica, sul decoro urbano e sull’economia. Una discarica, pertanto, non è un semplice terreno privato, ma un impianto che svolge una funzione pubblica essenziale.

La destinazione a uso pubblico si concretizza nell'”esplicazione di una pubblica funzione o di un pubblico servizio”. Poiché la gestione dei rifiuti rientra in questa categoria, il fondo su cui sorge la discarica deve essere considerato destinato a uso pubblico. Di conseguenza, il reato di introduzione di animali al suo interno diventa procedibile d’ufficio, e la remissione della querela da parte del proprietario è del tutto irrilevante ai fini della prosecuzione dell’azione penale.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di grande importanza pratica: i reati commessi contro beni che, pur essendo di proprietà privata, svolgono un servizio essenziale per la comunità, ricevono una tutela penale rafforzata. La qualifica di “uso pubblico” non dipende dalla titolarità formale del bene, ma dalla sua funzione sostanziale. Questa interpretazione garantisce che gli interessi della collettività prevalgano sulla volontà del singolo proprietario, assicurando che le offese a infrastrutture cruciali come gli impianti di smaltimento rifiuti siano perseguite penalmente dallo Stato, a prescindere dalla volontà del gestore.

Quando il reato di introduzione di animali in fondo altrui è perseguibile d’ufficio?
Secondo l’art. 639-bis del codice penale, il reato è perseguibile d’ufficio quando il fondo in questione è pubblico o, anche se di proprietà privata, è concretamente destinato a un uso pubblico.

Una discarica di rifiuti è considerata un fondo destinato a uso pubblico?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che una discarica, in quanto svolge il servizio pubblico essenziale di gestione dei rifiuti, è da considerarsi un fondo destinato a uso pubblico, a prescindere dalla natura pubblica o privata del suo proprietario.

Cosa comporta la qualifica di ‘uso pubblico’ per la procedibilità del reato?
La qualifica di ‘uso pubblico’ del fondo rende il reato di introduzione di animali (art. 636 c.p.) procedibile d’ufficio. Ciò significa che lo Stato deve avviare e proseguire l’azione penale anche in assenza di una querela della persona offesa o nel caso in cui questa venga ritirata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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