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Procedibilità a querela: furto e riforma Cartabia

Un individuo viene condannato per furto aggravato di un’auto. Successivamente, la Riforma Cartabia (D.lgs. 150/2022) modifica la legge, richiedendo una querela della persona offesa per procedere. Poiché la querela mancava, la Corte di Cassazione, con la sentenza 6554/2025, ha stabilito l’applicazione retroattiva della nuova norma più favorevole. Di conseguenza, ha annullato la condanna per il reato di furto per improcedibilità, rinviando il caso alla Corte d’Appello per la rideterminazione della pena relativa al solo reato residuo.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Procedibilità a Querela e Furto Aggravato: La Cassazione sulla Riforma Cartabia

Con la sentenza n. 6554 del 2025, la Corte di Cassazione è tornata su un tema cruciale scaturito dalla Riforma Cartabia: gli effetti della nuova procedibilità a querela per reati come il furto aggravato sui processi già in corso. La decisione chiarisce quando e come l’imputato possa beneficiare della nuova, più favorevole, disciplina, anche se la modifica legislativa interviene a processo avanzato.

I Fatti del Caso: Furto d’Auto e Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine da una condanna per furto continuato e aggravato di un’autovettura e per resistenza a pubblico ufficiale. La Corte d’Appello di Bologna aveva confermato la sentenza di primo grado. L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su un unico, decisivo motivo: la Riforma Cartabia (D.lgs. n. 150/2022), entrata in vigore nel corso del procedimento, aveva trasformato il reato di furto aggravato da procedibile d’ufficio a procedibile a querela.

Nel fascicolo processuale, tuttavia, non era presente una valida querela da parte della persona offesa. La difesa ha quindi eccepito l’improcedibilità dell’azione penale per il reato di furto, sostenendo che tale vizio potesse essere rilevato in ogni stato e grado del procedimento.

La Questione della Procedibilità a Querela Dopo la Riforma

Il cuore della questione giuridica risiede nell’applicazione di una legge sopravvenuta più favorevole. La Riforma Cartabia ha rimodulato la disciplina di numerosi reati, subordinando la loro punibilità alla presentazione di una querela da parte della vittima. Questo cambiamento non è meramente formale, ma incide sulla sostanza del diritto penale, avendo una natura “mista”, sia sostanziale che processuale.

Il problema sorge quando questa modifica interviene mentre un processo è già pendente. L’imputato può far valere la mancanza di querela anche se al momento del fatto e dell’inizio del processo quella condizione non era richiesta? E in quale fase processuale può farlo?

Il Contrasto Giurisprudenziale e la Soluzione della Corte

La Corte di Cassazione ha evidenziato l’esistenza di due orientamenti interpretativi. Un primo, più restrittivo, considerava inammissibile un ricorso basato unicamente sulla sopravvenuta mancanza della condizione di procedibilità. Un secondo orientamento, ritenuto preferibile e qui adottato, sostiene invece l’ammissibilità di tale ricorso.

I giudici hanno chiarito che il fattore temporale è decisivo. In questo caso, la sentenza d’appello e il successivo ricorso per cassazione erano entrambi successivi all’entrata in vigore della Riforma Cartabia. Sebbene l’atto di appello originario fosse stato presentato prima della riforma (e quindi non potesse sollevare la questione), il ricorso in Cassazione poteva legittimamente dedurre la violazione di legge “sopravvenuta”, cioè la mancata applicazione del nuovo regime di procedibilità.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su principi cardine del nostro ordinamento. In primis, il principio di retroattività della legge penale più favorevole (art. 2, comma 4, c.p.), che si applica anche alle norme che, come quella sulla procedibilità a querela, hanno natura mista. La querela non è solo un atto processuale, ma incide sulla punibilità stessa del fatto, e per questo le sue modifiche devono andare a vantaggio dell’imputato.

La Cassazione ha affermato che, poiché il ricorso è stato proposto dopo l’entrata in vigore della nuova disciplina, esso poteva e doveva sollevare la questione. Negare questa possibilità avrebbe significato rendere l’imputato “impermeabile” a una novella normativa a lui favorevole, in contrasto con la volontà del legislatore e i principi costituzionali.

La Corte ha quindi verificato d’ufficio l’assenza di un atto qualificabile come querela e ha dovuto prenderne atto. La semplice denuncia presentata non possedeva i requisiti di forma e di contenuto per essere considerata una valida manifestazione di volontà di procedere penalmente.

Le Conclusioni

Sulla base di queste considerazioni, la Suprema Corte ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente al capo di imputazione relativo al furto. L’azione penale per quel reato è stata dichiarata improcedibile per mancanza di querela. Il caso è stato rinviato a un’altra sezione della Corte d’Appello di Bologna unicamente per la rideterminazione della pena per il reato residuo di resistenza a pubblico ufficiale. Questa sentenza consolida un orientamento garantista, assicurando la piena applicazione delle modifiche normative più favorevoli all’imputato, anche quando queste intervengono in fasi avanzate del processo.

Una nuova legge che rende un reato procedibile a querela si applica anche ai processi già in corso?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che una legge più favorevole, come quella che introduce la procedibilità a querela, deve essere applicata retroattivamente anche ai procedimenti in corso, in virtù del principio del favor rei (favore verso l’imputato) sancito dall’art. 2, comma 4, del codice penale.

È possibile sollevare per la prima volta in Cassazione la questione della mancanza di querela introdotta da una nuova legge?
Sì. La sentenza chiarisce che se la nuova legge è entrata in vigore dopo il deposito dell’atto d’appello ma prima del ricorso per cassazione, l’imputato può legittimamente sollevare per la prima volta in sede di legittimità la questione dell’improcedibilità per mancanza della querela sopravvenuta.

Cosa succede se manca la querela per un reato che, a seguito di una riforma, non è più procedibile d’ufficio?
Se per un reato è necessaria la querela e questa manca, l’azione penale non può essere proseguita. La sentenza impugnata deve essere annullata per quel capo d’imputazione, con una declaratoria di improcedibilità, poiché viene a mancare una condizione fondamentale per l’esercizio dell’azione penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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