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Presenza imputato detenuto: quando non è necessaria

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso, chiarendo che nel giudizio d’appello celebrato in camera di consiglio a seguito di un rito abbreviato, la presenza dell’imputato detenuto non è un obbligo per il giudice, ma un onere dell’imputato stesso richiederla. La Corte ha ritenuto manifestamente infondati i motivi del ricorso, confermando che l’assenza non vizia l’udienza se non vi è stata un’esplicita richiesta di partecipazione.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Presenza Imputato Detenuto: La Cassazione Chiarisce le Regole per l’Appello

La questione della presenza dell’imputato detenuto nel processo penale rappresenta un pilastro del diritto di difesa. Tuttavia, questo diritto non è assoluto e le sue modalità di esercizio variano a seconda del rito processuale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 19144/2024, offre un importante chiarimento sulle regole applicabili al giudizio di appello che segue un primo grado celebrato con rito abbreviato, delineando i confini tra diritto dell’imputato e onere processuale.

Il Caso in Esame: Ricettazione e Dubbi Procedurali

Il caso trae origine da una condanna per il reato di ricettazione, emessa dal Tribunale della Spezia. La Corte di Appello di Genova, in parziale riforma, aveva ridotto la pena riconoscendo l’attenuante del fatto di particolare tenuità come prevalente sulla recidiva. L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione lamentando due principali violazioni di legge:

1. La celebrazione dell’udienza d’appello in sua assenza, nonostante fosse detenuto per altra causa e non avesse espresso una rinuncia a comparire.
2. Una presunta contraddittorietà della motivazione in merito al riconoscimento dell’ipotesi attenuata del reato.

La Presenza dell’Imputato Detenuto in Appello: Un Diritto non Assoluto

Il cuore della pronuncia della Suprema Corte risiede nel primo motivo di ricorso. I giudici hanno dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando una distinzione fondamentale basata sul rito processuale. Il processo d’appello, in questo caso, si è svolto non in pubblica udienza ma in camera di consiglio, poiché la sentenza di primo grado era stata emessa all’esito di un giudizio abbreviato.

La Cassazione, richiamando consolidati principi giurisprudenziali, anche delle Sezioni Unite, ha ribadito che, a differenza del giudizio ordinario, nel giudizio camerale d’appello la presenza dell’imputato non è necessaria d’ufficio. Diventa un obbligo per il giudice garantirla solo se l’imputato, pur detenuto, manifesta espressamente la volontà di comparire.

Nel caso specifico, la notifica dell’udienza era stata regolarmente effettuata presso l’istituto di pena in cui l’imputato si trovava. Tuttavia, egli non aveva presentato alcuna richiesta di partecipazione. Di conseguenza, secondo la Corte, si può presumere la sua rinuncia ad essere presente, e l’udienza si è svolta legittimamente in sua assenza.

L’Attenuante del Fatto di Particolare Tenuità

Anche il secondo motivo di ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha osservato che l’attenuante del fatto di particolare tenuità era già stata riconosciuta dal giudice di primo grado. La Corte di Appello si è limitata a correggere un errore di diritto del Tribunale, che aveva considerato tale ipotesi come una fattispecie autonoma di reato anziché una circostanza attenuante. Questa correzione, in contrasto con un principio pacifico da tempo, ha portato a un risultato favorevole per l’imputato: escludendo l’aumento per la recidiva, la pena finale è stata ridotta.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso perché basato su motivi manifestamente infondati. Sul piano procedurale, è stato chiarito che lo stato di detenzione, di per sé, non costituisce un legittimo impedimento che obbliga il giudice a disporre la traduzione dell’imputato per l’udienza camerale d’appello. È l’imputato che ha l’onere di attivarsi e comunicare al giudice la sua volontà di essere presente. L’assenza di tale richiesta equivale a una rinuncia. Sul piano sostanziale, la doglianza relativa all’attenuante è stata respinta poiché l’intervento della Corte di Appello aveva corretto un errore a tutto vantaggio dell’imputato stesso.

Conclusioni

La sentenza n. 19144/2024 consolida un importante principio di procedura penale. Per gli imputati che hanno optato per il rito abbreviato in primo grado, la partecipazione al successivo giudizio d’appello non è automatica, nemmeno se si trovano in stato di detenzione. Emerge con chiarezza l’onere, per l’imputato o il suo difensore, di presentare una specifica istanza per poter esercitare il proprio diritto di presenziare all’udienza. Questa pronuncia serve da monito per la difesa, che deve informare adeguatamente i propri assistiti sulle azioni necessarie per garantire la loro partecipazione attiva in ogni fase del processo.

L’imputato detenuto ha sempre diritto a essere presente all’udienza di appello?
No. Se il giudizio di appello si svolge in camera di consiglio, come accade dopo un primo grado con rito abbreviato, la presenza dell’imputato detenuto è garantita solo se questi ne fa esplicita richiesta. In assenza di richiesta, si presume la sua rinuncia a comparire.

Lo stato di detenzione costituisce un legittimo impedimento a comparire in un’udienza camerale?
No. Secondo la sentenza, nel contesto di un’udienza camerale d’appello, lo stato di detenzione è irrilevante e non produce effetti se l’imputato non adempie all’onere di comunicare al giudice la sua volontà di essere presente.

Qual è la natura giuridica del ‘fatto di particolare tenuità’ nel reato di ricettazione?
La Corte ha ribadito un principio consolidato: il fatto di particolare tenuità, previsto dall’art. 648 del codice penale, non è un reato autonomo, ma una circostanza attenuante. Come tale, incide sul calcolo della pena e può essere bilanciata con eventuali aggravanti, come la recidiva, portando a una riduzione della sanzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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