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Procedibilità a querela: Cassazione annulla condanne

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per furto aggravato a carico di due imputati. La decisione si fonda sulla mutata disciplina della procedibilità a querela introdotta dalla Riforma Cartabia. Poiché per i reati contestati non era stata presentata la querela dalla persona offesa, divenuta ora necessaria, la Corte ha dichiarato l’improcedibilità dell’azione penale, annullando senza rinvio le condanne relative a tali capi d’imputazione. Per uno degli imputati, i restanti motivi di ricorso sono stati dichiarati inammissibili.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Procedibilità a querela: come la Riforma Cartabia impatta sui processi in corso

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale introdotto dalla Riforma Cartabia: la modifica del regime di procedibilità a querela per alcuni reati, come il furto, si applica anche ai processi già in corso. Con la sentenza n. 13616/2024, la Suprema Corte ha annullato le condanne per furto a carico di due imputati proprio per l’assenza di questo atto fondamentale, divenuto obbligatorio a seguito della nuova legge.

I Fatti del Caso

Due individui erano stati condannati dalla Corte d’Appello di L’Aquila per una serie di furti e furti in abitazione aggravati. Entrambi hanno presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni. Il punto cruciale, comune a entrambi i ricorsi, riguardava l’effetto della cosiddetta “Riforma Cartabia” (D.Lgs. n. 150/2022), che ha trasformato alcuni reati, prima perseguiti d’ufficio, in reati perseguibili solo su querela della persona offesa. Nello specifico, i difensori sostenevano che, in assenza di una formale querela da parte delle vittime dei furti, l’azione penale non potesse proseguire.

La questione della procedibilità a querela

La Corte di Cassazione ha accolto i ricorsi su questo punto specifico. I giudici hanno chiarito che la mancanza di una condizione di procedibilità, come la querela, deve essere rilevata in ogni stato e grado del procedimento. Il passaggio da un regime di procedibilità d’ufficio a uno a querela, essendo una norma più favorevole all’imputato, deve essere applicato retroattivamente ai fatti commessi prima dell’entrata in vigore della riforma.

Nel caso in esame, i reati di furto aggravato contestati agli imputati rientravano tra quelli per cui la Riforma Cartabia ha introdotto la necessità della querela. Poiché agli atti non risultava che le persone offese avessero mai formalizzato tale atto, neanche nei termini previsti dalle norme transitorie, la Corte ha dovuto prendere atto della mancanza di una condizione essenziale per poter procedere.

La Decisione della Cassazione e le altre censure

Per uno degli imputati, il cui ricorso si basava unicamente sulla mancanza di querela, la Corte ha annullato integralmente la sentenza senza rinvio, dichiarando l’improcedibilità dei reati a lui ascritti.

Per il secondo imputato, il cui ricorso conteneva anche altre doglianze (relative al vizio di mente, alla dosimetria della pena e al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche), la decisione è stata parziale:

1. Annullamento per mancanza di querela: Anche per lui, i capi d’imputazione relativi ai furti ora procedibili a querela sono stati annullati senza rinvio.
2. Inammissibilità degli altri motivi: Le restanti censure sono state ritenute inammissibili. La Corte ha osservato che la valutazione sul vizio parziale di mente e sulla capacità di intendere e di volere era stata adeguatamente motivata dalla corte d’appello e che il dolo è compatibile con un vizio parziale di mente. Allo stesso modo, le richieste di una nuova valutazione sulla pena e sulle attenuanti sono state respinte in quanto miravano a un riesame del merito, precluso in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha ribadito il consolidato principio secondo cui l’istituto della querela ha una natura mista, sia processuale (condizione di procedibilità) che sostanziale (condizione di punibilità). Pertanto, in caso di successione di leggi nel tempo, si applica la norma più favorevole al reo (principio del favor rei), come previsto dall’art. 2 del codice penale. Questo significa che se una legge nuova trasforma un reato da procedibile d’ufficio a procedibile a querela, questa modifica si applica anche ai fatti commessi in precedenza, a meno che il ricorso non sia inammissibile per altre ragioni.

La Cassazione ha sottolineato che, essendo i ricorsi in questo caso ammissibili, era doveroso verificare la sussistenza della condizione di procedibilità. Accertata l’assenza di querela da parte delle persone offese, l’unica conclusione possibile era dichiarare l’improcedibilità dell’azione penale e annullare la sentenza di condanna per quei specifici reati.

Conclusioni

Questa sentenza conferma l’impatto significativo della Riforma Cartabia sui procedimenti penali, anche quelli pendenti. L’estensione della procedibilità a querela ha l’effetto di estinguere l’azione penale per numerosi reati qualora la persona offesa non manifesti espressamente la volontà di perseguire il colpevole. La decisione evidenzia l’importanza per i giudici di verificare, in ogni fase del processo, la sussistenza di tutte le condizioni necessarie per la prosecuzione dell’azione penale, applicando retroattivamente le modifiche normative più favorevoli all’imputato.

Cosa succede se un reato diventa procedibile a querela dopo che è stata emessa una condanna?
Se la modifica normativa interviene mentre il processo è ancora in corso (ad esempio, in appello o in Cassazione), il giudice deve applicare la legge più favorevole. Se manca la querela, divenuta nel frattempo necessaria, deve dichiarare che l’azione penale non può proseguire (improcedibilità) e annullare la condanna per quel reato.

La mancanza di querela può essere sollevata per la prima volta in Cassazione?
Sì, la mancanza di una condizione di procedibilità come la querela può essere rilevata d’ufficio in ogni stato e grado del procedimento, e quindi anche per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione, a condizione che il ricorso sia originariamente ammissibile.

Un vizio parziale di mente esclude la responsabilità penale per dolo?
No. Secondo la sentenza, il dolo (la coscienza e volontà di commettere il reato) è compatibile con il vizio parziale di mente. L’imputabilità e la colpevolezza sono concetti diversi: una persona può essere considerata parzialmente incapace di intendere e di volere, ma essere comunque in grado di agire con la volontà di commettere un illecito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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