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Prevenzione incendi: la SCIA generica non basta

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per violazione delle norme sulla prevenzione incendi a carico del titolare di un’impresa di stoccaggio gas. La presentazione di una SCIA generica per vendita a domicilio è stata ritenuta insufficiente, poiché l’attività, per la sua natura rischiosa, richiedeva una segnalazione specifica. La Corte ha stabilito che l’omissione della corretta SCIA integra una contravvenzione penale, dichiarando inammissibile il ricorso che tentava di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prevenzione Incendi: la SCIA generica non salva dalla condanna penale

La sicurezza sul lavoro e la prevenzione incendi rappresentano pilastri fondamentali della normativa a tutela della collettività. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 45996/2024) ha ribadito con forza un principio cruciale: per le attività soggette a controlli specifici, la presentazione di una documentazione generica e inadeguata non è sufficiente a evitare la responsabilità penale. Il caso analizzato riguarda il titolare di un’attività di stoccaggio e vendita di bombole di gas, condannato per non aver presentato la corretta Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA).

I Fatti di Causa

Il Tribunale di Palermo aveva dichiarato il legale rappresentante di una società di distribuzione di gas colpevole della contravvenzione prevista dall’art. 20 del D.Lgs. 139/2006. L’imputazione nasceva dall’omessa presentazione della SCIA richiesta per le attività soggette ai controlli di prevenzione incendi. Durante un controllo, i vigili del fuoco avevano rinvenuto un numero cospicuo di serbatoi di gas (9+18), una quantità tale da far rientrare l’attività tra quelle considerate a rischio elevato.

L’imputato ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo due punti principali:
1. L’attività svolta non rientrava tra quelle soggette al rilascio del certificato di prevenzione incendi, ma avrebbe dovuto essere sanzionata solo in via amministrativa.
2. In ogni caso, una SCIA era stata presentata, sebbene per un’attività di “commercio al domicilio del consumatore”.

La questione giuridica e la normativa sulla prevenzione incendi

Il cuore della questione riguarda l’interpretazione degli obblighi imposti dalla normativa sulla prevenzione incendi. L’articolo 20 del D.Lgs. 139/2006 punisce con l’arresto o l’ammenda il titolare di un’attività a rischio che ometta di presentare la SCIA o la richiesta di rinnovo della conformità antincendio.

Il D.P.R. 151/2011 classifica le attività soggette a controlli in tre categorie (A, B e C) a seconda del livello di rischio. Per avviare una di queste attività, è obbligatorio presentare al Comando dei Vigili del Fuoco una SCIA specifica, corredata da tutta la documentazione tecnica che attesti la conformità alle norme di sicurezza. Presentare una documentazione generica o non pertinente equivale, ai fini della legge penale, a un’omissione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e quindi inammissibile. I giudici hanno smontato le argomentazioni della difesa con una motivazione logica e aderente al dato normativo.

In primo luogo, la Corte ha sottolineato che stabilire se l’attività rientrasse o meno nella categoria a rischio soggetta a certificazione è una valutazione di fatto, già compiuta correttamente dal Tribunale e non sindacabile in sede di legittimità. Il Tribunale aveva accertato, sulla base delle prove raccolte (in particolare il numero di serbatoi rinvenuti), che l’attività richiedeva la specifica SCIA antincendio.

In secondo luogo, la SCIA prodotta dall’imputato è stata ritenuta del tutto inadeguata. Si trattava di una “generica SCIA per commercio al domicilio del consumatore” e non della specifica certificazione richiesta dall’art. 4 del D.P.R. 151/2011 per le attività di stoccaggio di prodotti infiammabili. La Corte ha evidenziato come l’imputato fosse consapevole di dover presentare una SCIA, tanto da aver effettuato un versamento alla tesoreria di Palermo con una causale che la menzionava. Tuttavia, a questo versamento non è seguita la procedura corretta.

La sentenza chiarisce che il reato contestato non riguarda il mancato ottenimento del certificato finale, ma la condotta omissiva di non aver presentato la segnalazione iniziale, che è l’atto che permette alle autorità di avviare i controlli. Confondere i due piani, come fatto dal ricorrente, è stato un errore che ha contribuito all’inammissibilità del ricorso.

Conclusioni

Questa pronuncia della Cassazione è un monito per tutti gli imprenditori titolari di attività a rischio. La normativa sulla prevenzione incendi non ammette scorciatoie o adempimenti formali ma non sostanziali. La presentazione di una SCIA generica, che non corrisponde alla reale natura e al rischio dell’attività svolta, equivale a una totale omissione e integra una fattispecie di reato. La sentenza ribadisce che la sicurezza è un bene primario e che gli obblighi procedurali sono posti a presidio dell’incolumità pubblica. La responsabilità penale, in questi casi, è una conseguenza diretta della violazione di precise regole di condotta volte a prevenire pericoli gravi per persone e cose.

Presentare una SCIA generica è sufficiente per adempiere agli obblighi di prevenzione incendi per un’attività a rischio specifico?
No. La sentenza chiarisce che la SCIA deve essere specifica per l’attività svolta e conforme alle normative antincendio. Una SCIA generica, come quella per “commercio al domicilio”, è stata ritenuta inadeguata e non idonea a escludere la responsabilità penale per un’attività di stoccaggio di materiale infiammabile.

L’omessa presentazione della SCIA per attività a rischio incendio è un reato o un illecito amministrativo?
È una contravvenzione, quindi un reato. L’art. 20, comma 1, del D.Lgs. 139/2006 punisce questa omissione con l’arresto fino a un anno o con un’ammenda, quando si tratta di attività che comportano gravi pericoli per l’incolumità in caso di incendio.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione si concentra su una valutazione dei fatti già decisa nei gradi precedenti?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge, non riesaminare i fatti come accertati dal Tribunale. Sostenere che l’attività non rientrava tra quelle a rischio è una questione di fatto, che non può essere discussa in Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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