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Probation in UE: sì alla pena alternativa all’estero

La Corte di Cassazione ha stabilito che un condannato residente in un altro Stato UE può scontare la misura dell’affidamento in prova in quel Paese. La sentenza annulla la decisione di un Tribunale di Sorveglianza che aveva negato la richiesta basandosi unicamente sulla mancanza di un domicilio in Italia, omettendo di valutare l’applicabilità della normativa europea sul reciproco riconoscimento delle sanzioni. Il caso chiarisce l’obbligo per i giudici di considerare la possibilità di eseguire la probation in UE.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Probation in UE: La Cassazione Apre alla Pena Alternativa all’Estero

È possibile scontare una pena alternativa, come l’affidamento in prova ai servizi sociali, in un Paese dell’Unione Europea diverso da quello in cui è stata emessa la condanna? A questa domanda cruciale, che intreccia il diritto penale nazionale con i principi di cooperazione europea, ha dato una risposta affermativa una recente sentenza della Corte di Cassazione. Il caso analizzato offre un importante chiarimento sulla possibilità di eseguire la probation in UE, rafforzando il principio del reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie e l’obiettivo rieducativo della pena.

I Fatti del Caso

Un cittadino, condannato dal Tribunale di Roma a una pena di circa sette mesi per reati legati agli stupefacenti e resistenza a pubblico ufficiale, presentava un’istanza per essere ammesso alla misura alternativa dell’affidamento in prova al servizio sociale. La peculiarità della richiesta risiedeva nel fatto che il soggetto, pur formalmente residente in Italia, di fatto viveva e lavorava stabilmente in Francia da diversi anni, dove aveva avviato un percorso di reinserimento sociale e lavorativo.

Il Tribunale di Sorveglianza di Roma, tuttavia, rigettava la richiesta. La motivazione del rigetto si fondava esclusivamente sulla constatazione che il condannato non avesse indicato un domicilio sul territorio italiano, ritenendo tale mancanza un ostacolo insormontabile per l’esecuzione della misura e per il necessario contatto con i servizi sociali italiani.

I Motivi del Ricorso: L’Ignorata Dimensione Europea

La difesa del condannato ha impugnato l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando un vizio di motivazione e una violazione di legge. Il punto centrale del ricorso era che il giudice di primo grado aveva completamente ignorato la richiesta, avanzata in via subordinata, di eseguire la misura in Francia, in applicazione del D.Lgs. 15 febbraio 2016, n. 38.

Questo decreto legislativo ha recepito in Italia la Decisione Quadro 2008/947/GAI del Consiglio, che disciplina proprio l’applicazione del principio del reciproco riconoscimento alle misure di sospensione condizionale e alle sanzioni sostitutive. Secondo la difesa, il Tribunale avrebbe dovuto valutare la possibilità di trasferire l’esecuzione della misura alternativa allo Stato francese, anziché fermarsi al dato puramente formale della mancanza di un domicilio in Italia.

La Decisione della Cassazione: Obbligo di Valutare la Probation in UE

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza e rinviando il caso al Tribunale di Sorveglianza per un nuovo esame. Gli Ermellini hanno ritenuto fondata la censura della difesa: il Tribunale aveva errato nel limitare la sua analisi al solo territorio nazionale.

Il provvedimento impugnato, infatti, ometteva completamente di motivare in ordine alla richiesta di esecuzione della probation in UE. Il giudice di sorveglianza, di fronte a una specifica istanza, aveva l’obbligo di verificare la possibilità concreta di eseguire l’affidamento in prova in Francia, accertando la sussistenza dei presupposti previsti dalla normativa di derivazione europea.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito un principio già affermato in precedenza (sent. n. 16942/2020): l’esecuzione dell’affidamento in prova al servizio sociale può avvenire in un altro Stato dell’Unione Europea in cui il condannato risiede, a condizione che tale Stato abbia dato attuazione alla Decisione Quadro 2008/947/GAI. L’affidamento in prova, secondo la Cassazione, è assimilabile a una “sanzione sostitutiva” ai sensi dell’art. 2 del D.Lgs. 38/2016, in quanto impone obblighi e prescrizioni compatibili con il trattamento alternativo al carcere.

Di conseguenza, il Tribunale di Sorveglianza non può rigettare un’istanza solo perché il condannato non ha un domicilio in Italia. Deve, invece, avviare un approfondimento istruttorio per verificare se i presupposti per il trasferimento dell’esecuzione della pena in un altro Stato membro sussistono. Il mancato esame di questa possibilità costituisce un vizio di motivazione che rende illegittima l’ordinanza.

Le Conclusioni

Questa sentenza rappresenta una fondamentale affermazione del principio di cooperazione giudiziaria europea e della finalità rieducativa della pena, sancita dall’articolo 27 della Costituzione. Obbliga i giudici italiani a considerare la dimensione transnazionale della vita delle persone e a utilizzare gli strumenti normativi europei per garantire che il percorso di reinserimento sociale sia effettivo. Consentire a una persona di scontare una misura alternativa nel Paese in cui ha i propri legami familiari, sociali e lavorativi, massimizza le possibilità di successo del trattamento riabilitativo. Il Tribunale di Sorveglianza dovrà ora riesaminare il caso, tenendo conto dei principi inderogabili stabiliti dalla Corte di Cassazione.

È possibile scontare una misura alternativa alla detenzione, come l’affidamento in prova, in un altro Paese dell’Unione Europea?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che è possibile se il condannato risiede stabilmente in un altro Stato membro dell’UE e se tale Stato ha recepito la Decisione Quadro 2008/947/GAI, che permette il reciproco riconoscimento di queste misure.

Cosa deve fare il Tribunale di Sorveglianza se riceve una richiesta di esecuzione della pena all’estero?
Il Tribunale non può respingere la richiesta basandosi unicamente sulla mancanza di un domicilio in Italia. Ha l’obbligo di esaminare la richiesta e di verificare se sussistono i presupposti giuridici, previsti dal D.Lgs. 38/2016, per trasferire l’esecuzione della misura nello Stato UE di residenza del condannato.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione del Tribunale di Sorveglianza?
La decisione è stata annullata perché il Tribunale ha commesso un vizio di motivazione, omettendo completamente di pronunciarsi sulla specifica richiesta di eseguire l’affidamento in prova in Francia. In questo modo, ha ignorato la normativa europea applicabile al caso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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