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Procedibilità d’ufficio furto: quando è valida?

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di improcedibilità per furto d’acqua. Il caso riguardava la mancata querela della persona offesa, superata dalla contestazione di un’aggravante da parte del PM. La Corte ha stabilito che la descrizione dei fatti (allaccio abusivo alla rete idrica comunale) era sufficiente a integrare la procedibilità d’ufficio fin dall’inizio. In subordine, ha affermato la legittimità della contestazione suppletiva del PM anche dopo la scadenza del termine per la querela, distinguendo l’improcedibilità dalla prescrizione.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Procedibilità d’ufficio e furto: la Cassazione fa chiarezza sulla modifica dell’imputazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 33681/2024) affronta un tema cruciale nel diritto processuale penale: la procedibilità d’ufficio in caso di furto aggravato e i poteri di intervento del Pubblico Ministero. La decisione interviene su un caso di furto d’acqua, chiarendo quando un’imputazione può essere considerata sufficiente a procedere anche senza querela e quali sono i limiti del giudice nel dichiarare l’improcedibilità.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva tratto a giudizio con l’accusa di furto aggravato per essersi allacciato abusivamente alla rete idrica comunale del Comune di Zafferana Etnea, sottraendo così quantitativi d’acqua. Durante il processo, a seguito delle modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia che rendevano il reato procedibile a querela, il Tribunale chiedeva al Pubblico Ministero di produrre l’eventuale querela sporta dal Comune.

Di fronte alla mancanza di querela, il PM, per assicurare la procedibilità d’ufficio, contestava in udienza una circostanza aggravante specifica: l’aver commesso il fatto su cose destinate a pubblico servizio (art. 625, n. 7, c.p.).

La Decisione del Tribunale di Primo Grado

Il Tribunale di Catania, tuttavia, riteneva tardiva questa contestazione. Secondo il giudice, la causa di improcedibilità (la mancanza di querela) si era già perfezionata alla scadenza del termine di tre mesi previsto dalla legge. Di conseguenza, il Tribunale dichiarava il non doversi procedere, sostenendo che l’accertata mancanza della condizione di procedibilità precludesse qualsiasi ulteriore attività processuale, inclusa la modifica dell’imputazione da parte del PM.

Il Ricorso in Cassazione e la Procedibilità d’Ufficio

Il Procuratore generale proponeva ricorso diretto in Cassazione (per saltum), lamentando una violazione di legge. Il ricorso si basava su due argomenti principali:

1. Contestazione “in fatto” dell’aggravante: Fin dall’inizio, il capo d’imputazione descriveva una condotta – il furto d’acqua mediante allaccio alla “rete comunale di distribuzione” – che conteneva già tutti gli elementi fattuali dell’aggravante. La descrizione era di per sé sufficiente a rendere il reato procedibile d’ufficio, anche senza menzionare esplicitamente l’art. 625, n. 7, c.p.
2. Potere di contestazione del PM: Anche qualora la descrizione iniziale non fosse stata ritenuta sufficiente, il Tribunale aveva errato nel bloccare l’attività del PM. La dichiarazione di improcedibilità non può impedire al Pubblico Ministero di esercitare il suo potere-dovere di adeguare l’imputazione a quanto emerso, garantendo così la prosecuzione del processo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza e rinviando il caso alla Corte d’Appello. Le motivazioni sono dense di principi giuridici fondamentali.

Innanzitutto, la Corte ha confermato che per “contestazione in fatto” si intende una formulazione dell’imputazione che, pur senza citare la norma, descriva in modo chiaro e preciso gli elementi della fattispecie, permettendo all’imputato di difendersi pienamente. Nel caso specifico, menzionare un “allaccio diretto alla rete comunale di distribuzione” evoca immediatamente l’idea di un servizio pubblico destinato a un numero indeterminato di persone. Questo è sufficiente per integrare l’aggravante e, di conseguenza, per stabilire la procedibilità d’ufficio sin dalla formulazione originaria dell’accusa.

In secondo luogo, e questo è il passaggio più innovativo, la Corte ha stabilito che la maturazione di una causa di improcedibilità (come la scadenza del termine per la querela) non opera “ora per allora” come la prescrizione. Mentre la prescrizione estingue il reato e blocca ogni attività processuale dal momento in cui matura, l’improcedibilità è una condizione che attiene alla prosecuzione del giudizio. Il giudice non può ignorare gli sviluppi processuali, come la legittima contestazione di un’aggravante da parte del PM. Impedirlo significherebbe violare il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale e la parità tra le parti, negando al Pubblico Ministero la facoltà di adeguare l’accusa.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce due principi di notevole importanza pratica. Primo, la descrizione fattuale nel capo d’imputazione è fondamentale: se evoca chiaramente gli elementi di un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio, il processo può proseguire anche senza querela. Secondo, una causa di improcedibilità sopravvenuta o rilevata in corso di causa non paralizza immediatamente il processo al punto da impedire al Pubblico Ministero di esercitare i suoi poteri di modifica dell’imputazione. Questa decisione rafforza il ruolo dinamico dell’accusa nel processo penale e chiarisce che la mancanza di querela non è un ostacolo insormontabile se emergono elementi che giustificano la procedibilità d’ufficio.

La descrizione del furto di acqua dalla rete comunale è sufficiente per la procedibilità d’ufficio?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la menzione di una condotta come “l’allaccio diretto alla rete comunale di distribuzione” è immediatamente evocativa di un furto ai danni di un bene destinato a pubblico servizio. Tale descrizione integra di per sé la circostanza aggravante prevista dall’art. 625, n. 7, c.p., rendendo il reato procedibile d’ufficio fin dall’origine, senza necessità di querela.

Può il Pubblico Ministero contestare un’aggravante dopo la scadenza del termine per presentare la querela?
Sì. La Corte ha chiarito che la scadenza del termine per la querela non impedisce al Pubblico Ministero di effettuare una contestazione suppletiva di un’aggravante che renda il reato procedibile d’ufficio. Il giudice non può dichiarare immediatamente l’improcedibilità senza consentire al PM di esercitare le sue facoltà processuali.

Che differenza c’è tra gli effetti della prescrizione e quelli della mancanza di querela?
La prescrizione estingue il reato e la sua maturazione ha un effetto retroattivo (“ora per allora”), bloccando qualsiasi attività processuale successiva. La mancanza di querela, invece, è una causa di improcedibilità che non estingue il reato ma impedisce solo la prosecuzione del processo. I suoi effetti non sono così rigidi da paralizzare i poteri delle parti, come quello del PM di modificare l’imputazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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