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Pressione elettorale: minaccia e reato di pericolo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per pressione elettorale. L’imputato aveva minacciato una donna di licenziare sua figlia se non avesse votato per un certo candidato. La Corte ha stabilito che tale reato si perfeziona con la sola minaccia, essendo un ‘reato di pericolo’ che attenta alla libertà di voto. Ha inoltre chiarito che l’adesione del difensore a un’astensione dalle udienze sospende la prescrizione, anche in presenza di altre cause di rinvio.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pressione Elettorale: la Cassazione Conferma, la Minaccia di Licenziamento È Reato

La libertà di voto è uno dei pilastri della nostra democrazia, tutelata a livello costituzionale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato con forza questo principio, affrontando un caso di pressione elettorale esercitata tramite la minaccia di perdere il posto di lavoro. La decisione chiarisce importanti aspetti sulla natura del reato e su questioni procedurali, come la sospensione della prescrizione in caso di astensione degli avvocati.

I Fatti: Una Minaccia per un Voto

La vicenda giudiziaria ha origine durante le elezioni amministrative del 2014 in un comune del leccese. Un uomo, per favorire una candidata di una lista civica, aveva avvicinato una donna, madre di una dipendente di un supermercato gestito dalla moglie dell’imputato. L’uomo aveva esercitato pressioni sulla donna affinché desse il suo voto alla candidata da lui sostenuta, minacciando che, in caso contrario, la figlia sarebbe stata licenziata.

Di fronte al rifiuto della donna di cedere al ricatto, la minaccia si è concretizzata: la figlia è stata immediatamente allontanata dal suo posto di lavoro. A seguito di questi eventi, l’uomo è stato condannato sia in primo grado che in appello per il reato previsto dall’art. 87 del d.P.R. 570 del 1960, che punisce chiunque usi violenza o minaccia per costringere un elettore a votare in un certo modo.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su diversi motivi, tra cui:

1. Vizi procedurali: Lamentava l’omessa relazione della causa da parte della Corte d’Appello durante l’udienza.
2. Errata valutazione del reato: Sosteneva la mancanza dell’elemento soggettivo (il dolo) e l’inattendibilità della persona offesa, chiedendo l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
3. Prescrizione: Contestava il calcolo dei termini di prescrizione, sostenendo che un rinvio dell’udienza, causato sia dall’adesione del difensore a un’astensione di categoria sia da impedimenti dell’ufficio giudiziario, non dovesse comportare la sospensione della prescrizione.

L’Analisi della Corte: Pressione Elettorale e Tutela della Libertà di Voto

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le argomentazioni della difesa con motivazioni chiare e rigorose.

La Gravità Intrinseca del Reato di Pressione Elettorale

La Corte ha ribadito che il reato di pressione elettorale è un “reato di pericolo”. Ciò significa che il crimine si consuma nel momento stesso in cui viene formulata la minaccia o esercitata la pressione, poiché l’azione è di per sé idonea a ledere il bene giuridico protetto: la libertà di voto (tutelata dall’art. 48 della Costituzione). Non è necessario che l’elettore ceda effettivamente al ricatto o che la minaccia venga portata a compimento.

Per questa ragione, la Corte ha escluso l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La condotta, essendo lesiva di un valore costituzionale fondamentale, è intrinsecamente grave. Eventuali tentativi di “pacificazione” successivi al fatto sono stati considerati irrilevanti ai fini della configurazione del reato.

Astensione degli Avvocati e Sospensione della Prescrizione

Un punto cruciale della sentenza riguarda la prescrizione. Il ricorrente sosteneva che il rinvio di un’udienza non fosse dovuto solo allo “sciopero” del suo avvocato, ma anche a un sovraccarico del ruolo del giudice. Secondo la difesa, quest’ultima causa, essendo un impedimento del tribunale, non dovrebbe sospendere la prescrizione.

La Cassazione ha respinto questa tesi, aderendo all’orientamento giurisprudenziale maggioritario. Quando vi è una richiesta di rinvio per adesione del difensore all’astensione dalle udienze, questa causa è considerata prevalente e sufficiente a determinare la sospensione del corso della prescrizione. La sospensione opera per tutto il periodo del rinvio, indipendentemente dalla concomitanza di altre ragioni.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte si fonda sulla manifesta infondatezza e genericità dei motivi di ricorso. I giudici hanno sottolineato come la valutazione dell’attendibilità della persona offesa fosse stata adeguatamente motivata dalla Corte d’Appello e non fosse sindacabile in sede di legittimità. La condotta dell’imputato è stata ritenuta una chiara e grave forma di pressione elettorale, consumata con la sola minaccia, che ha messo in pericolo la libertà decisionale dell’elettore. In merito alla prescrizione, la Corte ha consolidato un principio procedurale importante, stabilendo che l’astensione del difensore è una causa autonoma e prevalente di sospensione, garantendo così coerenza nell’applicazione della legge.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma la massima tutela per la libertà di voto, un diritto che non può essere oggetto di alcuna forma di coercizione. La qualificazione della pressione elettorale come reato di pericolo anticipa la soglia di punibilità al momento della minaccia, inviando un messaggio chiaro contro ogni tentativo di inquinare il processo democratico. Sul piano processuale, la decisione consolida un orientamento giurisprudenziale che riconosce la prevalenza dell’astensione degli avvocati come causa di sospensione della prescrizione, un principio con importanti implicazioni pratiche per la gestione dei processi penali.

Quando si consuma il reato di pressione elettorale tramite minaccia?
Il reato si considera consumato nel momento stesso in cui la minaccia viene formulata. Essendo un ‘reato di pericolo’, non è necessario che l’elettore modifichi effettivamente il proprio voto o che la minaccia venga eseguita; è sufficiente che la condotta sia idonea a ledere la libertà di voto.

L’astensione degli avvocati (sciopero) sospende sempre la prescrizione del reato?
Sì. Secondo l’orientamento confermato dalla Cassazione in questa sentenza, l’adesione del difensore a un’astensione collettiva dalle udienze costituisce un legittimo impedimento che determina la sospensione del corso della prescrizione. Questa ragione è considerata prevalente anche se esistono altre cause concomitanti di rinvio, come l’assenza di testimoni o il sovraccarico di lavoro del tribunale.

Un reato come la pressione elettorale può essere considerato di ‘particolare tenuità’?
Difficilmente. La Corte ha stabilito che una condotta lesiva di un bene di rilevanza costituzionale come la libertà di voto è intrinsecamente grave. Pertanto, è esclusa la possibilità di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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