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Procedibilità a querela: annullata condanna per furto

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per furto aggravato a seguito di una modifica legislativa. La Riforma Cartabia ha introdotto la procedibilità a querela per questo tipo di reato. Poiché nel caso di specie mancava la querela della persona offesa e il ricorso dell’imputato non era manifestamente infondato, i giudici hanno dichiarato l’improcedibilità dell’azione penale, annullando la sentenza senza rinvio.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto e Riforma Cartabia: la nuova procedibilità a querela annulla la condanna

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 11879/2024) ha messo in luce le significative conseguenze della Riforma Cartabia sulla procedibilità a querela per alcuni reati contro il patrimonio. Un uomo, condannato in primo e secondo grado per furto aggravato, ha visto la sua sentenza annullata non per l’insussistenza del fatto, ma per una sopravvenuta modifica legislativa che ha reso l’azione penale improcedibile in assenza della querela della persona offesa.

I fatti del caso e il ricorso in Cassazione

Il caso ha origine da una condanna emessa dal Tribunale e parzialmente riformata dalla Corte d’Appello per il reato di furto aggravato ai sensi degli artt. 624 e 625 del codice penale. L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. La violazione di norme processuali per la mancata traduzione in aula, nonostante una richiesta tempestiva.
2. Un vizio di motivazione riguardo al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.
3. Una violazione di legge relativa al trattamento sanzionatorio.

Sebbene i motivi fossero di natura prevalentemente procedurale e di merito, l’esito del giudizio è stato determinato da un fattore esterno e sopravvenuto: la modifica del regime di procedibilità del reato di furto.

L’impatto della Riforma Cartabia sulla procedibilità a querela

Il Decreto Legislativo n. 150 del 10 ottobre 2022, noto come Riforma Cartabia, ha modificato l’articolo 624 del codice penale, stabilendo che il delitto di furto è, di regola, punibile a querela della persona offesa. La procedibilità d’ufficio è rimasta solo per specifiche ipotesi aggravate, tra le quali non rientrava quella contestata nel caso di specie.

Nel procedimento in esame, non era mai stata presentata una querela. Questa circostanza, irrilevante al momento del fatto e durante i primi gradi di giudizio, è diventata decisiva a seguito della riforma.

Il ruolo della non manifesta infondatezza del ricorso

La Corte ha dovuto affrontare un punto cruciale: la nuova norma sulla procedibilità a querela poteva essere applicata anche a un processo già in fase di legittimità? La giurisprudenza consolidata afferma che le modifiche sulla procedibilità non prevalgono sull’inammissibilità del ricorso. In altre parole, se il ricorso fosse stato palesemente inammissibile, la condanna sarebbe diventata definitiva, precludendo l’applicazione della nuova legge.

Tuttavia, in questo caso, la Corte ha ritenuto che il primo motivo di ricorso — relativo alla mancata presenza dell’imputato in udienza — non fosse manifestamente infondato. La Corte d’Appello, infatti, aveva rigettato la richiesta di rinvio senza pronunciarsi adeguatamente sulla specifica richiesta difensiva. Proprio la non manifesta infondatezza del ricorso ha permesso alla Cassazione di esaminare il caso nel merito e, di conseguenza, di applicare la normativa sopravvenuta.

Le motivazioni della Cassazione

Una volta superato lo scoglio dell’ammissibilità, la Corte ha applicato il principio sancito dall’art. 129 del codice di procedura penale, che impone al giudice di dichiarare d’ufficio determinate cause di non punibilità in ogni stato e grado del processo. La mancanza della querela, divenuta condizione di procedibilità, ha reso l’azione penale improseguibile.

Di conseguenza, la declaratoria di improcedibilità ha prevalso su ogni altra valutazione. La sentenza impugnata è stata annullata senza rinvio, poiché l’azione penale non poteva più essere proseguita. Gli altri motivi di ricorso sono stati considerati assorbiti, ovvero non è stato necessario esaminarli data la conclusione del processo.

Le conclusioni

Questa decisione sottolinea l’impatto retroattivo favorevole delle modifiche al regime di procedibilità introdotte dalla Riforma Cartabia. Per i processi pendenti, anche in Cassazione, la mancanza di una querela per reati come il furto può portare all’annullamento della condanna, a condizione che il ricorso presentato non sia manifestamente infondato. La sentenza ribadisce come un vizio procedurale, anche se non direttamente collegato alla colpevolezza, possa aprire la porta all’applicazione di una normativa più favorevole all’imputato, determinando l’esito finale del giudizio.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la condanna per furto?
La Corte ha annullato la condanna perché una nuova legge (D.Lgs. 150/2022) ha reso il reato di furto perseguibile solo su querela della persona offesa. Poiché nel caso specifico la querela non era mai stata presentata, l’azione penale è diventata improcedibile.

La nuova regola sulla procedibilità a querela si applica a tutti i processi in corso?
No, si applica solo se il processo non è ancora giunto a una sentenza definitiva. In particolare, se è in corso un ricorso per Cassazione, questo non deve essere manifestamente infondato. Se il ricorso fosse inammissibile, la condanna precedente diventerebbe definitiva e la nuova legge non potrebbe essere applicata.

Cosa significa “annullamento senza rinvio” in questo contesto?
Significa che la Corte di Cassazione ha definitivamente chiuso il caso invalidando la sentenza di condanna. Il processo non viene inviato a un altro giudice per un nuovo esame, perché l’azione penale non può più essere legalmente proseguita a causa della mancanza della querela.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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