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Procedibilità a querela: truffa online estinta

Un individuo, condannato per truffa aggravata tramite strumenti telematici, ha visto la sua condanna annullata dalla Corte di Cassazione. Una recente modifica legislativa ha introdotto la procedibilità a querela per questo specifico reato. Poiché le vittime avevano già manifestato l’intenzione di ritirare la querela, la Corte ha dichiarato il reato estinto, applicando retroattivamente la normativa più favorevole all’imputato.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa Telematica: Quando la Nuova Procedibilità a Querela Estingue il Reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del diritto penale: le modifiche legislative più favorevoli all’imputato, come quelle sulla procedibilità a querela, si applicano anche ai processi in corso. Il caso in esame riguarda una condanna per truffa aggravata dall’uso di strumenti telematici, annullata proprio a seguito di un intervento normativo che ha cambiato le regole del gioco.

I Fatti del Processo

L’imputato era stato condannato sia in primo grado dal Tribunale di Marsala che in appello dalla Corte di Appello di Palermo per concorso in truffa aggravata. L’aggravante contestata era quella della minorata difesa, derivante dall’utilizzo di strumenti telematici per commettere il reato.

La difesa aveva presentato ricorso in Cassazione lamentando, tra le altre cose, vizi di motivazione della sentenza d’appello. Tuttavia, l’elemento decisivo è emerso successivamente, con il deposito di ‘motivi nuovi’.

La Svolta: la Nuova Procedibilità a Querela per la Truffa Online

Il colpo di scena è arrivato con l’entrata in vigore della legge n. 90 del 28 giugno 2024. Questa legge ha modificato l’articolo 640 del codice penale, introducendo un nuovo regime di procedibilità a querela per la fattispecie di truffa aggravata dalla minorata difesa realizzata con mezzi informatici (art. 640, co. 2, n. 2-ter c.p.).

In parole semplici, mentre prima lo Stato poteva procedere d’ufficio contro l’autore di tale reato, dopo la riforma è diventata indispensabile la querela della persona offesa. La difesa ha prontamente sollevato la questione in Cassazione, chiedendo l’annullamento della condanna per estinzione del reato, dato che le vittime avevano già manifestato in un’udienza del 2021 l’intenzione di rimettere la querela.

L’Applicazione Retroattiva della Norma Favorevole

Il cuore della questione giuridica risiede nell’applicabilità di questa nuova norma ai fatti commessi prima della sua entrata in vigore. La Corte ha sciolto ogni dubbio, richiamando il principio consolidato secondo cui le norme che modificano le condizioni di procedibilità, data la loro natura mista (sostanziale e processuale), si applicano retroattivamente se più favorevoli all’imputato.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondati i motivi nuovi presentati dalla difesa. In primo luogo, ha affermato che i motivi erano ammissibili, essendo il ricorso principale tempestivo e riguardando una causa di non procedibilità rilevabile in ogni stato e grado del processo.

Nel merito, i giudici hanno confermato che la nuova legge ha trasformato il reato contestato in un illecito procedibile a querela. Di conseguenza, il giudice ha il dovere di accertare l’esistenza di tale condizione, anche per i reati commessi prima della modifica. Dal verbale di un’udienza precedente emergeva chiaramente che le persone offese avevano dichiarato di voler rimettere la querela. Questa manifestazione di volontà, unita alla nuova previsione normativa, ha reso impossibile proseguire l’azione penale.

Conclusioni

La Corte di Cassazione ha quindi annullato la sentenza di condanna senza rinvio, dichiarando il reato estinto per remissione di querela. Questa decisione sottolinea l’importanza per gli operatori del diritto di monitorare costantemente le evoluzioni legislative. Una modifica normativa, anche se apparentemente solo procedurale, può avere effetti sostanziali e determinare l’esito di un processo penale, persino nell’ultimo grado di giudizio. Il principio del favor rei, che impone l’applicazione della legge più favorevole all’accusato, trova qui una chiara e significativa applicazione.

Una nuova legge che rende un reato procedibile a querela si applica anche ai fatti commessi prima della sua entrata in vigore?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che la modifica del regime di procedibilità si applica anche ai reati commessi prima dell’entrata in vigore della nuova legge, in quanto la querela ha una natura mista, sia sostanziale che processuale, e si applica la norma più favorevole all’imputato.

Cosa succede se la vittima di una truffa telematica aggravata aveva già manifestato la volontà di ritirare la querela prima che la legge cambiasse?
Come deciso in questo caso, se il reato diventa procedibile a querela e risulta che la vittima ha già manifestato la volontà di rimetterla, il giudice deve dichiarare l’estinzione del reato per remissione di querela, annullando l’eventuale condanna.

È possibile presentare ‘motivi nuovi’ in Cassazione basati su una legge entrata in vigore dopo il ricorso iniziale?
Sì, è possibile. La Corte ha ritenuto ammissibili i motivi nuovi perché il ricorso originario era stato presentato tempestivamente e i nuovi motivi riguardavano una causa di improcedibilità, che può essere rilevata in ogni stato e grado del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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