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Privata dimora: spogliatoio non è luogo tutelato

La Corte di Cassazione ha stabilito che lo spogliatoio di un centro sportivo non costituisce privata dimora ai fini del reato di furto in abitazione. La decisione si fonda sulla natura occasionale e non stabile del rapporto tra l’utente e il luogo. Di conseguenza, il reato è stato riqualificato in furto aggravato, per il quale era necessaria una querela, mancante nel caso di specie, portando alla conclusione del procedimento per difetto della condizione di procedibilità.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Privata Dimora: Perché lo Spogliatoio di un Centro Sportivo non è Casa Tua

Un recente caso esaminato dalla Corte di Cassazione ha riacceso il dibattito sulla definizione di privata dimora nel contesto di un furto. La questione centrale era stabilire se lo spogliatoio di un centro sportivo potesse essere considerato tale e, di conseguenza, se un furto al suo interno configurasse il più grave reato di furto in abitazione. La Corte ha fornito una risposta chiara, basandosi su principi consolidati e distinguendo situazioni solo apparentemente simili.

Il Caso: Furto in uno Spogliatoio e la Questione della Privata Dimora

I fatti riguardano un furto avvenuto all’interno dello spogliatoio di un centro sportivo. Un individuo si era introdotto nel locale e si era impossessato di borsoni contenenti effetti personali, mentre i proprietari erano impegnati in una partita di calcetto. L’accusa iniziale era di furto in abitazione, ai sensi dell’art. 624-bis del codice penale.

Tuttavia, il Tribunale di primo grado aveva operato una riqualificazione del reato. Secondo il giudice, lo spogliatoio non poteva essere considerato una privata dimora, in quanto era un luogo aperto a una pluralità di persone, utilizzato in modo puramente occasionale e senza che gli utenti potessero escludere l’accesso a terzi. Il reato è stato quindi ridefinito come furto aggravato su cose esposte alla pubblica fede. Poiché per questo reato è necessaria la querela della vittima, e questa mancava, il Tribunale ha dichiarato il non doversi procedere.

Il Procuratore Generale ha impugnato questa decisione, sostenendo che lo spogliatoio dovesse invece essere considerato privata dimora, essendo un luogo riservato ai soli membri del centro per custodire i propri beni.

La Decisione della Cassazione: No alla Qualifica di Privata Dimora

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Procuratore Generale, confermando la decisione del Tribunale. Gli Ermellini hanno concluso che lo spogliatoio di un centro sportivo, nelle circostanze descritte, non possiede le caratteristiche necessarie per essere qualificato come privata dimora.

Le motivazioni: i criteri delle Sezioni Unite

La Corte ha fondato la sua decisione sui principi stabiliti dalle Sezioni Unite nella nota sentenza ‘D’Amico’ (n. 31345/2017). Secondo tale pronuncia, la nozione di privata dimora include esclusivamente i luoghi in cui si svolgono, in modo non occasionale, atti della vita privata e che non sono aperti al pubblico o accessibili a terzi senza il consenso del titolare.

Perché un luogo sia considerato privata dimora, devono sussistere tre elementi fondamentali:
1. Utilizzo per la vita privata: Il luogo deve essere destinato ad attività come riposo, svago, studio o lavoro.
2. Stabilità del rapporto: Il legame tra la persona e il luogo deve avere una durata apprezzabile e non essere meramente occasionale.
3. Non accessibilità a terzi: L’accesso deve essere controllato dal titolare.

Nel caso dello spogliatoio di un centro sportivo, la Cassazione ha evidenziato la mancanza del secondo elemento: la stabilità. Il rapporto tra l’utente e lo spogliatoio è, per sua natura, temporaneo e occasionale. Non vi è quella continuità che giustificherebbe una tutela rafforzata, anche in assenza della persona.

La Corte ha inoltre precisato la differenza con i furti negli spogliatoi dei luoghi di lavoro, che in altre sentenze sono stati considerati privata dimora. In quel contesto, infatti, il rapporto tra il lavoratore e lo spogliatoio è caratterizzato da una stabilità e continuità derivante dal rapporto di lavoro, che giustifica una tutela maggiore.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

La sentenza chiarisce che non tutti i luoghi dove si ripongono temporaneamente effetti personali godono della tutela rafforzata prevista per il furto in abitazione. La qualificazione dipende dalla natura del rapporto tra la persona e il luogo. Un furto in uno spogliatoio sportivo, in assenza di querela, potrebbe non essere perseguibile, poiché viene riqualificato in un reato che la richiede come condizione di procedibilità. Questa decisione sottolinea l’importanza, per le vittime di tali furti, di sporgere tempestivamente querela per consentire all’autorità giudiziaria di procedere penalmente contro i responsabili.

Lo spogliatoio di una palestra o di un centro sportivo è considerato una privata dimora?
No, secondo la sentenza analizzata, lo spogliatoio di un centro sportivo non è considerato privata dimora perché il rapporto tra l’utente e il luogo è caratterizzato da mera occasionalità e non dalla stabilità richiesta dalla giurisprudenza.

Cosa serve per procedere per un furto commesso in uno spogliatoio di un centro sportivo?
Poiché il fatto viene riqualificato come furto aggravato su cose esposte alla pubblica fede e non come furto in abitazione, per procedere penalmente è necessaria la querela presentata dalla persona offesa.

Qual è la differenza tra lo spogliatoio di un centro sportivo e quello di un luogo di lavoro ai fini della qualifica di privata dimora?
La differenza fondamentale risiede nella stabilità del rapporto. Lo spogliatoio di un luogo di lavoro è utilizzato in modo costante e continuativo dal lavoratore, creando un legame stabile che ne giustifica la qualifica di privata dimora. Al contrario, l’uso dello spogliatoio di un centro sportivo è puramente occasionale e temporaneo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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