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Procedibilità d’ufficio e Riforma Cartabia: la guida

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34684/2024, ha stabilito che la contestazione di una circostanza aggravante da parte del Pubblico Ministero, che rende il reato procedibile d’ufficio, è valida ed efficace anche se interviene dopo la scadenza del termine concesso alla persona offesa per presentare querela secondo il regime transitorio della Riforma Cartabia. Il caso riguardava un furto di energia elettrica, per cui il Tribunale aveva dichiarato l’improcedibilità per mancanza di querela. La Suprema Corte ha annullato tale decisione, affermando che il potere del PM di modificare l’imputazione alla prima udienza utile prevale sulla causa di improcedibilità, ripristinando così la procedibilità d’ufficio e consentendo la prosecuzione del processo.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Procedibilità d’ufficio e Riforma Cartabia: la contestazione tardiva dell’aggravante è efficace

La Riforma Cartabia ha profondamente modificato il panorama della giustizia penale, in particolare per quanto riguarda il regime di procedibilità di molti reati, tra cui il furto. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 34684 del 2024, affronta una questione cruciale emersa da questa transizione: cosa succede se il Pubblico Ministero contesta un’aggravante che ripristina la procedibilità d’ufficio dopo che è scaduto il termine per presentare la querela? La risposta della Corte è netta e ha importanti implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: un furto di energia elettrica e il nodo della querela

Il caso trae origine da un procedimento per furto aggravato di energia elettrica. L’imputata era accusata di essersi impossessata illecitamente di quantitativi di energia sottraendoli alla società erogatrice tramite un allaccio abusivo alla rete pubblica.

Con l’entrata in vigore della Riforma Cartabia, il delitto di furto aggravato (ai sensi dell’art. 625 c.p.) è diventato procedibile a querela, salvo la presenza di specifiche aggravanti, come quella di aver commesso il fatto su beni destinati a pubblico servizio (art. 625, n. 7, c.p.). La normativa transitoria ha concesso un termine (fino al 30 marzo 2023) perché le persone offese potessero presentare querela per i reati commessi in precedenza.

Nel caso di specie, la querela non è stata presentata entro tale termine. Di conseguenza, il Tribunale di Catania, alla prima udienza, ha dichiarato l’improcedibilità dell’azione penale per difetto della condizione di procedibilità.

La Decisione del Tribunale e il Ricorso del Procuratore

Il Tribunale ha ritenuto che, una volta scaduto il termine per la querela senza che questa fosse stata sporta, la causa di improcedibilità si fosse consolidata, impedendo la prosecuzione del processo. A nulla è valsa la mossa del Pubblico Ministero che, proprio in quell’udienza, aveva proceduto a una contestazione suppletiva, esplicitando l’aggravante di aver commesso il furto su un bene destinato a pubblico servizio, circostanza che avrebbe reso il reato procedibile d’ufficio.

Il Procuratore Generale ha impugnato questa decisione direttamente in Cassazione (ricorso per saltum), sostenendo che il Tribunale avesse errato. Secondo l’accusa, il potere del PM di contestare le aggravanti durante il processo non poteva essere vanificato dalla sopravvenuta mancanza di querela, specialmente in un contesto in cui la stessa calendarizzazione delle udienze poteva aver impedito un intervento più tempestivo.

Procedibilità d’ufficio: l’analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza del Tribunale e fornendo una chiave di lettura sistematica del rapporto tra i poteri del PM e le nuove regole sulla procedibilità.

Il potere di contestazione del PM vs. la sopravvenuta improcedibilità

Il cuore della decisione risiede nel bilanciamento tra due norme cardine: l’art. 129 del codice di procedura penale, che impone al giudice di dichiarare immediatamente le cause di non punibilità, e l’art. 517 c.p.p., che attribuisce al Pubblico Ministero il potere di effettuare contestazioni suppletive nel dibattimento.

Il Tribunale aveva dato prevalenza assoluta all’art. 129 c.p.p., ritenendo che la mancanza di querela al 30 marzo 2023 avesse creato un ostacolo insormontabile. La Cassazione, invece, opera una distinzione fondamentale tra la natura della mancanza di querela e altre cause estintive, come la prescrizione. Mentre la prescrizione è un evento sostanziale e irreversibile, la condizione di procedibilità è una vicenda processuale che può subire delle evoluzioni.

L’inerzia della persona offesa non può paralizzare il potere del Pubblico Ministero di adeguare l’imputazione a quanto emerge dagli atti, potere che la legge non sottopone a termini di decadenza.

La tutela della procedibilità d’ufficio nel regime transitorio

La Corte ha inoltre valorizzato le peculiarità del regime transitorio della Riforma Cartabia. In molti processi pendenti, non si sono tenute udienze nel periodo tra l’entrata in vigore della riforma e la scadenza del termine per la querela. Impedire al PM di agire alla prima occasione utile successiva a tale data avrebbe significato creare una irragionevole disparità di trattamento, legando l’esito del processo a fattori casuali come il calendario delle udienze, e sacrificando ingiustificatamente il principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione coordinata delle norme processuali che mira a salvaguardare la coerenza del sistema. La declaratoria di improcedibilità non è un atto automatico e tombale, ma deve essere coordinata con i poteri delle parti. La contestazione suppletiva, effettuata dal PM alla prima udienza utile, è un atto propulsivo che modifica il quadro processuale. Essa elimina l’ostacolo della mancanza di querela estendendo il thema decidendi (l’oggetto del giudizio) alla nuova aggravante e ripristinando la procedibilità d’ufficio.

La Corte chiarisce che la regola dell'”ora per allora” (secondo cui un effetto giuridico retroagisce al momento del suo maturare), affermata per la prescrizione, non si applica meccanicamente alla mancanza di querela. Quest’ultima è una condizione la cui assenza iniziale non preclude una sua successiva acquisizione o, come in questo caso, il suo superamento tramite una legittima iniziativa dell’organo di accusa.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza stabilisce un principio di diritto fondamentale per la gestione dei processi nell’era post-Cartabia:

1. Il Pubblico Ministero può validamente effettuare la contestazione suppletiva di una circostanza aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio anche dopo la scadenza del termine transitorio per la presentazione della querela.
2. Tale contestazione, se effettuata alla prima udienza utile, è pienamente efficace e rimuove l’ostacolo processuale derivante dalla mancata querela.
3. La causa di improcedibilità per difetto di querela non prevale automaticamente sui poteri di esercizio dell’azione penale e di modifica dell’imputazione spettanti al PM.

Questa decisione garantisce l’uniformità di trattamento e la piena operatività dei poteri dell’accusa, evitando che l’esito di un processo dipenda dalle casualità della calendarizzazione delle udienze, e riafferma la centralità del contraddittorio dibattimentale come sede naturale per la definizione del capo d’imputazione.

Dopo la Riforma Cartabia, il Pubblico Ministero può contestare un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio se è già scaduto il termine per la presentazione della querela?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il PM può validamente effettuare la contestazione suppletiva alla prima udienza utile, anche se il termine transitorio di tre mesi per la presentazione della querela è già scaduto. Tale contestazione è pienamente efficace.

Quale valore ha la contestazione suppletiva del PM rispetto alla causa di improcedibilità per mancanza di querela?
La contestazione suppletiva ha l’effetto di eliminare l’ostacolo processuale della mancanza di querela. Introducendo un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio, la contestazione modifica il quadro giuridico e consente la prosecuzione dell’azione penale, prevalendo sulla causa di improcedibilità che si era determinata.

Perché la Cassazione ha annullato la sentenza del Tribunale che dichiarava il reato improcedibile?
Perché il Tribunale ha errato nel ritenere che la scadenza del termine per la querela avesse un effetto preclusivo definitivo e automatico. La Corte ha chiarito che il potere del PM di adeguare l’imputazione non è soggetto a decadenza e, se esercitato correttamente in udienza, deve essere considerato pienamente operativo, ripristinando le condizioni per la celebrazione del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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