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Presunzione esigenze cautelari: il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro l’ordinanza che negava la sostituzione della custodia in carcere con gli arresti domiciliari. La decisione si fonda sulla cosiddetta doppia presunzione esigenze cautelari prevista per gravi reati di narcotraffico. Secondo la Corte, gli elementi forniti dalla difesa, come la giovane età e un’attività lavorativa, non erano sufficienti a superare tale presunzione, specialmente a fronte del concreto pericolo di reiterazione del reato, confermato dal ritrovamento di stupefacenti presso l’abitazione dell’imputato.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Presunzione Esigenze Cautelari: La Cassazione Conferma la Custodia in Carcere

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione si è pronunciata sulla validità della presunzione esigenze cautelari nei casi di gravi reati legati al narcotraffico, come l’associazione a delinquere. La pronuncia chiarisce i limiti entro cui la difesa può contestare la custodia in carcere, sottolineando come non bastino elementi generici per superare le presunzioni stabilite dalla legge. Analizziamo nel dettaglio la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un giovane individuo sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere per il reato di partecipazione a un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, con il ruolo di corriere, oltre a numerosi reati connessi. La difesa aveva richiesto la sostituzione della misura carceraria con quella degli arresti domiciliari.

La richiesta veniva rigettata sia dal Giudice per le indagini preliminari sia, in sede di appello, dal Tribunale del Riesame. Contro quest’ultima decisione, la difesa proponeva ricorso per Cassazione, lamentando che il Tribunale non avesse adeguatamente considerato l’assenza di attualità delle esigenze cautelari. Gli argomenti difensivi si basavano sulla giovane età del ricorrente, sul tempo trascorso dai fatti, sull’impossibilità di reiterare il reato (poiché anche i presunti complici erano detenuti) e sulla carenza di motivazione riguardo al pericolo di fuga e all’inadeguatezza degli arresti domiciliari.

Il Principio della Presunzione Esigenze Cautelari

Il cuore della questione giuridica risiede nell’articolo 275, comma 3, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce una doppia presunzione per reati di particolare gravità, tra cui l’associazione finalizzata al narcotraffico (art. 74 d.P.R. 309/1990):

1. Presunzione di sussistenza delle esigenze cautelari: si presume, fino a prova contraria, che esista un concreto pericolo che l’imputato commetta altri gravi reati.
2. Presunzione di adeguatezza della custodia in carcere: si presume che solo la massima misura cautelare sia idonea a fronteggiare tale pericolo.

Spetta quindi all’imputato fornire elementi specifici e concreti per vincere questa doppia presunzione legale. La Corte di Cassazione ha ribadito che, in sede di appello, il Tribunale del Riesame non deve riesaminare da capo la sussistenza dei presupposti della misura, ma deve limitarsi a verificare la correttezza giuridica e la congruità della motivazione dell’ordinanza impugnata, alla luce di eventuali fatti nuovi, preesistenti o sopravvenuti, idonei a modificare il quadro cautelare.

La Decisione della Suprema Corte e la presunzione esigenze cautelari

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo che il Tribunale del Riesame avesse fatto corretta applicazione dei principi vigenti. Le circostanze addotte dalla difesa non sono state considerate elementi di novità tali da superare la presunzione esigenze cautelari.

In particolare, la Corte ha sottolineato i seguenti punti:

* Attualità del Pericolo: L’attualità delle esigenze è stata confermata da un arresto avvenuto mesi prima dell’ordinanza cautelare, durante il quale erano stati rinvenuti nell’abitazione dell’imputato cocaina e un bilancino di precisione.
* Irrilevanza dell’Attività Lavorativa: Il fatto che l’imputato svolgesse un lavoro regolare non è stato ritenuto rilevante, poiché i reati contestati erano stati commessi proprio nel periodo successivo all’assunzione.
* Inadeguatezza degli Arresti Domiciliari: La richiesta di scontare la misura presso parenti in un’altra regione è stata motivatamente respinta. Il Tribunale ha ritenuto tale misura inadeguata, dato che l’imputato deteneva e preparava la sostanza stupefacente proprio in un contesto domestico, dimostrando di poter utilizzare la propria abitazione come base logistica per lo spaccio.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano sulla rigorosa applicazione del principio della doppia presunzione legale. I giudici hanno chiarito che, per ottenere una modifica della misura cautelare in casi di reati così gravi, non è sufficiente appellarsi a circostanze generiche come la giovane età o l’avere un lavoro. È necessario presentare fatti nuovi e concreti che dimostrino in modo inequivocabile il venir meno delle esigenze cautelari, in particolare del pericolo di reiterazione del reato. L’ordinanza del Tribunale del Riesame è stata considerata immune da vizi logici o giuridici, in quanto ha correttamente valutato gli elementi a disposizione, concludendo per la persistenza del pericolo e per l’inadeguatezza di qualsiasi misura diversa dal carcere. La Corte ha inoltre precisato che non era necessaria una motivazione sul pericolo di fuga o di inquinamento probatorio, poiché la misura era stata disposta unicamente per il rischio di commissione di nuovi reati della stessa specie.

Le Conclusioni

Questa sentenza conferma l’orientamento consolidato della giurisprudenza sulla forza della presunzione esigenze cautelari per i delitti di criminalità organizzata e narcotraffico. Le conclusioni pratiche sono chiare: per la difesa, la strada per ottenere un’attenuazione delle misure cautelari in questi contesti è estremamente ardua. È indispensabile fornire prove concrete e specifiche, capaci di incidere in modo significativo sul quadro indiziario e sulla valutazione della pericolosità sociale dell’indagato, altrimenti il ricorso rischia di essere dichiarato inammissibile con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali.

Per quali reati si applica la presunzione di sussistenza delle esigenze cautelari e di adeguatezza del carcere?
La sentenza chiarisce che questa doppia presunzione si applica per i reati di particolare gravità elencati nell’art. 275, comma 3, del codice di procedura penale, tra cui rientra l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti (art. 74 d.P.R. 309/1990).

Avere un lavoro regolare è sufficiente per ottenere gli arresti domiciliari al posto del carcere?
No. Secondo la Corte, il fatto che l’imputato svolgesse un’attività lavorativa non è un elemento decisivo per escludere le esigenze cautelari, specialmente se i reati contestati sono stati commessi durante il periodo di impiego, come nel caso di specie.

Perché gli arresti domiciliari, anche se in un luogo lontano, sono stati ritenuti inadeguati?
Perché è stato accertato che l’imputato utilizzava proprio l’ambiente domestico per detenere e preparare la sostanza stupefacente per lo spaccio. Pertanto, il Tribunale ha ritenuto che nemmeno il collocamento in un’altra abitazione, seppur distante, potesse essere sufficiente a neutralizzare il concreto pericolo di reiterazione del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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