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Procedibilità a querela: furto aggravato annullato

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per furto aggravato su beni esposti alla pubblica fede. La decisione si basa sulla modifica legislativa introdotta dalla Riforma Cartabia, che ha reso il reato soggetto alla condizione di procedibilità a querela. Poiché la persona offesa non ha mai sporto querela, l’azione penale è stata dichiarata improcedibile, portando all’annullamento definitivo della sentenza di condanna.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Procedibilità a querela: Cassazione annulla condanna per furto aggravato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha messo in luce gli effetti della Riforma Cartabia sui processi in corso, in particolare per quanto riguarda la procedibilità a querela per reati prima perseguiti d’ufficio. Con la sentenza n. 18636 del 2024, la Suprema Corte ha annullato senza rinvio una condanna per furto aggravato, poiché la nuova normativa richiede una querela della persona offesa, che nel caso di specie non era mai stata presentata. Analizziamo i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Processo: Dal Tribunale alla Cassazione

Il caso ha origine da una condanna per furto aggravato, emessa dal Tribunale di Pisa e successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Firenze. L’imputato era stato ritenuto colpevole del delitto di cui agli articoli 81, 624 e 625, comma 1, n. 7) del codice penale, per aver commesso un furto su beni esposti per destinazione alla pubblica fede.

L’imputato ha presentato ricorso per Cassazione, sollevando due principali motivi. Il primo, e decisivo, riguardava la violazione di legge per difetto della condizione di procedibilità. Sostanzialmente, la difesa ha argomentato che, a seguito di una modifica normativa, il reato per cui era stato condannato era diventato perseguibile solo a querela di parte.

La Riforma Cartabia e la nuova procedibilità a querela

Il fulcro della questione risiede nella successione di leggi penali nel tempo. Il D.Lgs. 10 ottobre 2022, n. 150 (la cosiddetta Riforma Cartabia) ha modificato l’articolo 624 del codice penale, estendendo il regime di procedibilità a querela anche ad alcune ipotesi di furto aggravato, tra cui quella contestata all’imputato (beni esposti alla pubblica fede).

Questa modifica, entrata in vigore il 30 dicembre 2022, ha trasformato un reato prima procedibile d’ufficio (ovvero perseguibile su iniziativa dello Stato) in un reato per cui è necessaria la volontà punitiva della persona offesa, espressa tramite una querela. La questione che la Cassazione ha dovuto affrontare era come applicare questa nuova regola ai procedimenti già in corso.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo fondato il motivo relativo alla mancanza della condizione di procedibilità. Il ragionamento dei giudici si è basato su principi consolidati del nostro ordinamento.

In primo luogo, è stato richiamato il principio del favor rei (articolo 2 del codice penale), secondo cui si applica la legge successiva più favorevole all’imputato. La giurisprudenza ha da tempo chiarito che questo principio si estende anche alle norme sulla procedibilità, data la loro natura “mista”, sia processuale che sostanziale, poiché incidono direttamente sulla punibilità del fatto.

Di conseguenza, la nuova disciplina che prevede la procedibilità a querela deve essere applicata retroattivamente a tutti i processi non ancora definiti. Il giudice, in ogni stato e grado del procedimento, ha quindi l’obbligo di verificare d’ufficio la sussistenza di tale condizione.

Nel caso specifico, dagli atti non risultava che la persona offesa avesse mai sporto querela. Né erano emersi altri comportamenti processuali (come la costituzione di parte civile) dai quali desumere una chiara volontà punitiva. Sebbene la normativa transitoria avesse concesso un termine alla persona offesa per presentare la querela, ciò non era avvenuto.

Le Conclusioni

La Corte ha concluso che, in assenza della necessaria condizione di procedibilità, l’azione penale non poteva essere proseguita. Pertanto, la sentenza di condanna è stata annullata senza rinvio. Questa decisione chiude definitivamente il procedimento a carico dell’imputato, non per un’assoluzione nel merito, ma per un impedimento di natura procedurale divenuto insormontabile a seguito della modifica legislativa.

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: le modifiche normative che rendono un reato procedibile a querela hanno un impatto immediato sui processi in corso, obbligando i giudici a dichiarare l’improcedibilità qualora la querela manchi e non sia stata presentata nei termini previsti.

Cosa succede se un reato, prima perseguibile d’ufficio, diventa perseguibile a querela mentre il processo è in corso?
In base al principio della legge più favorevole al reo, si applica la nuova disciplina. Il giudice deve quindi verificare l’esistenza di una querela e, in sua assenza, dichiarare che l’azione penale non può essere proseguita.

La mancanza di una querela può essere sollevata per la prima volta in Cassazione?
Sì, la questione attinente alla procedibilità dell’azione penale è rilevabile d’ufficio in ogni stato e grado del procedimento e può essere dedotta per la prima volta anche davanti alla Corte di Cassazione.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la condanna in questo specifico caso?
La Corte ha annullato la condanna perché il reato di furto aggravato su beni esposti alla pubblica fede è diventato procedibile a querela a seguito della Riforma Cartabia. Poiché la persona offesa non ha mai presentato querela, è venuta a mancare una condizione essenziale per poter proseguire l’azione penale, rendendo il reato improcedibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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