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Procedibilità a querela: furto e Riforma Cartabia

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per furto aggravato di energia elettrica. La decisione si fonda sulla modifica della procedibilità a querela introdotta dalla Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022). Poiché la persona offesa non ha presentato formale querela nei termini previsti dalla nuova legge, il reato non era più perseguibile d’ufficio, un punto che la Corte d’Appello aveva omesso di valutare.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto aggravato e Riforma Cartabia: la procedibilità a querela è decisiva

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 37446/2024) ha riaffermato un principio cruciale introdotto dalla Riforma Cartabia: la modifica del regime di procedibilità a querela per alcuni reati contro il patrimonio, come il furto aggravato. Il caso in esame riguarda una condanna per furto di energia elettrica, annullata dai giudici di legittimità proprio perché, a seguito della riforma, mancava la necessaria querela della persona offesa. Vediamo nel dettaglio i fatti e le motivazioni della Corte.

I fatti del caso: il furto di energia elettrica

Un individuo veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di furto aggravato, ai sensi degli artt. 624 e 625, n. 2, del codice penale. L’accusa era di essersi appropriato di energia elettrica, per un valore di circa 470 euro, tramite un allaccio abusivo e diretto alla rete di distribuzione. La condanna, emessa all’esito di un giudizio abbreviato, prevedeva una pena di un anno e quattro mesi di reclusione e 800 euro di multa. La Corte d’Appello di Palermo confermava integralmente la sentenza di primo grado.

Il ricorso in Cassazione e l’impatto della Riforma Cartabia

L’imputato presentava ricorso per cassazione, basando la sua difesa su un unico, ma fondamentale, motivo: la violazione di legge in relazione alla nuova disciplina sulla procedibilità a querela. Con l’entrata in vigore del d.lgs. n. 150/2022 (la cosiddetta Riforma Cartabia), il reato di furto aggravato contestato era diventato procedibile solo a seguito di querela della persona offesa. L’imputato lamentava che la Corte d’Appello, pur essendo stata sollevata la questione, avesse completamente omesso di pronunciarsi sul punto, ignorando il mutato quadro normativo.

Le motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici hanno chiarito che la modifica legislativa, entrata in vigore il 30 dicembre 2022, si applica anche ai fatti commessi prima di tale data, come stabilito dalle disposizioni transitorie (art. 85 del d.lgs. 150/2022). Queste norme prevedevano un termine entro cui la persona offesa, già a conoscenza del fatto, avrebbe dovuto presentare la querela per rendere il reato perseguibile. Nel caso specifico, la società erogatrice dell’energia elettrica non aveva presentato alcun atto di querela. La Corte d’Appello, non pronunciandosi su questo aspetto, è incorsa in un vizio di motivazione che ha reso la sua sentenza illegittima. La Cassazione ha inoltre precisato che la Corte territoriale aveva fatto un riferimento incidentale a un’altra aggravante (quella prevista dall’art. 625, n. 7, c.p., che avrebbe mantenuto la procedibilità d’ufficio), ma tale aggravante non era mai stata formalmente contestata all’imputato e non poteva, quindi, essere presa in considerazione.

Le conclusioni

La sentenza è stata annullata con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Palermo. Questa dovrà riesaminare il caso tenendo conto del nuovo regime di procedibilità. Con ogni probabilità, in assenza della querela, il giudice del rinvio non potrà che dichiarare l’improcedibilità dell’azione penale. La decisione sottolinea l’importanza per i giudici di merito di verificare attentamente le condizioni di procedibilità, specialmente alla luce delle recenti riforme, la cui omissione può portare all’annullamento di una sentenza di condanna.

Cosa succede se un reato diventa procedibile a querela dopo che è stato commesso?
La nuova disciplina sulla procedibilità a querela, introdotta dalla Riforma Cartabia, si applica retroattivamente anche ai fatti commessi prima della sua entrata in vigore. Se la persona offesa non presenta la querela entro i termini previsti dalle norme transitorie, l’azione penale non può essere proseguita.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza con rinvio e non ha assolto direttamente l’imputato?
La Cassazione ha annullato con rinvio perché ha rilevato un errore procedurale da parte della Corte d’Appello (omessa pronuncia su un motivo di appello). Spetta al giudice del rinvio (in questo caso un’altra sezione della Corte d’Appello) prendere atto della mancanza della condizione di procedibilità e pronunciare la sentenza corretta, che sarà verosimilmente di improcedibilità.

È possibile per un giudice d’appello considerare un’aggravante diversa da quella contestata per mantenere la procedibilità d’ufficio?
No. La sentenza chiarisce che un giudice non può considerare un’aggravante che non sia stata formalmente contestata all’imputato nel corso del giudizio di primo grado. Farlo violerebbe il principio di correlazione tra accusa e sentenza e il diritto di difesa dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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