LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Procedibilità a querela: quando si applica la riforma?

Un uomo condannato per furto aggravato ha chiesto l’estinzione della pena a seguito della riforma che ha introdotto la procedibilità a querela. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che la nuova norma non può essere applicata retroattivamente in sede esecutiva se la sentenza è già divenuta irrevocabile e l’imputato non ha sollevato la questione in appello.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Procedibilità a querela: la Cassazione chiarisce i limiti dell’applicazione retroattiva

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un’importante questione legata agli effetti della Riforma Cartabia, in particolare per quanto riguarda la modifica della procedibilità a querela per alcuni reati. La decisione chiarisce che una tale modifica, pur essendo più favorevole all’imputato, non può essere invocata in sede esecutiva per annullare una condanna già diventata irrevocabile. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia fondamentale.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva condannato per furto pluriaggravato con una sentenza emessa il 3 ottobre 2022. Successivamente, il 30 dicembre 2022, entrava in vigore il D.Lgs. n. 150/2022 (la cosiddetta Riforma Cartabia), che trasformava il reato in questione da procedibile d’ufficio a procedibile su querela della persona offesa. La sentenza di condanna diventava irrevocabile solo in un momento successivo, il 17 gennaio 2023, senza che fosse stato proposto appello. L’imputato, a questo punto, si rivolgeva al Giudice dell’esecuzione, chiedendo che venisse dichiarata l’estinzione della pena, sostenendo che, al momento dell’entrata in vigore della riforma, la sua condanna non era ancora definitiva e che, in assenza di querela, il reato non poteva più essere perseguito.

La Questione sulla Procedibilità a Querela e la Retroattività

Il nucleo del ricorso si basava sull’articolo 2 del Codice Penale, che disciplina la successione di leggi penali nel tempo. Il ricorrente sosteneva che la nuova norma sulla procedibilità a querela fosse più favorevole e dovesse quindi applicarsi retroattivamente al suo caso, dato che la sentenza non era ancora passata in giudicato al momento dell’entrata in vigore della riforma. Secondo questa tesi, la mancanza della querela avrebbe dovuto comportare l’improcedibilità dell’azione penale e, di conseguenza, l’estinzione della pena.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. I giudici hanno chiarito diversi punti cruciali.

In primo luogo, la sopravvenuta causa di improcedibilità doveva essere fatta valere nel giudizio di cognizione, non in quello di esecuzione. Al momento dell’entrata in vigore della riforma, il ricorrente era ancora nei termini per proporre appello contro la sentenza di primo grado. Quella sarebbe stata la sede processuale corretta per sollevare la questione della nuova procedibilità a querela. Non avendolo fatto, e avendo lasciato che la sentenza diventasse irrevocabile, ha perso l’opportunità di beneficiare della modifica normativa.

In secondo luogo, la Corte ha ribadito un principio fondamentale: una modifica del regime di procedibilità non costituisce abolitio criminis. L’abolizione del reato (art. 673 c.p.p.) si ha quando il fatto storico non è più considerato un illecito penale. In questo caso, il furto aggravato rimane un reato; è cambiata solo la condizione per avviare l’azione penale. Di conseguenza, la modifica non può portare alla revoca di una sentenza di condanna irrevocabile.

Infine, il ricorso è stato giudicato non ‘autosufficiente’, poiché non specificava se l’autorità giudiziaria avesse adempiuto agli oneri informativi previsti dalle norme transitorie della riforma, ossia informare la persona offesa della facoltà di presentare querela. La semplice assenza della querela originaria non era, di per sé, sufficiente a fondare la richiesta.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un importante principio interpretativo: le modifiche procedurali più favorevoli, come l’introduzione della procedibilità a querela, devono essere eccepite durante il processo di cognizione, prima che la sentenza diventi definitiva. Una volta che la condanna è irrevocabile, non è più possibile invocare tali modifiche in sede esecutiva per ottenere la revoca della pena, poiché non si tratta di un’abolizione del reato. La decisione sottolinea la differenza sostanziale tra il regime di procedibilità e la fattispecie di reato, tracciando un confine netto tra le questioni che possono essere sollevate in sede esecutiva e quelle che appartengono invece alle fasi precedenti del giudizio.

Una modifica della procedibilità di un reato si applica retroattivamente a una sentenza già irrevocabile?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una modifica del regime di procedibilità (da d’ufficio a querela) non può essere invocata in sede esecutiva per annullare una sentenza di condanna già divenuta irrevocabile, poiché non costituisce abolizione del reato (abolitio criminis).

Cosa avrebbe dovuto fare l’imputato per beneficiare della nuova norma sulla procedibilità a querela?
L’imputato avrebbe dovuto sollevare la questione proponendo appello contro la sentenza di primo grado. Poiché la riforma è entrata in vigore quando i termini per l’appello non erano ancora scaduti, quella era la sede processuale corretta per far valere la sopravvenuta causa di improcedibilità.

La trasformazione di un reato da procedibile d’ufficio a procedibile a querela equivale a un’abolizione del reato (abolitio criminis)?
No. La Corte chiarisce che il cambiamento del regime di procedibilità non è un elemento costitutivo della fattispecie di reato. Il fatto (es. il furto aggravato) rimane penalmente illecito; cambia solo la condizione per poter avviare il procedimento penale. Pertanto, non si tratta di abolitio criminis.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati