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Presentazione querela: validità e requisiti formali

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso, stabilendo importanti principi sulla presentazione querela. È stata confermata la validità di una querela con firma autenticata da un legale, anche se depositata da un soggetto terzo non identificato e privo di delega scritta. Inoltre, la Corte ha ribadito che per contestare la competenza del giudice è necessario dimostrare un interesse concreto e specifico, non essendo sufficiente la sola riproposizione della questione.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Presentazione Querela: Quando è Valida Anche Senza Delega Scritta

La corretta formalità nella presentazione querela è un pilastro del diritto processuale penale, essenziale per garantire la certezza della volontà della persona offesa di perseguire un reato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 22538/2024) ha fornito chiarimenti cruciali su questo tema, affrontando anche la questione dell’eccezione di incompetenza del giudice. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Giudice di Pace di Nuoro per i reati di minaccia semplice e lesioni personali. La sentenza era stata confermata in appello dal Tribunale della stessa città. L’imputata, tramite il proprio difensore, ha proposto ricorso per cassazione basato su due motivi principali:

1. Vizio nella presentazione della querela: La difesa sosteneva che la querela fosse invalida perché la persona che l’aveva materialmente depositata non si era qualificata come rappresentante della querelante, minando così la certezza sulla provenienza e sulla volontà di procedere.
2. Incompetenza per materia del Giudice di Pace: Si lamentava che il fatto dovesse essere qualificato come minaccia aggravata (art. 612, co. 2 c.p.), reato di competenza del Tribunale e non del Giudice di Pace.

La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i motivi, dichiarando infine il ricorso inammissibile.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto le argomentazioni della difesa, confermando la correttezza delle decisioni dei giudici di merito. Vediamo nel dettaglio le motivazioni che hanno portato a questa conclusione.

Le motivazioni sulla presentazione querela

Sul primo punto, la Corte ha definito il motivo manifestamente infondato. Richiamando un consolidato orientamento giurisprudenziale (in particolare, la sentenza Sez. 4, n. 51592/2023), i giudici hanno ribadito un principio fondamentale: una querela sottoscritta dalla persona offesa e la cui firma sia stata autenticata dal difensore non necessita di ulteriori formalità per la sua presentazione.

Questo significa che l’atto può essere depositato presso l’autorità competente anche da un soggetto diverso dal proponente (in questo caso, un soggetto non identificato), senza che sia necessaria una delega scritta. La volontà della persona offesa è già stata accertata e garantita dalla firma autenticata. Inoltre, nel caso di specie, la successiva costituzione di parte civile da parte della persona offesa ha ulteriormente dissipato ogni dubbio sulla sua intenzione di procedere penalmente.

Le motivazioni sull’eccezione di incompetenza

Anche il secondo motivo è stato ritenuto privo di pregio. La Corte ha spiegato che, per considerare contestata in fatto una fattispecie aggravata, è necessario che l’imputazione descriva esplicitamente la natura grave della minaccia o utilizzi formule equivalenti. In assenza di tale specificazione, il reato rimane qualificato come semplice.

Ma l’argomento decisivo è stato un altro: la mancanza di interesse concreto da parte della ricorrente. La Cassazione ha sottolineato che, secondo l’art. 568 c.p.p., ogni impugnazione deve fondarsi su un interesse reale. L’imputata si è limitata a reiterare l’eccezione di incompetenza senza allegare quale vantaggio pratico avrebbe ottenuto se il processo si fosse svolto davanti al Tribunale. Ad esempio, non ha specificato l’interesse a ottenere un beneficio (come la sospensione condizionale della pena) non accessibile davanti al Giudice di Pace. Sollevare una questione procedurale senza dimostrare un risultato utile che se ne intende conseguire rende l’impugnazione un mero esercizio formale e, quindi, inammissibile.

Conclusioni

La sentenza in esame offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, consolida il principio di semplificazione e certezza nella presentazione querela: la firma autenticata dal difensore è garanzia sufficiente della volontà del querelante, rendendo irrilevante l’identità di chi materialmente deposita l’atto. In secondo luogo, riafferma un principio cardine del sistema delle impugnazioni: non basta lamentare un vizio procedurale, ma è indispensabile dimostrare di avere un interesse concreto e giuridicamente rilevante alla sua rimozione. Un ricorso privo di tale interesse è destinato all’inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Una querela firmata e autenticata da un avvocato è valida se presentata da una persona diversa dal querelante, non munita di delega scritta?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la querela sottoscritta con firma autenticata dal difensore non richiede ulteriori formalità per la sua presentazione da parte di un soggetto diverso dal proponente, anche se privo di delega scritta, poiché la volontà di querelare è già garantita.

Quando è possibile contestare l’incompetenza del Giudice di Pace per un reato di minaccia che si ritiene aggravato?
È possibile farlo solo se l’imputazione descrive esplicitamente la gravità della minaccia e, soprattutto, se chi impugna dimostra di avere un interesse concreto e specifico a ottenere una situazione pratica più vantaggiosa dal processo davanti al giudice superiore.

Cosa significa che un ricorso è “inammissibile” e quali sono le conseguenze?
Significa che il ricorso non possiede i requisiti previsti dalla legge per poter essere esaminato nel merito (ad esempio, per mancanza di interesse). La conseguenza è che il provvedimento impugnato diventa definitivo e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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