LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Presunzione Cautelare: No alla revisione dei fatti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’indagata contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per partecipazione a un’associazione finalizzata al narcotraffico. La Corte ha ribadito che il suo ruolo non è rivalutare nel merito gli indizi, ma solo controllare la logicità della motivazione del giudice precedente. È stata confermata la validità della presunzione cautelare, che impone misure restrittive per reati di tale gravità, data la contiguità dell’indagata al circuito criminale e la caratura dei suoi interlocutori.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Presunzione Cautelare nei Reati Associativi: La Cassazione e i Limiti del Riesame

In una recente sentenza, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di narcotraffico, delineando con chiarezza i confini del proprio giudizio in materia di misure cautelari. La decisione sottolinea l’importanza della presunzione cautelare per i reati associativi e ribadisce che il controllo di legittimità non può trasformarsi in una terza valutazione dei fatti. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Il Ruolo di “Raccordo” nell’Associazione

Il caso ha origine da un’ordinanza del Tribunale di Catanzaro che confermava la custodia in carcere per una donna, indagata per partecipazione a un’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Secondo l’accusa, la donna svolgeva un ruolo cruciale di “raccordo”, assicurando le comunicazioni tra altri membri di spicco del sodalizio, tra cui l’ex convivente e lo zio.

Gli elementi a suo carico includevano intercettazioni telefoniche in cui organizzava incontri, apparentemente tra donne, che in realtà celavano accordi tra gli associati. Inoltre, era emerso il suo coinvolgimento nell’organizzazione della consegna di un quantitativo di cocaina da parte di un corriere, episodio culminato con l’arresto di quest’ultimo. Un ulteriore elemento a carico era il suo arresto in flagranza, avvenuto poco dopo quello dello zio, trovata in possesso di 160 grammi di cocaina.

I Motivi del Ricorso: Una Difesa contro la Valutazione degli Indizi

La difesa della ricorrente ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. Vizio di motivazione sulla gravità indiziaria: Si contestava l’interpretazione delle telefonate e si sosteneva che il precedente arresto per detenzione di droga fosse una vicenda autonoma, già definita con un patteggiamento e non collegata all’associazione.
2. Omessa motivazione su uno dei capi d’imputazione: Si lamentava l’assenza di una motivazione specifica per uno dei reati contestati.
3. Insussistenza delle esigenze cautelari: La difesa evidenziava il carattere episodico delle condotte, la sostanziale incensuratezza della donna e l’assenza di contatti recenti con gli altri indagati, elementi che avrebbero dovuto far venir meno la necessità della custodia in carcere.

La Decisione della Corte e la Presunzione Cautelare

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno chiarito che il loro compito non è quello di riesaminare gli elementi materiali e fattuali, come lo spessore degli indizi, ma di verificare la coerenza logica e giuridica della motivazione del provvedimento impugnato. La valutazione dei fatti spetta esclusivamente ai giudici di merito (G.i.p. e Tribunale del Riesame).

Il punto centrale della decisione riguarda la presunzione cautelare. Per il reato di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti (art. 74 d.P.R. 309/1990), la legge prevede una “doppia presunzione”: si presume non solo che esistano esigenze cautelari, ma anche che solo la custodia in carcere sia una misura adeguata. Spetta alla difesa fornire elementi concreti per superare tale presunzione.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto che le motivazioni del Tribunale del Riesame fossero logiche e giuridicamente corrette. Le condotte dell’indagata, come la funzione di “schermare” le comunicazioni e il suo ruolo nell’arrivo del corriere, sono state considerate tutt’altro che illogicamente valorizzate nell’ottica della sua appartenenza al sodalizio. Anche il suo arresto in flagranza è stato visto come un evento strettamente connesso alle dinamiche associative e non come un episodio isolato.

In merito alle esigenze cautelari, la Cassazione ha confermato che il Tribunale aveva correttamente applicato la presunzione legale. La tipologia delle funzioni svolte, la caratura criminale degli altri associati e la sua contiguità al circuito criminale sono state ritenute risultanze idonee a comprovare un concreto e grave pericolo di reiterazione del reato. Citando precedenti giurisprudenziali, la Corte ha ricordato che la prognosi di pericolosità in questi casi non si lega solo all’ultimo reato commesso, ma alla professionalità criminale e al grado di inserimento in tali circuiti.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di Cassazione è un controllo di legittimità, non una terza istanza di merito. Per i reati di eccezionale gravità come le associazioni criminali, la presunzione cautelare opera con forza, ponendo a carico della difesa l’onere di dimostrare l’assenza di pericolosità sociale. La semplice rescissione dei contatti o il tempo trascorso non sono, di per sé, sufficienti a superare questa presunzione, che si fonda sulla stabilità del vincolo associativo e sulla professionalità criminale che ne deriva.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove, come le intercettazioni, in un ricorso contro una misura cautelare?
No. La Corte di Cassazione svolge un controllo di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare che il ragionamento del giudice precedente sia logico e conforme alla legge, senza poter riconsiderare gli elementi fattuali o lo spessore degli indizi.

Cosa significa ‘doppia presunzione’ cautelare per i reati di narcotraffico associativo?
Significa che, per questo tipo di reato, la legge presume sia l’esistenza di un concreto pericolo di reiterazione del reato (esigenze cautelari), sia che qualsiasi misura meno grave del carcere sia inadeguata. È onere della difesa fornire prove concrete per vincere questa presunzione.

Un arresto precedente, già definito con patteggiamento, è irrilevante per valutare la pericolosità di un indagato per un reato associativo?
No, non è necessariamente irrilevante. Secondo la sentenza, anche un episodio formalmente concluso può essere logicamente ricollegato alle dinamiche associative dal giudice di merito per valutare la contiguità dell’indagato al circuito criminale e confermare la prognosi di pericolosità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati