LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Privata dimora: i criteri per la qualificazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero, confermando che un luogo non può essere considerato privata dimora se non presenta i caratteri della stabilità del rapporto con la persona e del diritto di escludere terzi (ius excludendi). La decisione si basa sui criteri stabiliti dalle Sezioni Unite, sottolineando che l’accessibilità del luogo a una pluralità di utenti ne esclude la natura di domicilio privato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Privata Dimora: Quando un Luogo è Davvero Privato? La Cassazione Fa Chiarezza

La definizione di privata dimora è un concetto cardine nel diritto penale, essenziale per la configurazione di numerosi reati, come la violazione di domicilio. Ma quali sono i criteri esatti per qualificare un luogo come tale? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata sul tema, ribadendo i principi consolidati e dichiarando inammissibile un ricorso che cercava di estenderne l’applicazione a un caso che ne era privo.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dal ricorso presentato dalla Procura Generale presso una Corte d’Appello avverso una sentenza di un Tribunale. L’oggetto del contendere era la qualificazione giuridica di un determinato luogo, che secondo l’accusa doveva essere considerato come privata dimora. La difesa sosteneva invece che il luogo in questione non possedesse le caratteristiche necessarie per rientrare in tale definizione.

La Nozione di Privata Dimora e i Criteri delle Sezioni Unite

Per dirimere la questione, la Corte di Cassazione ha richiamato un fondamentale precedente delle Sezioni Unite (sent. n. 31345 del 2017), che ha fissato tre indici specifici per poter classificare un luogo come privata dimora. Questi criteri sono cumulativi e devono essere tutti presenti:

1. Utilizzazione per manifestazioni della vita privata: Il luogo deve essere adibito allo svolgimento di attività private come il riposo, lo svago, l’alimentazione, lo studio, o anche attività professionali e lavorative, purché svolte in modo riservato e protetto da intrusioni esterne.
2. Stabilità del rapporto: Deve esistere un rapporto apprezzabile e duraturo tra la persona e il luogo, caratterizzato da una certa stabilità e non da una mera occasionalità. Questo legame indica che il luogo è un centro di interessi personali.
3. Ius excludendi alios: Il titolare deve avere il diritto di escludere terze persone dall’accedere al luogo senza il proprio consenso. La non accessibilità a terzi è un elemento distintivo della privatezza dello spazio.

Le Motivazioni della Decisione

Nel caso specifico esaminato dalla Corte, è stato accertato che il luogo non soddisfaceva i requisiti fondamentali per essere considerato privata dimora. In particolare, mancavano due elementi cruciali: la stabilità del rapporto e il diritto di esclusione. La Corte ha osservato che il luogo era accessibile a una pluralità di utenti della struttura e non era riservato in via esclusiva al soggetto coinvolto o a un gruppo ristretto di persone. Di conseguenza, venivano meno sia il presupposto dello ius excludendi alios (il potere di escludere altri), sia la stabilità che deve connotare il rapporto tra la persona e il luogo. Senza questi pilastri, la nozione di privata dimora non può sussistere. Per questi motivi, il ricorso della Procura è stato ritenuto privo di fondamento e dichiarato inammissibile.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio di diritto di grande importanza pratica. Non basta che in un luogo si svolgano attività della vita privata per classificarlo automaticamente come domicilio protetto. È indispensabile che tale luogo sia caratterizzato da un legame stabile con la persona e, soprattutto, che vi sia un effettivo e concreto potere di escludere l’accesso a terzi non autorizzati. La decisione chiarisce che ambienti accessibili a una collettività indeterminata di persone, anche se usati per scopi professionali o personali, non godono della stessa tutela penale riservata alla privata dimora, la quale presuppone un carattere di esclusività e riservatezza che in questo caso era assente.

Quali sono i criteri per definire un luogo come privata dimora?
Per essere considerata privata dimora, un luogo deve soddisfare tre condizioni: 1) essere utilizzato per lo svolgimento di attività della vita privata (riposo, svago, lavoro, etc.) in modo riservato; 2) esserci un rapporto stabile e non occasionale tra la persona e il luogo; 3) il titolare deve avere il diritto di escludere terzi non autorizzati (ius excludendi alios).

Un luogo dove si svolge un’attività professionale può essere considerato privata dimora?
Sì, ma solo se l’attività professionale o lavorativa viene svolta in modo riservato e al riparo da intrusioni esterne, e se sussistono gli altri requisiti di stabilità e del diritto di escludere terzi. La semplice natura lavorativa del luogo non esclude di per sé la qualifica, ma sono decisive le modalità con cui viene utilizzato.

Perché nel caso esaminato il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il luogo in questione non possedeva due requisiti essenziali: mancava il diritto di escludere terzi (ius excludendi alios), in quanto accessibile a più utenti della struttura, e difettava la stabilità del rapporto tra la persona e il luogo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati