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Prescrizione usura aggravata: l’aggravante conta

Un soggetto condannato per usura aggravata ha fatto ricorso in Cassazione sostenendo l’avvenuta prescrizione del reato. L’imputato riteneva che il bilanciamento tra l’aggravante (lo stato di bisogno della vittima) e le attenuanti generiche annullasse l’effetto della prima sul calcolo dei termini. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo un principio fondamentale: l’aggravante, anche se bilanciata, resta applicata e rileva ai fini del calcolo della prescrizione. Di conseguenza, la prescrizione usura aggravata in questo caso è di 15 anni, termine non ancora decorso.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione Usura Aggravata: L’Aggravante Conta Anche se Bilanciata

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8314 del 2024, torna su un tema di grande rilevanza pratica: il calcolo della prescrizione per l’usura aggravata. La pronuncia chiarisce in modo definitivo che il bilanciamento di una circostanza aggravante con le attenuanti non la rende irrilevante ai fini del computo dei termini per l’estinzione del reato. Anche se l’aggravante viene “neutralizzata” nel calcolo della pena, i suoi effetti sulla prescrizione rimangono intatti.

I Fatti del Processo

Il caso origina da una condanna per il reato di usura, aggravata dall’aver approfittato dello stato di bisogno di un soggetto. In sede di appello, le parti avevano raggiunto un accordo sulla pena (ex art. 599-bis c.p.p.), che veniva rideterminata in due anni di reclusione e 5.000 euro di multa. In tale sede, la Corte d’Appello aveva riconosciuto le circostanze attenuanti generiche, dichiarandole equivalenti alla specifica aggravante contestata. Nonostante l’accordo, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo: l’intervenuta prescrizione del reato, che a suo dire sarebbe maturata prima della sentenza di secondo grado.

La Questione sulla Prescrizione Usura Aggravata

Il ricorrente basava il suo calcolo sull’idea che il giudizio di equivalenza tra l’aggravante e le attenuanti avesse di fatto “annullato” gli effetti della prima. Senza l’aggravante, il termine di prescrizione sarebbe stato più breve e, secondo la sua tesi, già decorso. Contestava, in sostanza, che l’aggravante potesse allungare i termini della prescrizione pur essendo stata bilanciata ai fini della determinazione della pena.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. I giudici hanno ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza: il giudizio di equivalenza previsto dall’art. 69 del codice penale non elimina l’aggravante, ma si limita a paralizzarne gli effetti sull’aumento della pena. L’aggravante, tuttavia, deve considerarsi a tutti gli effetti applicata e produce le altre conseguenze giuridiche previste dalla legge, tra cui proprio l’allungamento del termine di prescrizione.

Nel dettaglio, la Corte ha spiegato che:
1. L’aggravante resta applicata: Anche se bilanciata, una circostanza aggravante a effetto speciale (come quella di aver approfittato dello stato di bisogno) non scompare dal quadro giuridico del fatto. Semplicemente, il suo effetto di inasprimento della pena viene compensato da quello di riduzione proprio delle attenuanti.
2. Calcolo della prescrizione: Ai sensi dell’art. 157 del codice penale, il tempo necessario a prescrivere si calcola sulla base della pena massima stabilita dalla legge per il reato, tenendo conto degli aumenti per le circostanze aggravanti. Per il reato di usura, la pena massima è di dieci anni. L’aggravante in questione prevede un aumento della pena fino alla metà. Pertanto, il termine di prescrizione per l’usura aggravata è di quindici anni.
3. Irrilevanza della rinuncia: La Corte ha inoltre sottolineato che l’imputato, rinunciando in appello a tutti i motivi tranne quelli relativi alla pena, aveva implicitamente accettato la sussistenza dell’aggravante, non potendola più contestare in Cassazione.

Conclusioni

La sentenza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale cruciale. La prescrizione per l’usura aggravata non viene influenzata dal bilanciamento delle circostanze. Un’aggravante, specialmente se a effetto speciale, continua a produrre i suoi effetti giuridici al di là della mera quantificazione della pena. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche: rafforza la tutela delle vittime di reati gravi come l’usura, garantendo che i tempi per l’accertamento delle responsabilità penali siano adeguati alla complessità e alla gravità dei fatti, anche quando al colpevole vengono riconosciute delle attenuanti.

Quando un’aggravante viene bilanciata con le attenuanti, ha ancora effetto sulla prescrizione del reato?
Sì. Secondo la costante giurisprudenza della Cassazione, il giudizio di equivalenza tra circostanze aggravanti e attenuanti non esclude la rilevanza dell’aggravante ai fini del calcolo del termine di prescrizione. L’aggravante si considera comunque applicata e produce i suoi effetti sull’allungamento dei termini.

Qual è il termine di prescrizione per il reato di usura aggravata dallo stato di bisogno della vittima?
Il termine di prescrizione è di 15 anni. Questo si calcola partendo dalla pena massima di dieci anni prevista per il reato base di usura, aumentata della metà in virtù dell’aggravante a effetto speciale, come disposto dall’articolo 157 del codice penale.

Cosa comporta la rinuncia ai motivi d’appello, tranne quelli sulla pena, riguardo alle aggravanti?
La rinuncia a tutti i motivi d’appello, ad eccezione di quelli relativi al trattamento sanzionatorio, implica un’accettazione della sussistenza della circostanza aggravante contestata. Di conseguenza, l’imputato non può più mettere in discussione l’esistenza di tale aggravante nelle fasi successive del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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