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Procedibilità d’ufficio furto: Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 35378/2025, ha dichiarato inammissibile un ricorso, confermando che in caso di furto aggravato su beni destinati a pubblico servizio si applica la procedibilità d’ufficio. Di conseguenza, la querela della persona offesa non è necessaria per avviare l’azione penale. La Corte ha inoltre sanzionato la genericità dei motivi di ricorso relativi alla dosimetria della pena.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Procedibilità d’Ufficio Furto Aggravato: La Cassazione Fa Chiarezza

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta su un caso di furto aggravato, fornendo un’importante precisazione sulla procedibilità d’ufficio furto. La decisione sottolinea come, in presenza di specifiche aggravanti, la querela della persona offesa non sia una condizione necessaria per l’esercizio dell’azione penale. Analizziamo insieme questa pronuncia per comprenderne i dettagli e le implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per il reato di furto, aggravato ai sensi dell’articolo 625, numeri 2 e 7, del codice penale. La sentenza, emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello, vedeva un imputato condannato per essersi impossessato di beni destinati a pubblico servizio. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, basando la sua difesa su due principali motivi.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha contestato la sentenza d’appello deducendo:

1. Violazione di legge in relazione alla presunta mancanza della querela, ritenuta una condizione di procedibilità indispensabile.
2. Violazione di legge e vizio di motivazione riguardo alla dosimetria della pena, ovvero alla quantificazione della sanzione inflitta.

La difesa sosteneva, in sostanza, che il processo non avrebbe dovuto nemmeno iniziare in assenza di una formale manifestazione di volontà da parte della vittima.

Le Motivazioni della Cassazione sulla Procedibilità d’Ufficio Furto

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, smontando punto per punto le argomentazioni della difesa. Per quanto riguarda il primo motivo, i giudici hanno evidenziato come la tesi fosse in “palese contrasto con il dato normativo”.

Il punto cruciale della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 624 del codice penale. L’ultimo comma di tale articolo stabilisce chiaramente che si procede d’ufficio se il furto è aggravato dalla circostanza prevista dall’articolo 625, numero 7, ovvero quando il fatto è commesso su “cose destinate a pubblico servizio o a pubblica utilità, difesa o reverenza”.

Poiché nel caso di specie il furto era stato commesso proprio su beni con tale destinazione, la procedibilità d’ufficio furto era automaticamente applicabile. La querela, pertanto, non era affatto necessaria. La Corte ha rafforzato questa interpretazione richiamando precedenti giurisprudenziali conformi.

La Genericità del Secondo Motivo di Ricorso

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo alla dosimetria della pena, è stato giudicato inammissibile, ma per una ragione differente: la sua assoluta genericità. La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del processo penale: l’atto di impugnazione non può limitarsi a una critica astratta, ma deve confrontarsi specificamente con le argomentazioni contenute nella sentenza impugnata.

Nel caso in esame, l’imputato non ha sviluppato una critica puntuale e correlata alla motivazione della Corte d’Appello, limitandosi a una doglianza generica. Questo vizio, definito di “aspecificità”, impedisce al giudice di legittimità di valutare nel merito la questione, portando inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio giuridico di notevole importanza pratica: la procedibilità d’ufficio furto scatta automaticamente quando il reato riguarda beni destinati a un servizio pubblico. Questa regola tutela l’interesse della collettività, che viene leso da tali reati, svincolando l’azione penale dalla volontà della singola persona offesa (spesso un ente pubblico).

Inoltre, la decisione serve da monito sulla necessità di redigere ricorsi specifici e ben argomentati. La genericità dei motivi è un vizio fatale che conduce all’inammissibilità dell’impugnazione, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Quando il furto è procedibile d’ufficio e non richiede la querela della vittima?
Secondo la Corte, il furto è procedibile d’ufficio quando è aggravato dalla circostanza di essere commesso su cose destinate a pubblico servizio o pubblica utilità, come previsto dall’ultimo comma dell’art. 624 c.p. in relazione all’art. 625, n. 7, c.p.

Perché il ricorso per Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il primo motivo era in palese contrasto con la legge, mentre il secondo motivo, relativo alla quantificazione della pena, era del tutto generico e non si confrontava specificamente con la motivazione della sentenza impugnata.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
In base all’art. 616 c.p.p., la declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in denaro, in questo caso quantificata in tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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