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Prescrizioni pena sostitutiva: discrezionalità del Giudice

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33860/2024, ha stabilito che le prescrizioni pena sostitutiva, anche quelle facoltative come il divieto di avvicinamento, non sono oggetto di accordo nel patteggiamento. Se l’imputato accetta la pena sostitutiva (es. lavori di pubblica utilità), accetta anche la discrezionalità del giudice nell’imporre le misure accessorie necessarie, a prescindere dal consenso delle parti o dalla volontà della persona offesa.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Patteggiamento e Prescrizioni Pena Sostitutiva: la Discrezionalità del Giudice Prevale sull’Accordo

Con la recente sentenza n. 33860 del 2024, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un tema cruciale riguardante l’applicazione delle prescrizioni pena sostitutiva nell’ambito del patteggiamento. La Corte ha chiarito che, una volta raggiunto l’accordo sulla pena, anche le prescrizioni facoltative, come il divieto di avvicinamento, rientrano nel potere discrezionale del giudice e non necessitano di un ulteriore consenso tra le parti. Questa decisione rafforza il ruolo del magistrato come garante della prevenzione di futuri reati, specialmente in contesti delicati come i maltrattamenti.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una sentenza del Giudice dell’Udienza Preliminare di Reggio Calabria, che, su richiesta concorde delle parti (patteggiamento), aveva applicato a un imputato la pena di due anni e otto mesi di reclusione per i reati di maltrattamenti e lesioni. La pena detentiva era stata sostituita con lo svolgimento di lavori di pubblica utilità.

Oltre alle prescrizioni obbligatorie previste dalla legge, il giudice aveva disposto, in via facoltativa, anche il divieto per l’imputato di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla persona offesa. L’imputato ha presentato ricorso per Cassazione contro questa specifica misura, sostenendo due punti principali:
1. Il divieto di avvicinamento è una prescrizione discrezionale e non obbligatoria, sulla quale non era intervenuto alcun accordo tra le parti.
2. La persona offesa aveva manifestato la volontà di riprendere la convivenza, circostanza che il giudice non avrebbe considerato.

La Decisione della Corte: le prescrizioni pena sostitutiva come conseguenza dell’accordo

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. La decisione si basa su un principio giuridico fondamentale: le prescrizioni, sia obbligatorie che facoltative, non sono oggetto del patteggiamento, ma una conseguenza legale dell’applicazione della pena sostitutiva concordata.

In altre parole, l’accordo tra accusa e difesa riguarda la specie e la misura della pena. Una volta che le parti hanno concordato di sostituire la detenzione con i lavori di pubblica utilità, accettano implicitamente l’intero quadro normativo che regola tale misura, compreso il potere del giudice di aggiungere le prescrizioni che ritiene necessarie per prevenire la reiterazione del reato.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che l’articolo 56-ter della legge n. 689/1981 distingue tra prescrizioni obbligatorie (come il divieto di detenere armi) e quella facoltativa del divieto di avvicinamento. L’uso del verbo “può” da parte del legislatore indica chiaramente una discrezionalità del giudice. Tale discrezionalità, tuttavia, non è arbitraria, ma è legata alla natura del reato commesso. Nel caso di specie, trattandosi di maltrattamenti, il pericolo di reiterazione della condotta è intrinseco e giustifica una valutazione attenta da parte del giudice sulla necessità di proteggere la vittima.

La Cassazione ha sottolineato che, anche se la previsione è facoltativa, essa diventa una conseguenza diretta dell’accettazione della misura sostitutiva. L’accordo di patteggiamento si forma sulla pena, non sulle modalità esecutive o sulle prescrizioni accessorie, che rimangono di competenza del giudice. Pertanto, una volta raggiunto l’accordo, tali prescrizioni non possono essere rimesse in discussione dalle parti. La volontà della persona offesa di ripristinare la convivenza, sebbene rilevante, non è vincolante per il giudice, il quale deve operare una valutazione autonoma basata sul rischio oggettivo di recidiva.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un importante principio di diritto processuale penale: chi accede al patteggiamento per una pena sostitutiva deve essere consapevole che il giudice mantiene un potere discrezionale nell’imporre tutte le prescrizioni previste dalla legge per quella specifica misura. L’accordo delle parti non può limitare la funzione del giudice di adeguare la sanzione alle esigenze di prevenzione, soprattutto in relazione a reati che destano particolare allarme sociale. La tutela della persona offesa e la prevenzione di nuovi crimini prevalgono sulla negoziazione processuale.

Nel contesto di un patteggiamento, le prescrizioni facoltative come il divieto di avvicinamento devono essere concordate tra le parti?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che le prescrizioni, anche quelle facoltative, sono una conseguenza legale dell’applicazione della pena sostitutiva e rientrano nella discrezionalità del giudice. Non sono oggetto di negoziazione tra accusa e difesa.

La volontà della persona offesa di riconciliarsi con l’imputato può impedire al giudice di imporre un divieto di avvicinamento?
No. La volontà della persona offesa è un elemento che il giudice può considerare, ma non è vincolante. La decisione finale si basa sulla valutazione del giudice circa il pericolo di reiterazione del reato, una valutazione autonoma finalizzata alla prevenzione.

Qual è la differenza tra le prescrizioni obbligatorie e facoltative secondo l’art. 56-ter L. 689/1981?
Le prescrizioni obbligatorie (commi 1-5) devono essere sempre applicate dal giudice insieme alla pena sostitutiva. Le prescrizioni facoltative (ultimo comma), come il divieto di avvicinamento, possono essere applicate a discrezione del giudice (“può”) in base alla natura del reato e alla necessità di prevenire future condotte illecite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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