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Presunzione cautelare: Cassazione su art. 74 stup.

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato, accusato di essere promotore di un’associazione per il narcotraffico. La sentenza ribadisce la validità della presunzione cautelare per reati gravi, specificando che spetta alla difesa fornire prove concrete per superarla. La Corte ha inoltre chiarito che l’ordinanza del Tribunale del Riesame può sanare le contraddizioni del provvedimento iniziale e che le censure generiche sulle prove non sono ammesse in sede di legittimità.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Presunzione cautelare e reati associativi: la Cassazione fa il punto

Con la sentenza n. 31195 del 2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: la presunzione cautelare e i suoi limiti, specialmente in relazione a gravi reati associativi come il narcotraffico. La decisione offre importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità del ricorso contro le misure cautelari e sul dialogo motivazionale tra l’ordinanza genetica del GIP e il provvedimento del Tribunale del Riesame.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un individuo sottoposto a misura cautelare (custodia in carcere e arresti domiciliari) perché gravemente indiziato di essere promotore e organizzatore di due distinti sodalizi criminali. Il primo era finalizzato al traffico di sostanze stupefacenti, come previsto dall’art. 74 del T.U. Stupefacenti; il secondo, invece, mirava a commettere reati contro la pubblica amministrazione all’interno di un istituto di pena. Il Tribunale del Riesame di Catanzaro aveva confermato l’impianto accusatorio e le relative misure cautelari, basandosi su intercettazioni e dichiarazioni di collaboratori di giustizia.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’indagato ha presentato ricorso in Cassazione, articolando tre principali motivi di doglianza:
1. Contraddittorietà della motivazione: Si lamentava una presunta contraddizione nell’ordinanza iniziale, dove l’indagato veniva prima indicato come semplice partecipe e solo successivamente descritto come capo e organizzatore.
2. Travisamento della prova: Il ricorrente sosteneva che il suo ruolo apicale era stato desunto unicamente da materiale intercettivo, senza il riscontro di collaboratori di giustizia che, anzi, non lo avevano mai menzionato.
3. Carenza di esigenze cautelari: Si contestava la mancanza di una valutazione individualizzata delle esigenze cautelari e si riteneva che la sostituzione dei vertici dell’istituto penitenziario dovesse attenuare tali esigenze.

L’analisi della Corte e la presunzione cautelare

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni suo punto, offrendo una disamina precisa dei principi che regolano il giudizio di legittimità in materia di misure cautelari.

Integrazione tra provvedimenti e superamento delle contraddizioni

Riguardo al primo motivo, la Corte ha ribadito un principio consolidato: l’ordinanza del GIP e quella del Tribunale del Riesame si integrano a vicenda. Eventuali omissioni o contraddizioni nel primo provvedimento possono essere sanate e superate dalla motivazione, più ampia e analitica, del secondo. Nel caso di specie, il Tribunale del Riesame aveva chiaramente delineato il ruolo apicale dell’indagato, rendendo irrilevante ogni eventuale incertezza iniziale.

I limiti del giudizio di legittimità sulla prova

Sul secondo motivo, gli Ermellini hanno ricordato che il ricorso per cassazione non è una terza istanza di merito. La Corte non può riesaminare i fatti o proporre una diversa valutazione delle prove. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e l’assenza di vizi logici macroscopici nella motivazione. La difesa si era limitata a una critica generica del quadro indiziario, senza un confronto specifico con le argomentazioni del Tribunale, rendendo il motivo aspecifico e, quindi, inammissibile.

Le Motivazioni

Il fulcro della decisione risiede nell’analisi del terzo motivo, relativo alle esigenze cautelari. La Corte ha richiamato l’art. 275, comma 3, del codice di procedura penale, che per reati di particolare gravità, come l’associazione finalizzata al narcotraffico, stabilisce una presunzione cautelare. Questa presunzione ha una doppia valenza: si presume sia la sussistenza delle esigenze cautelari (in particolare il pericolo di reiterazione del reato), sia l’adeguatezza della sola custodia in carcere come misura idonea a fronteggiarle.

Questa presunzione non è assoluta, ma relativa. Ciò significa che può essere superata, ma l’onere di fornire elementi concreti in tal senso ricade sulla difesa. Non è il giudice a dover motivare in modo specifico sulla necessità della misura più afflittiva, ma è l’indagato a dover dimostrare l’assenza di pericoli o la sufficienza di una misura meno grave. Nel caso in esame, il Tribunale aveva correttamente rilevato che la difesa non aveva fornito alcun elemento idoneo a vincere tale presunzione. L’argomento relativo alla sostituzione dei dirigenti del carcere è stato ritenuto generico e inidoneo a scalfire un quadro indiziario che delineava uno stabile inserimento del ricorrente in un contesto criminale operante anche al di fuori delle dinamiche carcerarie.

Le Conclusioni

La sentenza n. 31195/2024 conferma la solidità dell’istituto della presunzione cautelare come strumento per contrastare la criminalità organizzata. Essa chiarisce che le contestazioni in sede di legittimità devono essere specifiche e puntuali, evitando di trasformare il ricorso in un tentativo di rivalutazione del merito. Per la difesa, la pronuncia sottolinea l’importanza di non limitarsi a critiche generiche, ma di allegare elementi fattuali concreti e specifici capaci di incrinare la presunzione di pericolosità sociale che la legge associa a determinate, gravissime fattispecie di reato.

Una contraddizione nell’ordinanza iniziale del GIP rende automaticamente illegittima la misura cautelare?
No. Secondo la giurisprudenza costante, l’ordinanza del GIP e quella successiva del Tribunale del Riesame si integrano. Un’eventuale contraddizione o omissione nel primo provvedimento può essere sanata dalla motivazione più approfondita del Tribunale, che valuta nuovamente tutti gli elementi.

Cosa significa “presunzione cautelare” per i reati di narcotraffico associativo?
Significa che, quando ci sono gravi indizi per questo tipo di reato, la legge presume sia la necessità di una misura cautelare per prevenire altri crimini, sia che la custodia in carcere sia l’unica misura adeguata. Spetta alla difesa fornire prove concrete per dimostrare il contrario.

È sufficiente criticare genericamente le prove per ottenere l’annullamento di una misura cautelare in Cassazione?
No. La Corte di Cassazione non riesamina i fatti. Il ricorso è ammissibile solo se denuncia una violazione di legge o un’illogicità manifesta e palese della motivazione. Una critica generica che si limita a proporre una diversa lettura delle prove, senza confrontarsi specificamente con le ragioni del giudice, è considerata inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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